Broccoli, viole e cioccolata
Viva, indaffarata e in procinto di migrare, perché è ora di riaprire quelle finestre sulla piazza chiuse da troppo tempo. Sarebbe una cosa divertente, se non fosse che troverò ad attendermi il consueto parterre di sconclusionati di varia fatta. Saranno giorni interessanti: mi toccherà occuparmi di un paio di portoni in compagnia di una calamità para-edile avente sembianze umane vistosamente balbuzienti (è già tra le vostre conoscenze…). E avrò da convincere il signore al piano di sopra che non è il caso di trasformare il condominio in Fort Knox per timore di fantomatiche bande di scassinatori (avendolo già convinto a non trapiantare un ulivo secolare nel cortile dell’ascensore, ho buone probabilità di riuscirci anche stavolta).
Nell’attesa, faccio tesoro degli scampoli di bellezza che questa cucina sui tetti di città mi regala senza preavviso. Scappo al mercato, perché ai colori delle vetrine alla moda preferisco le bancarelle di ortaggi. Posto che ormai – in questi tempi di meravigliosa confusione – il confine tra quel che si mangia e quel che ci si mette addosso è diventato labile come non mai: son tutte cose di gran moda…
Non so voi, ma io non resisto al fascino dei colori. Hanno su di me il potere che certe signore sventate attribuiscono ai cocktail: mi fanno perdere la testa.
Guardo le cassette sui banchi e mi accorgo di certi folgoranti abbinamenti: esattamente quel che una signora dovrebbe fare con pantaloni, camicette e accessori al cambio di stagione. Osservo le sfumature e penso che, se hanno un senso dal punto di vista cromatico, non è possibile che non ne abbiano uno anche da quello commestibile. Così finisce che me ne torno a casa con una sporta di lattuga e broccoli, solo perché ad affascinarmi sono state quelle morbide onde verde tenero che mi fanno desiderare di essere una lumaca (una di quelle minuscole che vanno a spasso tra le foglie…), e quelle chiome dense che paiono alberi in una tela rinascimentale (ma a me i broccoli ricordano anche le nuvole gonfie di pioggia, per via della forma a pecorelle). Per non parlare della silhouette delle cipolle…
E’ stato tornando a casa, sul sagrato della chiesa dalla prospettiva ammaliatrice (un gioiello alla portata di chiunque: basta entrare), che ho trovato il venditore di violette. Una scena d’altri tempi: un banchetto, un secchio vecchio per davvero (non uno di quei tiratissimi secchielli di zinco autenticamente “fintage” che infestano Pinterest e provocano sdilinquimenti multipli in rete), e un prezzo non da gioielliere. Due euro per la gioia di passeggiare annusando un mazzetto legato stretto stretto con un filo di cotone…
Ve l’ho detto: a me i colori fanno un effetto lievemente psichedelico. Mi turbano la testa, senza sconvenienti controindicazioni. L’ho imparato dalla mia amica parigina che il verde va a braccetto col viola: un’accoppiata senza pari, per chi ha il coraggio di osare.
Così è stato sul tavolino della mia piccola cucina: una meravigliosa confusione di steli di violette, scarti di broccoli e gambi di cipolle. Profumi dolci e profumi pungenti, solo apparentemente inconciliabili. Per esempio, le foglie di lattuga emanano un sentore sottile mentre le affettate, che pare fatto per tenere compagnia ai cipollotti. E le foglie dei broccoli stanno benissimo vicino alle viole. Soprattutto se accanto ci mettete anche un po’ di pistacchi, di quelli che non sono solo verdi, ma anche rosa (altro abbinamento che la mia amica approverebbe incondizionatamente…).
Mentre di là dal vetro il sole si trasforma in temporale, i tetti illuminano di grigio e di violetto la mia piccola cucina. La coppia di cornacchie con la quale condivido l’ultimo piano – da sponde opposte della via – è appollaiata sotto una grondaia sforacchiata: fanno la doccia in due, come gli innamorati veri. Io faccio la doccia ai broccoli, alle lattughe e alle cipolle, che in un attimo si trasformano in zuppa. Pochi minuti, il tempo di un incantesimo… al profumo d’aglio, di acciughe e di viole. Opposti inconciliabili? Dipende dalle circostanze.
Una vellutata da signorine (nel senso che potreste propinarla anche all’amica a dieta, inconsolabile da quando una via più in là è apparsa – implacabile minaccia – una vetrina di costumi), che non ha timore di accompagnarsi a un pesto solo all’apparenza inoffensivo: perché se il rosa e il verde tenero ingannano, le acciughe invece non perdonano. Proprio come i costumi in vetrina (stesso genere di maleficio: del resto è in un’acciuga che bisognerebbe reincarnarsi, per non sfigurare…)
Assorta nella mia tavolozza di pensieri, finisce che mi perdo: la testa leggera come dopo un bicchiere di champagne. Nessuno crederebbe che è stata una minestra di lattuga a ridurmi in questo stato…
A risvegliarmi è un’altra sfumatura di colore. Secondo la mia amica parigina mauve e cacao sono un’altra elegantissima accoppiata. Così credo di aver trovato la soluzione a un piccolo quesito dei miei, cromatico e al contempo commestibile.
