Terrina di asparagi, ricotta e pane nero

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terrina di asparagi, ricotta e pane nero

La signorina Phoebe si fa viva tutti i venerdì. Ci ho messo un po’ a realizzare che la sua mail settimanale mi arriva a un’ora precisa: quella in cui gli uffici si svuotano e la frenesia da weekend pervade gli animi. E solo dopo averci ragionato su, ho compreso anche il perché.

Phoebe è una missionaria: nel senso che si è data la missione di risollevare il morale a quelli che di sabato e domenica – orfani degli orari e della compagnia dei colleghi – si fanno prendere dalla malinconia. A giudicare dalle parole accorate con cui scrive, si tratta di casi alquanto vari ma tutti ugualmente disperati: signori abbandonati dalle mogli, colpevolmente trascurati dalle fidanzate, o momentaneamente sprovvisti delle une o delle altre, non avrebbero alternativa alla depressione se non ci fosse lei.

La quale, come tutti i missionari devoti al prossimo in terre piene d’insidie, s’intende anche un po’ di medicina. Certo, se uno per la disperazione si strappa i capelli o si getta sotto il tram e ne riemerge azzoppato, non sarà la cara Phoebe a rimetterlo in sesto. Ma per qualunque problema dovesse insorgere a metà strada tra la testa e i piedi, non c’è rimedio che lei non conosca.

Il suo campionario è vasto – come dev’essere quello di chi vuol stare sul mercato in questi tempi duri di globalizzazione – con linee di prodotto che vanno dalla chimica (sintetica o di derivazione naturale) alle arti figurative. Dimenticatevi la Venere di Botticelli e la sua morbida pinguedine… Phoebe somiglia a uno di quei venditori di palloncini gonfiabili che girano per le sagre di paese: un grappolo di curve pronte a esplodere.

Comunque sia, questa corrispondenza – appassionata, anche se a senso unico – dura oramai da qualche anno. I suoi messaggi del venerdì hanno tutti lo stesso oggetto: “Cosa aspetti a farmi tua?”
Mio marito non si capacita di come lei continui a scrivermi, ma ho come il sospetto che tutto sia iniziato con il post della torta di pere allo zafferano… In ogni caso, non v’è dubbio che io non sia il suo “target”.

E il punto è proprio questo: c’è qualcuno che li compra, gli oscuri medicamenti forieri di prodezze portentose della signorina Phoebe? Ci dev’essere per forza: per la legge della domanda e dell’offerta, se c’è chi li vende c’è sicuramente qualcun altro che li acquista. E nel caso di specie si ricorda di ordinarli il venerdì pomeriggio, quando la settimana di lavoro volge al termine (dev’essere che bisogna aver la mente sgombra per veder apparire lo spettro di un weekend senza passione…)

Ora vi chiederete perché vi stia raccontando queste cose. Tranquilli, non ho deciso di diversificare. E’ solo che… ho scoperto che gli asparagi passano per essere afrodisiaci.

Non chiedetemi delucidazioni perché non saprei darvene. E se fossi sicura che dall’altro capo della mail c’è una signorina Phoebe in curve e ossa, azzarderei la confidenza di chiederle un consiglio: data la sua visione globale del mercato, potrebbe essere il mio guru per simili faccende.

Nell’impossibilità di fornirvi dati scientifici (o empirici) al riguardo, posso però garantirvi una cosa: preparare una terrina – con o senza asparagi e relativi presunti effetti collaterali – è una di quelle attività che fatte in due vengono meglio. Non è complicata, ma se avete chi vi tiene ferme le fette di pane, intanto che “piastrellate” il contenitore, è tutta un’altra cosa. Quanto poi a mangiarsela, ce n’è tranquillamente per entrambi: e per l’intero weekend…

terrina di asparagi, ricotta e pane nero

Perciò questa è un’istigazione: non a livello di quelle della cara Phoebe (alla quale oramai mi sono affezionata), ma pur sempre tentatrice.

E se per caso il vostro venerdì prelude a un fine settimana senza compagnia, guardatevi attorno: potreste scoprire un vicino di pianerottolo con il quale condividere il piacere di una scatola di pane nero ripiena di crema al formaggio e di verdure…
Vedete voi se è il caso di coinvolgerlo nella preparazione o di lasciarla con un biglietto davanti alla sua porta. E se proprio non vi riesce di trovare le parole, prendetele a prestito da Phoebe: “Cosa aspetti a farmi tua?”

Qualora la reazione non fosse quella che avevate messo in conto, potete sempre precisare che  è alla terrina che stavate pensando. Tutta colpa degli asparagi…

Saluti e baci (di tutti i colori)

S.

