Pane di ceci al golden syrup
… Ehi!?! … c’è qualcuno? … E’ passato così tanto tempo dall’ultimo post che in questa mia cucina internettiana mi pare di sentire solo l’eco del silenzio.
Slap, slap, sguiiiishh… slap, slap, sguiiiishhh… Cosa sto facendo? Ultime pennellate alla libreria. Vi ricordate? … quella che si era ristretta come un maglione centrifugato. Adesso è diventata irrestringibile: ci sono volute delle ante nuove, due passate di pittura, una di cera e qualche tocco di mordente. Più una carteggiatina di quelle che fanno una polverina fine e sgarbata, che si infila senza permesso dappertutto.
Per casa c’è un odore da bottega di antiquario, che cerco di far svanire vaporizzando acqua di fior d’arancio e di gelsomino. Giro con un flacone per mano: uno spruzzo a destra, due passi, uno spruzzo a sinistra, altri due passi, e così via… una specie di danza rituale lunga quanto il corridoio. Per cinque minuti pare di stare in una serra in fiore, poi il profumo si fa via via più tenue, finché la cera non riprende il sopravvento. C’è però anche un lato positivo, in queste intemperie dell’odorato, ed è che quando mi scappa una sciocchezza posso salvarmi la faccia dicendo: “Dev’essere che la trementina mi dà un po’ alla testa…”
Ora, vi sembrerà che tutto questo non c’entri molto con la storia della pagnotta qui sopra, e vi capisco. Il legame è evanescente e impalpabile come i miei spruzzi di fior d’arancio e gelsomino… Ma mettiamola così: è sempre una questione di profumo. Più o meno gradevole.
C’è un locale, in una stretta via del centro storico, dove si mangia soltanto farinata. Qui la chiamano in altro modo ma vi garantisco che di farinata di ceci si tratta: come da ligure ortodossia. Io ci vado appena posso, in compagnia di un paio di amici: perché mi piace la farinata di ceci, perché mi piace l’intrico di stradine che devo attraversare per arrivarci, e perché mi piacciono i miei amici. Mi piace persino quel senso d’avventura che s’accompagna ad ogni nostra sortita da quelle parti… perché non è affatto scontato che una volta entrati nel locale la farinata ve la diano.
Se arrivate alle otto vi dicono che è presto, non hanno manco acceso le luci e si guardano bene dall’accenderle per voi. Se arrivate alle otto e mezzo la sala grande è già piena, e vi dicono che quella piccola è tutta prenotata: luci spente, accesso impossibile. Ma se decidete di prendervi un aperitivo e tornare un’ora dopo rischiate grosso: perché è probabile (soprattuto se piove o c’è la nebbia) che vi dicano che l’impasto è finito. Non resta perciò che presentarsi alle nove, e insistere parecchio perché vi diano un tavolo di quelli che si sono appena liberati: “Però dobbiamo sparecchiare…” vi informano, come se si trattasse della mise en place per il pranzo di nozze di William d’Inghilterra.
Vi fanno aspettare almeno un quarto d’ora per spianare sul tavolo un foglio di carta da pacchi bianco, sul quale depongono un mucchiettino di foglietti per ogni commensale e due boccette di succo di frutta riciclate in qualità di saliera e pepiera, con il tappo di latta sforacchiato alla bell’e meglio per formare una “S” e una “P”. Dovete essere degli attenti osservatori per cogliere la sottigliezza… L’apparecchiatura basic riequilibra il decor “esuberante” del locale: tralci di variopinti fiori di plastica e ghirlande di festoni si allungano dal soffitto alle pareti, si insinuano nei paraventi, e finiscono per avvinghiarsi a immagini sacre e profane, targhe vintage, orologi a cucù. C’è pure una collezione di quadri che Teomondo Scrofalo in confronto pare Van Gogh. Tutto deliziosamente fuori dai canoni… di qualunque genere siano i canoni vostri.
