Vellutata di finocchi e pere
Shhhh… non dite a nessuno che avete visto questa foto…. Perché si capisce – vero? – che per scattarla si deve salire su una sedia… e a me queste acrobazie le hanno impedite. Per la verità mi avrebbero anche intimato di non camminare. E mi hanno persino estorto la promessa di non stare in piedi per più di cinque minuti… e solo in situazioni di assoluta necessità. E credo che non riuscirei a far passare un post come una necessità improcrastinabile, date le circostanze.
Succede, in questo mio girovagare da un posto all’altro, che a volte mi dimentichi di dove sono. Voglio dire: non sempre il mio cervello ha il tempo di settarsi (è una parola orrenda lo so, ma non ne trovavo un’altra…) sulle coordinate del luogo in cui mi trovo. Mi capita di svegliarmi convinta di avere un comodino a sinistra e invece ce l’ho a destra, di accelerare prima di una porta pensando che dietro ci sia un lungo corridoio e di trovarmi invece in un office di pochi passi di larghezza… e così via. Se si aggiunge che ho lo sprint nel mio dna – nel senso che la mia andatura abituale è la corsa – e che frequento ancora luoghi ad elevata densità di cavi in terra, non è difficile comprendere come mi sia ritrovata a planare per tutta la lunghezza di una stanza, atterrando su un ginocchio. E mica uno a caso: ma quello che mi ricorda ancora – a tanti anni di distanza – che i fuoripista sugli sci non si devono fare…
Minuscole ghirlande di stelline si sono accese davanti ai miei occhi: avevo un cielo di Capodanno nella testa… e un aereo da prendere due ore dopo. Così ho immaginato di essere in cima a quella pista e di dover tornare a valle facendo conto solo su me stessa (in fondo avevo lasciato a casa il caricatore del telefono per davvero…) Mi sono immobilizzata la gamba, ho finito di fare quel che dovevo a denti stretti, e ho atteso che arrivasse il tassista mentre qualche silenziosa lacrima sfuggiva al mio controllo. Solo un attimo prima di uscire mi sono preoccupata per davvero: uno specchio irriguardoso mi ha rimandato l’immagine di uno spauracchio, pallido da far paura. Mi son data due schiaffetti sulle guance (era il rimedio di mia nonna…), ho messo il bagaglio a tracolla e ho chiamato l’ascensore.
In aeroporto, chiunque mi vedesse si premurava di offrirmi una carrozzella. Io ringraziavo tutti, cercavo di raddrizzare ancora di più la schiena (“Contegno, ragazza!” mi dicevo) e procedevo a passo da lumaca. Solo al metal detector mi hanno fatto scappare la pazienza. In questo aeroporto qualunque mio paio di scarpe fa scattare l’allarme. Le ho provate tutte, dagli stivali ai sandali, ma non c’è verso di scamparla. E ogni volta mi chiedo come sia possibile che con gli stessi mocassini che qua scatenano un putiferio io passi indisturbata per i controlli di mezza Europa.
“Si tolga le scarpe” mi ha intimato l’addetta in divisa con lo sguardo di chi si appresta ad affrontare un terrorista.
“Deve scusarmi, ma ho un ginocchio che non riesco a muovere…”
“Allora si sieda là…”
“Guardi, posso anche sedermi, ma non riuscirei mai a infilarmi i calzari: non lo piego. Non può perquisirmi, per favore?”
“Se l’allarme suona, lei ha qualcosa nelle scarpe…” e gli occhi le si facevano più sottili.
“Senta, io con queste scarpe passo da altri aeroporti e non squilla niente. Perché non mi perquisisce?”
Azzoppata, con un ginocchio che visibilmente esplodeva sotto i jeans, ero ferma a braccia larghe sotto il metal detector con i documenti in mano, mentre l’allarme suonava senza sosta: non indietreggiavo di un passo. Dietro, una fila di curiosi che allungavano la testa…
“Ma se non si può sedere, allora non può nemmeno viaggiare…” e lo sguardo era ormai quello perfido di un rettile. “Lei intralcia l’imbarco, quindi devo chiamare l’ufficio passeggeri con handicap e farla viaggiare in carrozzella…”
I miei occhi sono diventati due lame (ne sono capace…) e ho scandito le parole con una calma glaciale: “Io salirò in aereo da sola, mi siederò a gamba tesa, e non intralcerò un bel niente. E lei non chiama nessun ufficio carrozzelle, ma quello del suo responsabile… ”
C’è voluto l’intervento di un più esperto collega perché la signorina mi mettesse finalmente le mani addosso, appurasse che non nascondevo un pugnale nei pantaloni né una dose di esplosivo nei mocassini e si convincesse a lasciami andare senza legarmi a una sedia a rotelle.