TERRINA DI ASPARAGI, RICOTTA E PANE NERO

INGREDIENTI

(per una terrina da 14 x 7 x 8 cm) 

pane di segale: mezza forma 
asparagi: mezzo mazzo (o forse meno)
ricotta: 250 g (freschissima, la migliore che trovate)
pecorino grattugiato: 4 cucchiai (ma vedete voi…)
quark: 1-2 cucchiai per ammorbidire la ricotta (oppure mascarpone o panna)
scalogni: 2 o 3
olio extra vergine di oliva: 2 cucchiai
pepe nero macinato fresco
sale

Premessa: scegliete un pane compatto, di quelli corposi e pesanti (giusto per intenderci,  quelle robe leggere come nuvole che vendono nella plastica non vanno bene). E poi trovatevi un contenitore – non necessariamente rettangolare – che possa andare in frigo.

Pulite gli asparagi, lavateli sotto l’acqua corrente e tagliateli della misura giusta per poter stare in lunghezza nel contenitore che avete scelto. Gettateli in una pentola d’acqua bollente, leggermente salata e con un pizzico di bicarbonato (li volete verde primavera, no?), e scottateli per qualche minuto: devono restare croccanti.
Passate il pentolino sotto il getto dell’acqua fredda per bloccare la cottura (… lo so, i veri chef usano le bacinelle con i cubetti di ghiaccio, ma qui siamo dei cuochi della domenica), scolate gli asparagi e fateli raffreddare.

Mondate gli scalogni e fateli saltare a fuoco medio in un padellino con un paio di cucchiai d’olio. Teneteli piuttosto al dente e non carbonizzateli.

Rivestite lo stampo con della pellicola per alimenti, facendo in modo di lasciarne un po’ d’avanzo lungo i bordi (vi servirà come coperchio). Fate un lavoro preciso: arrivate per benino fino agli angoli e non lasciate bolle d’aria.

Tagliate il pane a fettine sottili (mezzo centimetro o poco più) e regolari, eliminate la crosta, e rivestite lo stampo con l’accuratezza di un piastrellista. Niente fughe tra una piastrella e l’altra: dovete creare una scatola compatta, dalla quale la crema di ricotta non trovi via d’uscita (giusto per capirci: sotto quell’aiuola di punte d’asparagi ci sono ben due giunture…). E’ un esercizio di precisione, perciò prendetevi il tempo che ci vuole. E soprattutto: non mandatemi accidenti… Piuttosto ricordatevi di tenere qualche piastrella anche per lo strato intermedio e per chiudere la scatola.

Lavorate la ricotta con una cucchiaiata di quark (o di mascarpone o di panna di quella buona), aggiungete il pecorino, regolate di sale e pepe (esagerate) e aggiungete infine gli scalogni con il loro condimento.

Stendete uno strato di crema sul fondo della scatola, adagiatevi gli asparagi che ci stanno (paralleli tra loro), ricoprite ancora con uno strato di crema e poi chiudete con uno di pane (sempre preciso ai bordi) pressando bene per compattare il tutto. Ripetete l’operazione crema-asparagi-crema, finite con uno strato di pane e sigillate con la pellicola, ben tesa.

Mettete la terrina in frigo, con un peso sopra (che genere di peso? il mio era un piatto con dentro un cavolfiore…), e dimenticatevela per qualche ora, meglio se fino al giorno dopo.

Al momento di servirla, sfilatela dal contenitore sollevandola per i lembi di pellicola. Tagliatela con un coltello affilato, conditela con un filo d’olio e un po’ di pepe, e servitela con un’insalata colorata di stagione. Non cedete alla tentazione: non vi sto dicendo di metterci gli anemoni…

POSTILLE

Dosi
Mi rendo conto che non sono il massimo della precisione, ma un po’ di vaghezza è nella natura di una terrina. Il concetto è che dovete avere tanto pane quanto ve ne serve a rivestire il contenitore che avete a disposizione, e tanto ripieno per riempirlo. Con queste dosi ricavate una terrina per 3 o 4 persone (mica mangeranno solo questo…). Oppure per due: per un weekend…

Tempi
Come ogni terrina che si rispetti, anche questa dà il meglio di sè se la lasciate riposare per un giorno: si assestano i sapori, un profumino di scalogni pervade la crema di formaggio, gli spazi vuoti si riempiono, e persino il pane nero assume una diversa consistenza. Sappiate anche che la più fotogenica non sarà la prima fetta: dovrete arrivare almeno alla seconda (o alla terza) per fare davvero bella figura. Insomma: nelle cucine vere capita che le cose che si mangiano siano più carine di quelle immortalate per i posteri…

E gli anemoni?
Non c’entrano un bel niente con la terrina. Ma a voi non capita mai, in una meravigliosa giornata di sole, di uscire in cerca di asparagi e tornare a casa con un mazzo di fiori? Vitamine per lo spirito. Non in pastiglie come quelle di Phoebe, ma dal risultato garantito. Parola di Madame…