Ma la mia passione è la signorina che ci serve, apparecchiata – lei sì – con ogni sorta d’ornamento: rossetto vistoso, unghie con dei lustrini che ogni volta cambiano colore, gilet scollato per esaltare le forme, e berretto in lurex con visiera. Arriva grintosa e chiede “Cosa portiamo?”, sapendo già che la risposta non può che essere una sola. Allora noi, che non abbiamo alcuna intenzione di deluderla, ci scambiamo un rapido sguardo come per consultarci e poi all’unisono dichiariamo: “Farinata per tutti!”.
Si capisce benissimo che per lei tra una farinata alle cipolle e una con salsiccia intercorre un universo intero, e quelle che per noi sono solo sfumature a lei sembrano differenze abissali. Perciò, se siete appena titubanti tra due opzioni delle cinque disponibili, vi guarda spazientita come se foste indecisi tra un cinghiale arrosto e un consommé. Come a dire: “Prima di andare a cena fuori uno dovrebbe almeno chiarirsi le idee su cosa vuol mangiare…”
Quando la farinata arriva, unta e fumante su traballanti piatti di plastica, bisogna prenderla con le mani, poggiarla sul tovagliolo di carta e mangiarsela tenendola tra le dita con i foglietti più piccoli, scivolosi e tutt’altro che assorbenti. Ma ormai riesco a cavarmela: maneggio con destrezza persino le due boccette riciclate (le prime volte mi veniva da svitare il tappo…). Passiamo la serata ridendo come matti e parlando di un sacco di cose interessanti (il che, in una piccola città di provincia, garantisce l’ingresso di diritto nel palinsesto dei pettegolezzi estivi). Quando ce ne andiamo, il conto ammonta sempre a sette euro a testa: comprende coperto, birra, farinata, e pure una terribile puzza di ceci fritti e di cipolla che non c’è verso di levarsi di dosso se non infilandosi sotto la doccia.
L’ultima volta, forse perché l’unico tavolo libero era quello di fronte al forno, ce ne siamo usciti più puzzolenti del solito: tre grosse teglie di farinata con le gambe. Incubi ai ceci hanno popolato la mia notte: mi sono addormentata alla terza tisana, quando i primi gabbiani volavano già sulla piazza. Due ore dopo, mentre infilavo in lavatrice un maglione che pareva un cartoccio di patatine rancide, ho capito che la stagione della farinata era finita: troppo caldo, ormai… Ma non volevo archiviare l’annata con un cattivo ricordo: dovevo riconciliarmi con la farina di ceci.
Così ho impastato una pagnotta con una ricetta di quelle del mio archivio-teiera-di-latta: corretta con un po’ di golden syrup, perché il profumo della farina di ceci mi accompagnasse con dolcezza fino al prossimo autunno…
Saluti e baci (sotto un cielo violetto che è un incanto)
S.
PANE DI CECI AL GOLDEN SYRUP
INGREDIENTI
farina Manitoba: 400 gr
farina di ceci: 150 gr
malto d’orzo: 1 cucchiaio (bello abbondante…)
golden syrup(*): 1 cucchiaio (come sopra)
acqua: 250 ml
sale fino: un cucchiaino
olio extra-vergine d’oliva: un cucchiaino
lievito di birra: 25 gr (un cubetto)
Sciogliete il malto d’orzo e il golden syrup in 200 ml di acqua tiepida (tenete da parte il resto), poi sbriciolatevi il lievito di birra, mescolate con forza e tenete da parte per una decina di minuti finché non si forma una schiuma compatta.
Miscelate le farine e il sale in una grande ciotola, fate una fossetta al centro e rovesciatevi il lievito. Aiutandovi con un cucchiaio ricopritelo di farina e lasciate riposare per mezz’ora, scoperto ma al riparo da correnti.
Quando lo riprenderete, vedretre i primi (timidi) segni di lievitazione. Mescolate con forza usando il cucchiaio e aggiungete a poco a poco l’acqua che avete lasciato da parte. Potrebbe non servirvi tutta: dovete ottenere un impasto da lavorare con le mani senza che vi resti attaccato (fate attenzione, perché la farina di ceci tende ad assorbire molta acqua inizialmente).