A bordo, il mio vicino di posto mi ha allargato un sorriso appena mi ha vista arrivare: “Quella donna è stata così sgarbata che volevo dirle qualcosa. Sa ero dietro di lei ai controlli…”
Era un signore gentile, mi ha chiesto dove andavo e mi ha offerto un passaggio in città. L’idea di salire sull’auto di uno sconosciuto è quanto di più lontano dalla mia formazione femminile si possa immaginare: ho passato in rassegna rischi e opportunità per tutta la durata del volo. Certo, non avevo un cellulare funzionante ed ero pur sempre una signora sola e non proprio agile. Ma potevo sicuramente contare sulla mia scarsa avvenenza (essere uno spauracchio ha i suoi lati positivi…) e su un bagaglio a mano pieno di vecchi piatti e teglie vintage. In ogni caso, avrei avuto bisogno di un bancomat e l’idea di mettermi a cercarlo in aeroporto semplicemente mi atterriva. Così ho accettato: e mi sono ritrovata – non sana, ma salva – a due vie da casa.
Quelle cinque ore di viaggio sono state la mia faticosa discesa a valle. Una volta arrivata, mi sentivo come se avessi raggiunto la meta e non avessi null’altro da fare che godermi la doccia bollente, il profumo delle lenzuola e il refrigerio del ghiaccio sintetico sulla gamba. Ero in Paradiso… Mio marito, invece, era preoccupatissimo.
“Il giorno in cui la smetterai di viaggiare senza cellulare sarà troppo tardi! Non sapevo più dove fossi finita…”
“Ma io non ti volevo far perdere mezzo pomeriggio per venirmi a prendere..”
“E comunque, mi devi spiegare perché una con un ginocchio così si mette a lavarsi i capelli, anziché farsi portare all’ospedale…”
“Primo: perché anche con un ginocchio così non ho alcuna intenzione di somigliare a uno spauracchio. Secondo: perché se ci vado adesso e mi chiedono cosa mi fa male devo dire: “Tutto” e mi ricoverano. Perciò ci andiamo domattina…”
Sono stata irremovibile: come la signorina del metal detector (però più gentile…). Non avevo tutta questa fretta di farmi dire che mi sono fratturata una rotula e lesionata il menisco…
Così adesso ho un ginocchio delle dimensioni di uno stinco: e non posso nemmeno presentarvelo al forno. Giro per casa con un’andatura da contorsionista (non mi sono arresa alla stampella, anche se pare che dovrò capitolare…) e cucino di nascosto, nelle ore in cui sono sola e nessuno può sgridarmi. Non riesco a fare molte cose, ma sto scoprendo che meringhe e pani rapidi posso sfornarli anche da seduta… quasi. Per cena, poi, basta una zuppa con una fetta di pane e un’insalata.
Insomma, faccio di tutto per dimostrare che sono una paziente diligente con questo mio ginocchio che cigola. Perciò voi non traditemi: non raccontate in giro che mi arrampico sulle sedie pur di regalarvi una foto. Intanto perché sarebbero gelosi di voi. E poi perché mi legherebbero per davvero a una carrozzella: di contenzione, però…
Saluti e baci (azzoppati),
S.
VELLUTATA DI FINOCCHI E PERE
INGREDIENTI
finocchi: 500 gr
pere: 300 gr (quelle che volete, purché non troppo dolci né mature)
porri: 200 gr
grappa (sì… grappa): un bicchierino
yogurt greco: 2 cucchiai (va bene anche uno yogurt intero non troppo acido)
olio extra-vergine di oliva: 2 cucchiai più quello per condire
ginepro: 4-5 bacche e qualche fogliolina
granulare vegetale
Mondate i finocchi (tenendo da parte un po’ di barbette verdi), lavateli, pesatene circa 400 gr. e fateli a fettine.