Ho promesso a certi amici che avrei preparato per merenda una crema al cioccolato. Di solito lascio che ci piovano lamponi, ma credo che le viole meritino una prova… Le violette candite le vende la pasticceria con le vetrine di fronte a quella dei costumi: le signore passeggiano e decidono da quale lato della strada lasciarsi tentare.
Così – deposti broccoli e cipolle – inizio ad armeggiare con tuorli, panna e cioccolato: pochi minuti, il tempo di un incantesimo… al profumo di cacao e di viole. Quelle vere, però, rimaste sul tavolo. Piove a dirotto e non ambisco a far la doccia come le cornacchie.
Così sulla mia crema piovono ribes (niente lamponi, in frigorifero), dopo un po’ di capriole nello zucchero. Li guardo e so già cosa direbbe la mia amica parigina: “Fanno Natale! E invece è primavera…”. Non so se potrei addurre come scusa gli effetti psichedelici della mia zuppa di lattuga. O il fatto che la scena si svolge mentre fuori infuria una bufera.
Forse mi converrebbe dirle la verità: la crema era buonissima lo stesso. E dopo quella minestra di lattuga non mi sono sentita nemmeno tanto in colpa. Al punto che se smette di piovere potrei persino scendere e lasciarmi tentare. Stavolta dalla vetrina dei costumi…
Saluti e baci (al profumo di broccoli e viole),
S.
VELLUTATA DI BROCCOLI
INGREDIENTI (per un tête-à-tête)
lattuga: 2 bei cespi (rigogliosi, teneri e dolci)
cipollotti freschi: 3 (compresa un po’ di parte verde)
patate: un paio
broccoli: un mazzo (o quanti volete voi)
acciughe sott’olio: 6-8 filetti
aglio: 1/2 spicchio (… e che non sia vecchio!)
pistacchi sgusciati non salati: 2 cucchiai
pane raffermo: un pezzettino (ok, non sono dosi…)
olio extra vergine di oliva: 3 cucchiai più un filo per condire i piatti
granulare vegetale (o sale, se l’idea del granulare vi atterrisce)
pepe nero macinato fresco
bicarbonato: un pizzico
Lavate e mondate tutte le verdure. Se – come me – utilizzate un vetusto coltello della prozia per tagliarle, mettetele a bagno in una bacinella d’acqua fredda perché non anneriscano.
Tagliate i cipollotti a fette di mezzo centimetro, la lattuga a listarelle e le patate a fettine di qualche millimetro: devono cuocere in pochissimo tempo. Metteteli in una pentola coperti a filo d’acqua e fateli bollire (senza sale) con il coperchio quel tanto che basta a renderli teneri.
Nel frattempo scottate le cimette di broccolo in acqua bollente leggermente salata, alla quale avrete aggiunto un bel pizzico di bicarbonato (se li volete verdi come quelli delle foto). Ricordatevi che le verdure scottate devono essere al dente (del resto, le verdure mosce andrebbero annoverate tra i flagelli dell’umanità…). Scolateli con un mestolo forato, trattateli con le attenzioni che dedichereste a un fidanzato (o fidanzata, naturalmente) e poggiateli su un piatto senza sovrapporli: anche i broccoli hanno diritto a sfoggiare la propria silhouette.
E adesso preparate il pesto. Mettete nel bicchierone del minipimer le acciughe sgocciolate, il pezzettino di pane, l’aglio, 3 cucchiai d’olio e 2 cucchiai d’acqua e iniziate a lavorare (lo so, è poca roba e non sarà facilissimo farla stare tutta sotto le lame…) Aggiungete i pistacchi spezzettati, e regolate la consistenza: dev’essere una crema morbida.
Quando volete servire la vellutata, eliminate dalla pentola delle verdure quasi tutto il brodo (non buttatelo) e lavorate a crema con il minipimer. Aggiungete il brodo che vi serve ad arrivare alla consistenza che piace a voi, e aggiungete il granulare (o il sale).
Una volta nei piatti, lasciate che una pioggia di broccoli si appoggi dolcemente in superficie, seguita a ruota da goccioloni di pesto e da un filo d’olio. Una spolveratina di pepe ci sta più che bene. Quasi come le viole…
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La ricetta della crema al cioccolato?
Ve la darò, ve la darò… per oggi la preparo agli amici di Monforte. Ebbene sì: Madame nel turbinio del Fuorisalone…
Ingredienti: acciughe • aglio • bicarbonato • cavoli broccoli & co. • cipolle & cipollotti • lattuga • olio extravergine • pane • patate • pepe • pistacchi
Mi perdo sempre nei tuoi post, mi incanti e mi lascio coinvolgere dalle emozioni che sai trasmettere.
Un bellissimo racconto accompagna questa tua fantastica ricetta e mi hai fatto venir voglia di cercare un mercato per perdermici.