Rovesciate l’impasto sul piano di lavoro, dategli le solite otto-nove torciture (e se non vi ricordate cosa sono, date un’occhiata al filmato in questa pagina), poi rimettetelo nella ciotola pulita, ungetelo appena d’olio, sigillate con della pellicola e fate lievitare per almeno un’ora.
Quando sarà raddoppiato di volume, rovesciate l’impasto sul piano e, senza rilavorarlo, dategli la forma di una pagnotta tonda (senza schiacciarlo, ma carezzandolo delicatamente).
Prendete un canovaccio pulito di tela leggera, stendetelo sul piano di lavoro e metteteci sopra un quadrato di carta forno poco più grande della vostra pagnotta. Infarinate tutto per benino, deponete la pagnotta al centro, incidetela con un coltello affilato, infarinatela e richiudete delicatamente il “pacchetto” con un paio nodi morbidi (dovete lasciare spazio per la lievitazione…).
Mettetelo in un contenitore a bordi svasati e alti (un cestino, una ciotola, va bene qualunque cosa purché possa dare alla pagnotta la forma di… pagnotta!) e laciate lievitare per un’altra ora.
Accendete il forno a 240°. Quando l’impasto sarà lievitato, appoggiate il “pacchetto” su una teglia per biscotti e sfliate il canovaccio da sotto la pagnotta senza tirarvi dietro la carta forno (tenete con una mano il canovaccio e con l’altra la carta…). Se la pagnotta dovesse sgonfiarsi un po’, vi toccherà aspettare che ricresca prima di infornarla.
Cuocetela per una decina di minuti, poi abbassate il forno a 200° e continuate la cottura per altri 10-15, dopodiché estraete la teglia dal forno e posate la pagnotta direttamente sulla griglia finché non la vedete del colore della foto (scusate, ma ogni forno è diverso…). A cottura ultimata, lasciate raffreddare il vostro pane di ceci su una gratella prima di posarlo sul tagliere e iniziare ad affettarlo.
E’ buono pure il giorno dopo (provate a tostarlo e ditemi cosa ne pensate…), e potete anche surgelarlo a fette. Accompagnatelo a formaggi, zuppe di verdura e affettati. Ma non disdegnatelo con un velo di burro e un po’ di golden syrup o di miele.
POSTILLE
Del golden syrup…
Mi ci è voluto questo post per scoprire finalmente di cosa è fatto il “golden syrup“: fino ad oggi l’avevo soltanto – con grandissimo gusto e piacere – mangiato. Assaggiato durante la mia prima volta in Inghilterra, me ne ero innamorata all’istante: da allora, un barattolo in casa c’è più o meno sempre. Lo spalmo sul pane (se mi sento in vena di peccati, anche con un po’ di burro), un velo appena come fosse miele. Oppure lo metto sullo yogurt, sempre a piccole dosi. Mi piace perché è dolce e aromatico, ma non stucchevole. Non mi avventurerò in spiegazioni scientifiche sulla sua composizione: per queste cose c’è Dario Bressanini (grazie di esistere, Dario…). Ma se alla drogheria sotto casa dovessero chiedervi cos’è ‘sto benedetto golden syrup, potete rispondere con nonchalance che è sciroppo di zucchero invertito a cui hanno lasciato un po’ di melassa. Preparatevi a veder sbiancare il commesso.
… e dei suoi succedanei
Nel caso in cui non lo trovaste, potete sostituire il golden syrup con del miele aromatico, tipo quello di castagno. Oppure con della melassa: ma vedete voi se è il caso. Fatelo solo se dopo la richiesta del golden syrup vedete che il commesso è ancora saldo sulle gambe dietro il bancone…
Ingredienti: farina di ceci • farina Manitoba • golden syrup • lievito di birra • malto d'orzo • olio extravergine
Che piacere leggerti e pensarti sopravvissuta agli effluvi di trementina, agli scherzi del fantasma ed all’impegno di una casa da reinventare.