Lavate e mondate i porri (eliminando anche la parte verde che utilizzerete per qualcos’altro), pesatene circa 100 gr. e tagliateli a rondelle di un centimetro.
Lavate e sbucciate le pere, eliminate i semi e fatele a cubetti (dovreste ricavarne circa 250 gr.).
Fate scaldare in una pentola un paio di cucchiai d’olio, aggiungete i porri, i finocchi e le pere e rosolateli per 5 minuti mescolando perché non si attacchino. Quando avranno consumato l’olio e il loro liquido, sfumate con la grappa come fareste per un risotto e lasciate evaporare l’alcol.
Coprite d’acqua poco più che a filo, aggiungete il ginepro e il granulare vegetale e fate cuocere con il coperchio per una ventina di minuti.
A cottura ultimata (cioè quando i finocchi saranno molto teneri) eliminate il ginepro e riducete in crema con il minipimer. Aggiustate eventualmente di sale e servite con una cucchiaiata di yogurt e un filo d’olio, decorando il piatto con le barbe di finocchio.
Potete preparare la vellutata anche in anticipo: nel caso, tenete le barbette a bagno in un bicchier d’acqua (come fareste per dei fiori…)
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Grazie a David Leibovitz…
… perché l’idea della zuppa di finocchi e pere l’ho presa da lui. Ho sostituito però il sidro con la grappa e l’alloro con il ginepro (semplicemente perché era nella mia sacca da viaggio, assieme ai piatti e alle padelle vintage…): e devo dire che ci stanno benissimo…
Foglie a zonzo
Se usate il ginepro, contate foglie e bacche prima di metterle in pentola, per recuperarle più facilmente prima di usare il minipimer.
Dosi o non dosi?
Quando si tratta di verdure, e di zuppe in particolare, parlare di dosi e pesi fa quasi un po’ ridere: perché le verdure non sono tutte uguali e perché qualcosina in più o in meno non fa la differenza.
Però, anche dire “due pere” o “tre finocchi” non va bene: per le stesse ragioni di cui sopra.
Perciò, nel dubbio, io i pesi ve li ho messi: con l’avvertenza di prenderli con beneficio d’inventario. Considerateli giusto un rapporto tra ingredienti, perché il dolce delle pere non sovrasti quello più delicato dei finocchi.
Porri vs scalogni
Se non avete dei porri anche gli scalogni vanno bene, in dose minore però (80 gr sono più che sufficienti, altrimenti la zuppa prende un po’ d’aglio…)
Ingredienti: bacche di ginepro • finocchi • grappa • olio extravergine • pere • porri • yogurt e yogurt greco
deve essere una vera prelibatezza..complimentiiiiii!!
Santo cielo, ma sei Wonder Woman?
Come hai fatto a resistere al dolore, ho avuto un problema meno grave del tuo recentemente ma di certo nel clou della cosa non sarei riuscita a viaggiare…
Figuriamoci a salire su una sedia per una foto 🙂
Sei una forza!
Queste le ricette che mi incantano ( ma non fare pazzie e riguardati!!! ;)). Baci allo spauracchio!
La vellutata deve essere fantastica…ma te stai attenta a salire sulle sedie!!!!
🙂 non ti dico niente, ma sicuramente intuisci cosa penso 🙂
un abbraccio.
b
sei una grulla, ecco cosa sei. non si trascurano queste cose. mi viene forta di farti una gran canata!
cmq la vellutata di finocchi la devo riprovare, la feci tanti anni fa ma non mi convinse, chissà che la versione della bella azzoppata non faccia il miracolo 😉
Non è bello ridere delle disgrazie altrui, non è bello! Scusa quindi… perchè ho riso un sacco! 🙂 Comunque ti capisco: mi è capitato di percorrere un’intera scalinata della stazione con il sedere, e – prima di andare all’ospedale – di passare per estetista (indispensabile ceretta e pedicure) e merceria (indispensabile intimo nuovo). Muovendomi a piedi, sotto una nevicata epocale. Poi al pronto soccorso mi hanno immobilizzato su una barella per 12 ore… In bocca al lupo!