Arianna Frasca: Cara Arianna, grazie! Di questi tempi non mi è facile riuscire a scrivere sul blog, ma il pensiero che in questa piccola cucina ci siano sempre degli amici mi regala gioia e leggerezza: almeno quanto le mie scorribande a colori tra i banchi del mercato! Perciò spero di averti contagiato: e attendo una nuvoletta al profumo di acciughe, broccoli e viole proveniente da casa tua. A presto!
Quanto tempo che non passo di qui! Torno e vedo una ricetta buona e delle foto magnifiche! Bisogna che non perda più i contatti:)
Ciao cara:*
La natura ci regala dei veri quadri tutte le volte, d’ora in avanti ci sarà un’esplosione di tavolozze a cui tu sicuramente non saprai resistere! E come le cogli bene! Sei fantastica!
Anche a me basta uscire un attimo dalla tana dove sono sempre chiusa, fare due passi nel micro giardino che circonda la mia casa e mi torna il sorriso, mi perdo in mille sfumature di colore… per me è terapeutica, per te inebriante, ma è sempre una casacata di sensazioni positive! W la natura!
Che dici si può fare la vellutata senza le acciughe? O perdono molto? Grazie… di tutto! 🙂
Madame, che meraviglia!
Il post, il colore dei broccoli, l’idea delle viole, la tua grazia!
Grazia a cui cercherò di ispirarmi, poiché, se trattassi i broccoli come trattavo i fidanzati, mi restituirebbero il favore come fecero i secondi: sparirebbero, certo, ma nella notte tornerebbero a tormentarmi lo stomaco…
Quante suggestioni nelle tue parole… E’ sempre bello perdersi un po’ quando passo di qui.
Buona giornata
Giulia
I colori.. Quanta meraviglia e gioia provo nell’abbinare i contrasti… Mi sono rivista in toto, in quella che rincasa col bottino colorato, profumato rigoglioso e divinamente intonato… perchè le boutiques che preferisco frequentare, sono quelle che espongono frutta e ortaggi. Lo sanno bene i miei amici che per farmi felice, bastano limoni appena colti oppure foglie di insalata.
Ho viaggiato con te in questo percorso profumato e colorato.. peccato solo non aver assaggiato sul serio la tua minestra di verdura, ma sarà la scusa per prepararmela.
Intanto che aspetto la ricetta della crema ti lascio un caro saluto:*
le violette in mazzetto, mi ricordano un vecchio film in bianco e nero, ma a colori è molto meglio! gli abbinamenti parigini sono fantastici, come la ricetta, leggera e gustosa, il pesto dà un gusto in più coi pistacchi e le acciughe, me lo segno.
ciao!
Non ho ancora capito se la bellezza delle tue foto sia dovuta alla luce naturale di casa tua (evidentemente abiti nei piani alti) o alla tecnica della macchina fotografica. Comunque sia, complimenti, pur non essendo un professionista, apprezzo molto lo stile delle tue foto. Paolo
Broccoli e acciughe è una combinazione che ho provato anch’io,con successo insperato, in una crema ispirata ad una (o da una) pasta asciutta condita con gli stessi ingredienti, che in casa mia è molto apprezzata. Non so se provare anche con la lattuga che corre il rischio di cuocere sempre un po’ troppo, diventando, come diceva la mia nonna materna (veneta)”slimegosa” o – come diceva la nonna paterna, lombarda- “scarlighenta” (si capisce il concetto?).
Invidio la tua spesa al mercato perchè io non ce l’ho a portata di mano, ma tu potresti invidiare me, che le violette posso trovarle appena fuori dalla porta.
Saluti color primavera!
Claudette
Tantocaruccia: L’idea mi pare splendida… vuoi che non mi faccia piacere sapere che c’è anche una ragazza “tanto caruccia” a spasso per questa mia cucina? Se poi la ragazza in questione si lancerà nella preparazione della vellutata di lattuga e broccoli… tanto meglio! A presto!
Grazie Sabrine, mi hai fatt osognare con i tuoi colori… Anche a me danno sempre gioia. MA mai quanto un tuo nuovo post! A presto…
San Satiro? Bellissima zuppa, in ogni caso. Io oggi sono rimasta a guardare ammirata mammole e fave (le fave! Qui sono praticamente l’araba fenice). Chissà che domani non mi faccia tentare anch’io…
proprio un bel post SAbrine!! perchè non inserisci sotto al post i tasti di condivisione di google, Fb e Tw?
io purtroppo ho la connessione lenta e mi è più facile dare un segno del mio passaggio in quel modo 😀
E finalmente dopo tanta attesa le condizioni erano quelle giuste e l’ho fatta!
Serata con riflesso “giallo zolfo”… di quelle ma forse piove, forse non piove, fa un po’ freddo e quindi qualcosa di caldo ci sta bene e poi il verde del prato invita al verde nella ciotola.. condizioni ottimali e quindi si parte… Deliziosa e a mio parere la classificherei tra i cibi di conforto,.. quelli che scaldano proprio come la cioccolata dell’uovo di Pasqua che adesso chiude questa cenetta! Grazie ancora Sabrine
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