Non sono bravissima con i lievitati ma questo potrei provare a prepararlo: sono particolarmente curiosa di gustarmi il profumo…
e’sempre bellissimo leggerti,un bacione
E’ sempre bello leggerti, complimenti per questo pane…. 🙂
Ricetta intrigante e come sempre un piacere autentico leggere le tue righe di accompagnamento alle ricette 😉
Virò: Sono sopravvissuta… proprio così mi sento. Quanto agli esperimenti con pane e lievitati, questo te lo consiglio, se ti piacciono i sapori un po’ inconsueti. Il che non significa che la farina di ceci lo renda un pane “strano”: tutt’altro! Va bene un po’ con tutto, e passato nel tostapane è una delizia… Un caro saluto
Mirtilla: E’ bello riuscire a trovare il tempo per scrivere, pubblicare e… ritrovarvi. Magari attorno a una pagnotta con farina di ceci… Grazie
Valentina: Mi toccano il cuore tutti questi commenti affettuosi! Per me è bello riuscire ad esserci, a trovare il tempo di affacciarmi in questa mia cucina virtuale e di accendere il forno: perché ti assicuro che il profumo del pane è tutt’altro che virtuale… Ciao Valentina, a presto!
Letiziando: Che letizia (e non è solo un gioco di parole…) sapere che le ricette servono a fare incontrare la gente. Se poi sono ricette di pane, la letizia aumenta. E la soddisfazione pure… Buona giornata!
è sempre un piacere ritrovarti: passavo di qui tutti i giorni sperando in una nuova ricettina… e se impasti vuol dire che la casa incomincia a camminare da sola. un giorno o l’altro ci mandi anche una foto della mitica libreria o del velluto dei divani o del tavolo (che non si sa quale casa e in quale stanza sia finito)?
grazie! luci
luci: Cara Luci, in questo periodo così denso di impegni trovare il tempo per il blog è un lusso che non sempre riesco a permettermi. E la tentazione di mollare mi assale, ogni tanto… ma è solo un attimo: appena posso, il piacere di ritrovarvi tutti a spasso per la mia cucina è così grande che mi riempie di energia. Insomma: ci sei anche tu tra le mie “barrette energetiche” preferite! La casa sta iniziando a camminare da sola… anche se un po’ zoppicante. Quanto alle foto… io sarei un tipino riservato, ma sono in tanti a scrivermi per chiedere di questo o quel particolare che mi sa tanto che cederò. In fondo, questa non è più solo la cucina di casa mia: è anche la cucina di Fragole a Merenda! Ci si risente presto, ciao
Ciao Sabrine, che bello riaverti on line! E il tuo racconto mi ha fatto venire una tal voglia di farinata… devo ammettere che è davvero troppo tempo che non la mangio e forse adesso che fa caldo non è proprio il momento adatto 🙁
Però il ‘piano B’ del pane di ceci mi sembra validissimo, nonché molto curioso per l’accostamento col golden syrup. Ti confesso che, pur utilizzando abitualmente per preparare biscotti e affini, non ho mai avuto il coraggio di assaggiarlo da solo. Non so… forse mi da l’idea di essere iper dolce e quindi un po’ stucchevole. Se però tu dici che spalmato sul pane è buono, corro in dispensa ad aprire il mio barattolo e lo provo 😉
Il tuo pane finisce nel mio forno in questi giorni, è assicurato!
Bisous
Oh che bello il tuo ritorno!!!! Complimenti allora per la “nuova” libreria e soprattutto grazie e complimenti per questo splendido pane!!!!BAci, Flavia
Sento un profuminooooooo!!!Bentornata Sabrine!!
pane, biscotti, zuppe. ma anche panini al quinto quarto, o minestre di chiodi, o soufflè di laniccia.
Purché tu ci sia.
PZ
Mi sa che qui per farinata si intende un altra cosa… quella toscana non è tanto unta: si cuoce in forno ed è una focaccia bassa e secchina. Mi sa che la vostra versione è decisamente preferibile!
Stavo meditando anch’io su un pane alla farina di ceci, ma non avrei pensato di aggiungerci del miele…
Ce l’ho!!! Stavolta la farina di ceci ce l’ho (mica come la farina di castagne dell’altro post…).