Sei una tosta e si capisce però curati tesoro anzi prenditi cura di te!!!Cmunque mi piace il tuo modo di affrontare le cose senza piangerti addosso ma rimboccandoti le mani e tirare dritta anche se con il ginocchio cosi non è facile:-)!!!
La ricetta è come smepre un incanto ma sai cosa mi ha ipnotizzato’?le posate…ma che meraviglia che sono splendide!!!!bacioni,Imma
ma sei un mito.. hai fatto tutto da sola?? beh,mio marito mi avrebbe ucciso proprio!!
ottima ricetta!
raffy: Crema di finocchi e pere indubbiamente da provare, soprattutto in vista dell’estate… A presto!
Stefania Orlando: Non sei più l’arabafelice? Ma gli occhi blu sono gli stessi… Quanto a me, no, non sono Wonder Woman: non è stato affatto facile viaggiare, solo che non avevo altra scelta se volevo salire su quell’aereo e tornarmene a casa… E poi non mi piace “sentirmi malata”. Tutto qui. La foto è stata una sventatezza “controllata”: ho una complice, un paio di giorni a settimana, che me ne dice di tutti i colori… ma sta dalla mia parte! Ciao Stefania e grazie!
rossella: E’ quel genere di ricette che piace anche a me: pochi ingredienti, poco tempo, cotture basic… e quel pizzico d’atmosfera che rende la vita migliore! Anche da spauracchio (… spauracchio? …). Ciao!
Ale: Ancora con questa storia della sedia… ma non ero io, era un’altra… (insomma, non c’era un segreto tra noi?). E comunque, questo sarebbe un post sulla vellutata di finocchi e pere, mica sulla gente che fa fatica a stare immobile! Saluti (da sdraiata)
hai rischiato grosso mamma che dolore il ginocchio, spero che tu ne abbia per il meno possibile, a volte gli sconosciuti non sono sempre iene :-)), comunque goditi un po di riposo adesso
Babs: Barbara, sei davvero molto cara. E – ti garantisco – non mi serve nemmeno un grande intuito per poterti dire grazie del pensiero… E’ sempre un gran piacere trovarti qui, indipendentemente dalla minestra che passa il convento (e quella di oggi, chissà perché, mi ha ricordato le tue con le patate color “aubergine”…). A presto!
La Gaia Celiaca: Gaia? Immagino già la telefonata di mia madre.
“Quella tua amica – quella lì con la faccia da torta di frutta – quella sì che mi piace! E’ una tosta… finalmente qualcuno che te le canta! Così la finisci di fare la spiritosa, che non c’è proprio niente da ridere…”
Ecco, se è questo quel che intendi per “canata” (da noi si dice “cagnara”…), mi arriverà di certo per interposta persona.
Quanto alla vellutata di finocchi, proprio la signora di cui sopra ne fa una meravigliosa: senza pere, però. Questa è appena dolce (non bisogna usare pere troppo mature, né troppo zuccherine), e quel cicchettino di grappa unito al ginepro aggiunge un “twist” che non ci sta affatto male… hic!
P.S. : mi sento come se una prof. mi avesse appena dato una nota…
Babuska: Non è bello ridere delle disgrazie altrui: ma delle proprie sì! E io credo all’efficacia della risata terapeutica… Quanto alla scalinata percorsa a colpi di derrière… da film! Con finale – ahimé – niente affatto a sorpresa… A presto!
Riguardati,riguardati,riguardati! Va bene che sei Wonder Woman però con il ginocchio non si scherza!!!
Finita la predica, scusa!!!…ottima vellutata, da provare!!!
un caro abbraccio!!!
e.
Ho ancora qualche dubbio che tu sia uno spauracchio, ma certamente in quella situazione sarai stata un po’ tirata… E comunque ora ci devi spiegare cosa nascondi nei mocassini… qualche strano attrezzo di cucina magari vintage??
In bocca al lupo per una guarigione veloce e senza troppe conseguenze e mi raccomando, fai la brava! Quando mi sono rotta i malleoli mi hanno fatto terrorismo psicologico: temevo in cadute e rotture della piastra e mi sono rassegnata alla sedia a rotelle, anche perchè mai e poi mai avrei rinunciato alle vacanze in Sardegna…
Un abbraccio!!