Ho tutto tranne il golden syrup…ma cos’è????? Che faccio ci metto il miele??? Oddio sono di nuovo in crisi… Ma questo pane lo faccio lo stesso. Evviva che sei tornata mia cara Sabrine!!!
Un abbraccio stritolante
Anna
P.S. Ci posti qualche foto della tua casetta?
Certo che il tuo trasloco è paragonabile alle peripezie dei nostri nonni che partivano per l’America: te ne sono capitate di tutti i colori! E mi piace immaginarti così: veleggiare in un mare di trementina verso la nuova terra, governando i flutti con un capace mestolo, una tovaglia per vela e le cose più care in un cestino da pic nic. Un abbraccio solidale.. leggerti è sempre una gioia. Le tue ricette strepitose. Torna al blog quando puoi… io ti aspetto sempre. Carla
E’ un piace rileggerti Sabrine,
spero che tu possa al più presto ritrovare la serenità in tutte queste peripezie e non mollare il blog, torna quando puoi.
Le tue ricette son sempre così spiegate bene che fai venir voglia di provarci, quest’ultimo pane che hai sfornato sembra di sentirne il profumo,
un abbraccio,
Amalia
ci siamo ci siamo!!!! sono molto contenta del tuo “ritorno”. ottimo il pane!!!!
per il resto…beh…anche io ho i lavori in casa e non ti dico!!!!!!
silicone, vernici….uuuff!
Che gioia poter leggere una nuova puntata del tuo trasloco avventuroso, e poterci pure unire una serata a “tutta farinata” da cui scaturisce un pane nuovo e profumato!
E dato che qui in Arabia il golden syrup si trova facilmente in ogni supermercato, usero’ la tua definizione in Italia, per cercarlo, tanto per vedere…l’effetto che fa 🙂
A presto!
La Femme du Chef: Confermo: la farinata di ceci va mangiata nella stagione fredda: alle nove in punto, e solo se fuori non piove e non c’è nebbia… Mentre per il piano B non c’è stagione: il pane con farina di ceci va bene sempre. E’ un pane “rustico”, ingentilito dal golden syrup. Che merita di essere assaggiato da solo (meglio su un po’ di buro…), in quantità minima, su una bella fetta di pane tostato. Provaci e fammi sapere. Ovviamente, quest’ultimo invito vale anche per il pane di ceci: aspetto notizie tue e della sfornata. Ciao!
EliFla: Che bello riavere gente in giro, che sniffa pane alla farina di ceci come fosse un “parfum d’ambiance”! Ciao Flavia, a presto
Pagnottina: Non vorrei si trattasse di pane con farina di ceci… nel qual caso, ti consiglierei di procedere con lievito e farine. E di accendere il forno… Ciao!
Pillow: Ecco, un panino al quinto quarto me lo posso pure inventare… ma una minestra di chiodi spero proprio di non propinarla mai a nessuno! Anche se abbiamo rischiato di infilare un avanzo di polvere di gesso nel barattolo della farina. E – giusto l’altro ieri – uno scambio tra yogurt al malto (home made) e pittura della libreria: stesso, identico colore, stesso cucchiaino. Roba da scriverci un post! Quanto al soufflé di laniccia, avrei bisogno di sapere cos’è la laniccia… poi magari ci provo. Purché voi ci siate. Un caro saluto
Ti seguo da qualche giorno, complimenti per il blog 🙂
La ricetta sembra squisitissima, tornerò con più calma a leggerti 🙂
Micaela (Nega)
Onde99: La farinata non è necessariamente untissima: ma certo contiene olio e si cuoce in una teglia molto unta. E nemmeno direi che somiglia a una focaccia (forse perché non è lievitata?…). In ogni caso, se è fatta bene è tutt’altro che secchina… Insomma: mi vuoi spiegare com’è la tua versione?!? Perché, a questo punto, la curiosità è tanta… almeno quanto quella di sapere se questo pane alla farina di ceci è di tuo gradimento. Un abbraccio (sempre felice della nuova shabby-cucina?)
Anna: Lo sapevo: questa storia del golden syrup metterà in crisi un po’ di gente. E mi dispiace. Però in fondo il blogging è anche questo, no? Scambio, che genera curiosità… Allora: il golden syrup sembra un miele trasparente, solo un po’ più ambrato. E’ uno sciroppo di zucchero invertito, sottoprodotto della raffinazione dello zucchero di canna. Aromatico (ma molto meno della melassa), se lo usi a dosi minime (come dolcificante o da spalmare sul pane) è un’alternativa molto interessante a zucchero e miele. Se non lo trovi, puoi sostituirlo in questa ricetta con del miele non dolce e aromatico, uno di quelli scuri… e la crisi passa! Se hai bisogno di una mano sono qui. Grazie per il commento affettuoso e a presto!
PS: io sono una molto schiva… ma a questo punto, qualche foto la scatterò… sarà un modo per invitarvi. E mi farà piacere
l’acqua ‘dorosa: Non mi permetterei mai di paragonarmi a quegli epici migranti: ne ho grandissimo rispetto. Ma certo, nel mio piccolo, vengo da mesi “impegnativi”: anche navigare tra flutti di trementina ha i suoi pericoli! E’ bellissima l’immagine di me che mi hai regalato: ti citerò. E mi farà piacere pensare a te come a una delle mie amiche di penna e di fornelli. Grazie
PS. lo sai che quando leggo il tuo nickname mi piace farlo a voce alta? E’ per via di quella “o” che manca… mi piace pronunciare “?dorosa” con quella “d” che hanno gli umbri e certi marchigiani…
Qui a Livorno la farinata di ceci si chiama torta, è una tradizione, si cucina semplice senza cipille o altre cose, solo acqua, farina di ceci olio e sale. Tipico è il 5 e 5( il nome è deriva dal fatto che in passato si ordinavano 5 lire di pane e 5 lire di torta ): panino francese o focaccina ripieni di torta, favoloso!
Proverò il tuo pane sembra buonissimo!
Sabrine Sabrine, quando fai capolino è come se arrivasee il vento di primavera, carico di novità e dolci porfumi.Ancora una volta non ti sei smentita!Un giorno ci svelerai dove hai preso dimora?
Che bello questo pane!
Sempre bello leggere i tuoi post, ma sei sempre così presa con la casa? Bacioni.
hahahaha domani subito dal droghiere a comprare il golden syrup, voglio vederlo cedere dallo sconforto 😉
Ma in mancanza potrei usare dello sciroppo d’acero? appure avrei uno sciroppo di datteri che mi ha portato mio fratello dall’Oman…non l-ho ancora aperto e non ho idea di come sia!!!
PS: i tuoi post sono sempre meravigliosi, e’ un piacere leggerti.
un bellissimo racconto ed una stupenda pagnotta calda e profumata! non ho mai provato nè la farinata, nè la farina di ceci.. ma me ne hai fatto venire una voglia!!! a presto
E noi che ci limitavamo al classi co pane di ceci?! con una marcia in più la tua versione e leggermente dolcino!
siamo davvero curiose di saperne il sapore!
baci baci e buon lavoro con la libreria 😉
Il racconto è davvero piacevole, anche se sono uscita anche impuzzata fino alle mutande! ;)))
il racconto è simpaticissimo e ben scritto; mi sembrava davvero di esserci in quel locale! In più… da ligure doc la farinata la adoro! Qui da noi si fa col cipollotto… è buonissima!
Il tuo pane è particolare voglio proprio rifarlo; per ora me lo segno…
A presto
Ben ritrovata Sabrine
come sempre i tuoi post si leggono tutto d’un fiato.
Bellissima ricetta che mi sono già stampata, la proverò prima dell’estate per smaltire l’ultimo sacchetto di farina di ceci
A presto
Uso da tanti il golden syrup ma non saprei dove trovare il malto d’orzo.
Per l’uso della farina di ceci direi… stupendo!
Ma quanto mi mancavi, ero proprio in astinenza! Adora la farina di ceci e adoro la farinata, che in casa nostra si cucina spesso. Ti ho invidiata, sai, per la tua serata nella cittadina di provincia, per i sapori, per gli amici, persino per il leggiadro afrore finale che ti ha accompagnato a casa. Son le cose che mi piacciono di più, così semplici che fanno quasi arrossire. Grazie per la spiegazione sul come dare la forma al pane, mi mette sempre un po’ in crisi.