Caspita sembra la trama di un film. Una piccola consolazione, io mi sono rotta un braccio qualche mese fa, e per quanto riguarda la cucina è davvero peggio!
La ricetta è davvero raffinata e invitante. Complimenti.
Accipicchia!!! Sei un portento… ma è mentalmente che ti ammiro…. perchè riuscire a trovare sempre la miglior soluzione non è da tutti… ^__^
Questa vellutata è stratosferica!!!
Accostamento originale e avvincente…!!
Franci
dolci a… gogo!!! Sì sono una tosta. E aggiungo: educata a non dare in escandescenze quando sta male, perché “bisogna sempre pensare che c’è chi sta peggio” (vero mamma?). Ma ti confesso che stavolta è stato impegnativo… Per questo la ricetta è di quelle che più semplici non si può (e in effetti… non potrei!), ma in questo periodo mi va benissimo: leggera, detox (l’alcol evapora, no?), confortante. Almeno quanto gli auguri degli amici! Grazie anche a te, Imma. A presto
Elena: Ma quale mito… sono solo una che “doveva” tornare a casa! E non vedeva l’ora… Quanto al fare da sola, ci sono abituata e mi fa sentire bene: per questo a volte tendo a esagerare… La ricetta della vellutata di finocchi e pere? Merita un assaggio… Ciao!
Gunther: Sarebbe bello cogliere l’occasione e dichiararsi a riposo: ma non posso… non del tutto, almeno. E non è sempre facile conciliare esigenze tanto diverse, tenendo tutto in equilibrio. Perciò questo camminare su una gamba sola mi pare una metafora di questa fase della mia vita: un’esaltante ricerca di equilibrio che mi tiene sulla corda, ma non mi ferma. Gunther, mi piace che ci sia anche tu in questa mia cucina (e ogni volta mi chiedo dove trovare sulla tastiera la “u” con l’Umlaut…)
Sei una super donna 😉 Attenzione con le sedie…adesso devi guarire !!! Un bacio
Ti ammiro per la forza che hai dimostrato, però non bisogna trascurare queste cose…il ginocchio poi è traditore.
Pensa che adesso potresti farti coccolare e servire come una vera regina…approfittane :DD
bucciadilimone: E’ che mi mancano i fondamentali del “riguardarsi”… Io sono una di quelle a cui servirebbero almeno un paio d’ore in più a giornata, per fare tutto quello che vorrei. E questo riposo forzato non mi piace per niente. Però accetto la predica (mamma? eccoti un’altra amica di quelle che piacciono a te…) e aspetto notizie della vellutata di finocchi e pere. A casa tua, stavolta. Ciao!
lucyinvacanzadaunavita: Non è che ci tenga a essere uno spauracchio full-time, ma ti assicuro che l’effetto horror c’era eccome! Quanto ai miei mocassini, non nascondono altro che un paio di instancabili piedi a quanto pare non sempre in comunicazione con il cervello… Gli attrezzi di cucina vintage li metto sempre e solo nella sacca (adesso che ci penso, una volta ho viaggiato con una pentola di ghisa, così pesante che ad ogni passo mi dava un colpo sul fianco. Al mio arrivo avevo una spalla dolorante e un livido delle dimensioni del pomolo del coperchio… cosa non si fa per un brasato!). Comunque: farò la brava… Ciao!
Cuoca tra le Nuvole: Caspiterina! Un braccio no, non potrei fare più nemmeno le meringhe… e forse neppure una vellutata di finocchi e pere col cicchetto dentro! L’ho sempre detto: sono una donna fortunata, io… in fondo, un ginocchio è solo un ginocchio…
Francesca: Non so se sia sempre la miglior soluzione, quella che trovo io, ma di certo è una soluzione “possibile”: non mi è mai capitato di non arrivare in fondo. E sono una che se ha un obiettivo difficilmente molla. La vellutata di finocchi e pere? Mi farebbe piacere che qualcuno la provasse: a me non è dispiaciuta affatto. Nel caso, occhio alle pere: mai troppo mature né troppo dolci. E ai porri/scalogni: che non siano pungenti. Insomma, più le cose sono semplici, più vanno fatte con cura… A presto!