Wow what a blog you have, delicious!!!Everything looks so great, and your photos are amazing…
Thank you for visiting mine today, and being my 500th follower 🙂
Ciao Sabrine, è sempre un piacere rileggerti. Ultimamente ti penso spesso, ho in mente di rifare il tuo favoloso pie di fragole che l’anno sccorso mi era piaciuto moltissimo. Spero di farcela…ora però c’è anche il pane col golden Syrup 😉
Mi devo organizzare al meglio.
Un bacio
E visto che per le sue caratteristiche questo golden syrup potrebbe resuscitare le farine senza glutine occorre che mi informi sulla sua composizione e se è sicuro lo cerco 🙂
Bello il pane, da convertire gluten free…
Grazie 🙂
Simpatico questo racconto, indispensabile per far avvertire anche a noi il profumo di questo pane, mi sembra di sentirlo, bravissima!
bene che interessante questo pane, da provare con il golen syrup
Sono di corsa ma un commento non posso non lasciartelo 😛
E se facessimo un patto?! 😛
mentre io preparo una tabella di conversione del pane con il lievito madre…tu mi dici dove trovo questo posto dove si mangia la farinata appunto…io ci vado e chiedo la cortesia se posso lasciare per una loro cliente affezionata un cadeau…e cioè una macchinetta napoletana con “ammaccatura originale”. A loro per la cortesia lascio una caprese 😛
A me pare perfetta la cosa…che dici?! 😛 ehheheheheh
Ciao Sabrine!Contenta di leggerti di nuovo.Ottima questa ricetta come tutte le tue ricette, da custodire.
e non ci potevi mica lasciare a secco ancora a lungo, cara sabrine, qua si va in crisi di astinenza.
solito racconto esilarante, e solita ricettina rustica ma chic, come sei tu.
per inciso, sai cosa ho in programma per stasera? farinata di ceci (ma qui la chiamiamo cecina). buffi i casi della vita, vero?
c’è anche in versione scura il golden syrup, ma non mi fa impazzire, sa troppo di liquirizia, questo pane invece…… son già davanti al forno!
ciao sabrine!!!!!
Che bello questo racconto! Scrivi benissimo!
La ricetta è deliziosa, divertente (lo so non dovrei utilizzare questo aggettivo ma è così): insomma mi piaceeeee!
Bacioni ! Titti
Adoro leggere i tuoi post, i ceci e il golden syrup…quindi con questa ricetta ho fatto bingo! Buono buono buono! 🙂
Che piacere leggerti, Sabrine! I tuoi post sono sempre così garbati, misurati e gradevoli!
Questa ricetta è una mano santa: il risultato è splendido e mi permette di finire la farina di ceci e la lattina di Golden Syrup!
L’augurio che il profumo di Primavera sopravvanzi rapidamente quello della trementina, nella tua bellissima nuova casa!
come sempre ottimo post e ottima ricetta. Che buono deve essere questo pane… non capisco se il sapore è un poco dolce o se il dolce lo si sente solo nel profumo… comunque mi piace molto la farina di ceci e, se mai avrò il coraggio di rifare il pane (esperienze passate davvero deprimenti!) lo provo!
come vorrei vedere la tua libreria e la tua casa.. non per curiosità ma perchè dai tuoi racconti fatti di parole, profumi ed emozioni mi immagino un posto meraviglioso.. caldo e accogliente… dove il tempo si è fermato.. un bacio
Tesoro sai sempre come incatenarci ai tuoi post…i tuoi racconti mi incantano e poi sai che mi piacerebbe vedere quesat fantomatica libreria perche nn c’è la mostri???Sono troppo curiosa come sono curiosa di assaggiare questo pane cosi particolare e profumatissimo!!!Bacione buona Pasqua tesoro,Imma
Sabrine io sono con gli scatoloni e non ho ordinato neanche un mobile perche´risulta che la casa che abbiamo “ordinato” non si sa quando sará disponibile, peró, si o si, devo uscire da questa il 30 aprile !sono al bordo di una crisi di nervi……..