Giovanna: Sono una normalissima donna, ma come tutte (… quasi tutte…) le donne ho un’insana inclinazione a cavarmela da sola: costi quel che costi. Grazie e a presto!
elenuccia: Non era uno sfoggio di forza il mio obiettivo, ma tornare a casa ad ogni costo. Come facevo a presentarmi al pronto soccorso dicendo: “Curatemi ma nel giro di un’ora, altrimenti perdo l’aereo…”? Quanto al farsi coccolare, devo ammettere che sono oggetto di grandi attenzione: sono tutti pieni di premure. E’ che a me non viene proprio da stare ferma! Comunque mi impegno, mi impegno… Ciao!
Accidenti, immagino il dolore…. buona convalescenza… la vellutata aiuta certamente!
Semplicemente grande 🙂
oddio,come mi rivedo nell’impavida tenacia, nei dubbi e opportunità di salire in macchina di uno sconosciuto, nella tacita disubbidienza,nei cellulari e caricatori dimenticati, nelle valigie colme di insospettabili tesori…mi sa che stasera zuppa, così, per sincera vicinanza e senso di complicità! guarisci presto! 😉
Madame…io ti concedo tutto ma, ti prego, portati il cellulare!E’ pr la tua sicurezza daiiiii.
Sul resto sei sempre fenomenale e manco azzoppata resci a smentire la tua maestria.
Bacioni e pornta guarigione!
Sara
e passi per la foto, però riposati perché ti vogliamo in forma!
grazie per questa buonissima vellutata, originale come sempre!
un abbraccio 🙂
Francesca
Enrica: La vellutata aiuta in ogni caso: almeno per me, che la adoro. Questa di finocchi e pere è stata una piacevole sorpresa: fatta due volte in pochi giorni… Spero piaccia anche a te. A presto!
CorradoT: C’è un signore, da queste parti, al quale mostrerò questo tuo commento. Conoscendone già la risposta… (“Non sono sicuro che direbbe lo stesso di sua moglie…”) A presto!
Valentina: Un bellissimo commento, che mi ha fatta sentire scoperta, messa a nudo. Ma è stato nella “tacita disubbidienza” che mi sono riconosciuta. Adoro queste complicità, che dalla tastiera arrivano in cucina e infine dritte al cuore… Grazie
Saretta: Madame e il cellulare sono un connubio che non funziona quasi mai: due mondi che si respingono a vicenda, nonostante i mille sforzi per marciare appaiati. E guarda che il mio non è un vezzo da snob: mi impegno, ma è come se il mio cervello mi dicesse che posso in fondo farne a meno… Comunque, ribadisco che quando compari da quello specchietto un sorriso me lo strappi sempre. Ciao!
Uh mamma, ma come hai fatto a resistere ad un viaggio così lungo con un ginocchi malmesso??
proprio in questi giorni non sono stata molto bene e l’ordine era di stare su un divano immobile …. ho sfornato dei biscotti e passato lo swiffer di nascosto! 🙂
Complimenti davvero per questa vellutata che nel suo essere così particolare ci ha rapito il cuore e non vediamo l’ora di provarla a fare anche noi!
Un baciotto da Sabrina&Luca
No dico… sei veramente salita sulla sedia per scattare la foto???? Sei unica… ^___^
Oh my, what an ordeal. I’m sorry to hear about it. I hope you’ll feel better very soon. Take care.
Dato che ogni volta che vengo a trovarti so per certo che il tuo blog non mi deluderà, ti ho passato un piccolo premio Affidabilità 🙂
http://carpina-carpina.blogspot.co.uk/2012/03/premio-affidabilita-cof-cof.html
ti abbraccio!
carpina
Il signore si sbaglierebbe: dopo la doverosa incazzatura a mia moglie si puo’ solo riconoscere l’onore delle armi 🙂
Sapere di non essere l’unica a mettersi in ridicole pose plastiche per scattare le foto mi consola moltissimo :o)
salire sulla sedia, sfidando il parere del medico, secondo me valeva la pena: il piatto sembra fantastico!!! e poi, io non posso dirti nulla: mi hanno operato il 23 di dicembre alla pancia, e sono riuscita a cucinare due torte di verdura per il pranzo di natale!!! abbiamo la vocazione alle wonder women!! un bacio
Complimenti 🙂 !
spero solo che tu ti senta meglio!
certo le acrobazie per fare le foto del blog meglio evitarle 🙂
la vellutata è molto buona!
ti auguro di guarire presto, so cosa significa star fermi per una persona irrequieta 🙂
Vengo sempre con il sorriso a leggerti però questa volta mi dispiace tanto che ti ritrovi così… Guarisci presto presto mi raccomando.
Quest’estate in una specie di raptus ‘mi arrangio con quel che c’è’ avevo preparato una zuppa di melanzane e pere e mi era piaciuta. Sono sicura che anche questa mi piacerà… E’ sempre un posto speciale qui 🙂
Un abbraccio
Ed immancabilmente mi sono persa nel tuo racconto…….mi spiace per il tuo ginocchio,riguardati!!
Complimenti! Il tuo blog è davvero bellissimo!!
Apprezzo molto la fotografia, è una delle mie più care passioni, e le tue foto sono stupende, complimentissimi! davvero brava!
Se ti va di passare a trovarmi, mi farebbe piacere! mi trovi qui:
http://www.dolcebenessere.com.
Ciao a presto..
Non sono d’accordo per le seguenti cose:
“Ma potevo sicuramente contare sulla mia scarsa avvenenza…”
“la mia andatura abituale è la corsa…” e
“sto scoprendo che meringhe e pani rapidi posso sfornarli anche da seduta…quasi”.
Le motivazioni del mio dissenso le ritrovi quindi rispettivamente qui:
…ho le prove che non è così ma poichè non ho l’eleganza innata di fare complimenti ad una ragazza (ti ricordi che sono rustico no!? 😛 ehehehehe) mi fermo alla sola negazione. MissD. ancora mi chiede:”…ma almeono una volta me lo dici che sono carina?!” 😀
…la tua andatura non è la corsa, perchè quella potrebbe essere anche campestre dove il passo è più misurato, la tua è…più da “scattista”…ricordo vagamente di averti visto dileguare in una ampia piazza nel tempo che mi è bastato per guardare l’orologio….
pane e meringhe per quanto rapidi da seduta sono impossibili da preparare…motivo per il quale se qualche famigliare legge qui i commenti sul tuo blog il mio pensiero è a loro…perchè so che stanno pensando di legarti direttamente alla poltrona!! 😛 ahahahahhahaaha
Più seriamente, mi dispiace sul serio, spero solo che nella tua riabilitazione sia previsto un caffè da prendere di corsa, off-course, se e quando capiterai a tiro 🙂
ottima vellutata….da provare!
Il tuo spirito mi ha fatto venire in mente la mia mamma (non perl’età, non ti offendere, …):obbligata a causa della malattia a stare sulla sedia a rotelle, fino a che ha potuto ha continuato a stare in cucina, cercando di preparare tutto quello che poteva, buttandosi a volte su ricette mai provate, anche aiutandosi con gli strumenti che la “tecnica” le metteva a disposizione. Niente mezzaluna ma tritatutto, niente forchetta ma fruste elettriche (ecco perchè io non amo usarle), tanto frullatore a immersione e ogni utensile necessario sui ripiani o nei cassetti più bassi.
Una bella lezione, la tua e la sua.
Claudette
Ma che dolore!!!!! Io che mi sono rotta il menisco solo a sentire che il ginocchio si gonfia svengo, ne ho passate di tutti i colosi con il mio ginocchio… ma sei sicura che era solo una botta? Te lo auguro con tutto il cuore!!!!!
E nel frattempo mi gusto questa vellutata delicate e gustosa con l’aggiunta delle pere!
In bocca al lupo! Baci
Acquolina: Non vorrei aver dato l’impressione di una che vuole far la bulla ad ogni costo… è che devo sopravvivere all’immobilità forzata (che mi pesa…). Grazie e a presto!
breakfast at lizzy’s: Come ho fatto? Pensavo che dovevo tornare a casa a tutti i costi. E a quanto capisco, tu puoi ben comprendere… Ciao!