Nel frattempo ti accompagnerei volentieri a mangiare la farinata: delizia gluten free.
Qui a Baires la chiamano fainá…..chissa perché :)…
Bellissimo questo pane, archivio per gli altri della tribú che mangiano glutine.
Baci, Simonetta
Ci siamo ci siamo, siamo sempre qua, giusto per goderci questo bel pane, curioso porpio per gli ingredeinti magari ce lo prepariamo per pasqua 🙂 tanti auguri
se ti va…OrtoDolce http://lortodimichelle.blogspot.com/2011/04/ortodolce.html
Bentornata cara con questo pane fragrante (non ci crederai ma stavo proprio cercando un pane con i ceci…da smaltire ;-). Anch’io ho scoperto il Golden Syrup in Inghilterra ma oggi mi hai aperto un mondo.
Sono sicura mi piacerebbe molto stare a casa tua in mezzo ai miei profumi preferiti 😉 Grazie come sempre per l’ironia e la leggerezza con cui racconti la vita.
Le tue storie sono sempre avvincenti!!!! e poi….anche a me piace un sacco la farinata!!!
Tanti auguroni Sabrine, a dopo Pasqua!
prima cosa: bentornata!! adoro leggere i tuoi resosconti racconti e tutti gli aggiornamenti sulla nuova casa che sono troppo curiosa di vedere, sarà deformazione professionale…
questa benedetta libreria ormai è diventata un mito, ci vogliono le foto del prima e dopo!
io potrei vivere idi farinata ma me la devo fare da sola, locali come quello che descrivi è utopia pura! e l’indirizzo niente? lo tieni segreto tutto per te?
cmq mi hai fatto venire voglia di fare la farinta con la salsiccia(mai provata) e mi hai fatto ricordare che è un sacco di tempo che non faccio le focaccine di ceci. intanto prendo nota anche del tuo pane.
ok ho finito il romanzo!
Dear Sabrina,
First of all, I have to apologize for finding your message many days after you’ve left them for me. I didn’t mean to be rude and not have replied. Guessed I wasn’t expecting any comments from anyone haha! I felt so honoured to have you visited my quiet little corner.
So glad to read your long awaited new post again, the google translation may not have done you justice, but at least it gives me a little idea.
Well come back Sabrina, look forward to reading more of your post from now on.
Happy Easter!!
il golden syrup era nella mia valigia di ritorno da Londra, assieme ad altre cosucce prese in diversi supermercati e negozietti (povero marito…) sapevo che sarebbe tornato utile 😀
tanti auguri!
22 aprile (oggi)
Earth Day
41 Festa della Terra
Se vuoi celebralo, vai in http://www.cucinaamoremio.com prendi il logo ed esponilo.
Grazie.
Dann/www.cucinaamoremio.com
Sono di passaggio solo per augurare a te e famiglia una Buona Pasqua!
Un saluto veloce, auguri di una serena Pasqua, bacioni Mariacristina.
..anche io adoro la farinata, ed il posto dove vado a mangiarla, quando sono in liguria, è proprio simile a quello da te descritto..personale compreso!!
Un abbraccio e buon riposo in queste feste!!
Mi è piaciuto leggere il tuo post, e il tuo pane è così delizioso e bella!
Ciao!
xoxo
Sembra favoloso…e che bella crosta scura! Cerco il golden syrup!
ahimè,ho provato a cercarlo e chiederlo ma del golden syrup non c’è traccia. proverò col miele…ma domanda scema, e se provassi col maple syrup, quello grade A non troppo forte? ne ho uno buonissimo dritto dritto dal Vermont.
O senno il corn syrup (quello a basso contenuto di fruttosio che non fa troppo male)?
cara Sabrine,
la farinata è spaziale, sono d’accordo.
E mi hai incuriosito nel provare anche questo pane profumato, con annessa mossa da prestigiatore.
Ti chiedo: puo’ essere utile allenarsi nel togliere la tovaglia senza far cadere i bicchieri??
😉
un caro saluto!