Luca and Sabrina: A proposito di cose che rapiscono il cuore: quella che avete sfornato voi non scherza mica! A presto (e se provate la vellutata fatecelo sapere..)
Anna: Sì, sì: sono salita sulla sedia, ma con supporto adeguato (e molto equilibrio…). Ciao!
Marco Pasha: So nice… I’ll take care (I have to…). Ciao!
Carpina: Grazie, apprezzo tantissimo il pensiero affettuoso: ma davvero faticherei a trovare il tempo per rigirare il premio ad altri bloggers. Certa che capirai, ti abbraccio
CorradoT: Un vero gentiluomo. Complimenti anche alla signora moglie, dunque…
Ritroviamoci in Cucina: Non solo non sei l’unica, ma credo che ce ne siano parecchie, da queste parti, di persone così… Ciao!
Laura Bissoli: Sfidare il parere del medico non vale mai la pena. Diciamo che non è stato per “bullaggine”, ma solo una piccola trasgressione che mi ha fatta sentire meglio… mi è servita a riaprire il mio passavivande sul web e a non sentirmi sola. Un saluto (anche alla tua pancia da wonder woman…)
Chiara SofficiSogni: Per la vellutata di finocchi e pere, spero…
sereno e felice week end a Te…ciao
Lettrice non commentane da un po’. Questa ricetta è speciale come tutte le tue, raccontata come sempre in modo meraviglioso, ma per favore adesso riposati e lascia stare le acrobazie…auguroni di pronta guarigione (alle prossime scattanti avventure in aereo e per il mondo, ma senza effetti collaterali)
Buon fine settimana
Complimenti per la citazione sul Corriere della sera di oggi. Brava, brava.
gabriella.
E’ un verro spettacolo questa vellutata sia per l’artistica presentazione che l’accostamento dei gusti.. hai rischiato ma con otttimi risultati! baci
Gio: Una persona irrequieta… non so se lo sono veramente, ma certo mi pesa moltissimo muovermi a rilento! Soprattutto in cucina… A presto!
Edda: Finocchi e pere vs melanzane e pere? Bel match! La proverò, questa tua crema, puoi starne certa cara Edda… e guyarirò… Un abbraccio!
vaniglialamponi: E dopo esserti persa nel mio racconto, ti suggerirei ti perderti in questa crema di finocchi e pere: che merita un assaggio! Ciao, ciao…
Kika: La fotografia è stata semplicemente una conseguenza del blog: ma il mio cuore batte in cucina, non in uno studio fotografico… E oggi batte forte per questa crema di finocchi e pere. Bdenvenuta qui!
che super delizia! sempre originale e golosa! complimenti 🙂 un bacio e buona domenica!
Carissima azzoppata tenace,
ti svelo un segreto (di Pulcinella): per avere lo stesso effetto, fai finta di essere ad un pic nic e apparecchia in terra!!
un bacio solidale
Cara Sabrine,
spero che tu oggi sia già (quasi) di corsa a inseguire i tuoi mille pensieri, ma se non è così cerca di riposare il più possibile, o almeno quanto la tua voglia di fare te lo permette!
Non sono riuscita a commentare prima, ma in compenso sono riuscita a cucinare questa delizia! In varie versione fra l’altro, visto che le dosi erano abbondanti. L’ho provato sia con lo yougurt greco (slurp) che ripassata al forno con crostini di soda brede e camembert (doppio slurp).
mi rendo conto della fortuna di avere dei figli che sembrano capre più che bimbi e che si mangiano tutte le verzure in commercio, fatto stà che la vellutata di finocchio piacerebbe loro moltissimo… ma la grappa secondo te me li ubriaca??? Che a tarda sera non sarebbe poi una brutta cosa 😉
Lara Bianchini: Ho anch’io delle capre brucaverdure a casa: e non me ne dispiace affatto! Con la grappa oserei: serve a sfumare, dunque l’alcol evapora. Insomma: se i tuoi figli mangiano un risotto fatto come si deve, possono mangiare pure la vellutata di finocchi e pere! certo, se sono proprio piccoli… per farli addormentare ti consiglio una tisana di tiglio: funziona quanto la grappa! E non rischi di finire sul giornale…
I hope long life to your site. Above all, never be discouraged.