Le ciambelline alla birra del muratore

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Ciambelline dolci alla birra

Avete letto bene: sono biscotti alla birra. Ma io non mi sono data all’alcol. Semplicemente ne ho trovata una mezza bottiglia svampita in frigorifero.

Questo è un posto nel quale la birra scorre a fiumi: ogni occasione è buona per mandarne giù una. E non parlo di ragazzi e muratori… no, no… qua perfino le signore si attaccano alla bottiglietta. Io non ho potuto far altro che adeguarmi: ci ho messo un po’, ma ho dovuto smetterla con il mio solito succo di pomodoro. Ho tenuto duro soltanto sulla forma: è più forte di me, non riesco a bere dalla bottiglia.

Con la birra ho un conto in sospeso da quando una sera – una afosissima sera – ho aperto il frigo per stapparmene una e l’ho trovato vuoto. C’è un bar sulla piazza, non sarebbe stato un problema scendere a comprarla. Se non che questa è una piccola città, piuttosto incline al pettegolezzo, e una signora che scende all’una di notte al bar sotto casa a comperarsi una birra non sarebbe passata inosservata. Nessun dubbio sulla diagnosi: alcolismo. “Poco male – ho pensato – vorrà dire che di birre ne comprerò due: giusto per sviare il barista…”
Ho infilato le chiavi nella toppa e… ho capito che ero completamente fuori strada. Due birre sarebbero state molto, ma molto peggio di una.

Dò già abbastanza nell’occhio: non solo tengo a bada un cantiere pur non avendo la pancia e una barba di due giorni (il commesso del ferramenta mi fa molta pubblicità), ma ogni tanto oso perfino andare in pizzeria con un amico (le prime volte ci davano un tavolo in fondo con aria complice, poi ho spiegato al cameriere che sono bigama, alterno un marito biondo a uno castano, e da allora sono tutti più rilassati). Insomma: non me la sono sentita di esagerare… e mi è costato molto.

La mattina dopo sono andata al supermercato più vicino, ho comprato tutte le birre che potevo trasportare, e ho stipato il frigo. Quando mio marito (quello castano…) è arrivato si è preoccupato moltissimo.
“Ma… tutte queste birre?!?”
“Sono per te. Anzi: per una giusta causa…”
“?!?”
E mi è toccato spiegare che erano lì a salvaguadia della sua reputazione.

Da allora, in questo frigorifero una birra c’è sempre. E siccome non riesco a finirmela da sola (… nonostante i miei sforzi continuo ad essere una noiosissima ragazza di sani principi), capita che ci rimetta il tappo e la usi per un risotto, un arrosto o una pagnotta. Da ieri so di poterla usare anche per i biscotti. Semplicissimi, rustici biscotti da muratore. Perché questo cantiere è ormai prossimo alla fine, c’è un’aria allegra e io continuo a metter su caffettiere da sei a tutte le ore. Di là dal cellophane

Il servizio è spartano: bicchieri di carta con il numero dei cucchiaini di zucchero scritto a pennarello (ormai li so a memoria…). E un cesto di biscotti, dopo che il piatto del primo giorno s’è rotto. Il cercatore di lumache col fazzoletto in testa ha raccolto i cocci e poi, con lentezza da gasteropode, ha infilato le ciambelle rimaste in un pezzo di fil di ferro: “Non stia a portare un altro piatto, signora. Al mio paese vendevano le ciambelle così, quand’ero piccolo… Però le facevano più grandi…”

Dal fil di ferro siamo passati al cestino. Attraverso le stanze sotto una nuvola di polvere e mi siedo su un bidone di pittura. Mi spiegano come fissare i chiodini d’ottone sulle bocchette per le chiavi senza scalfire la vernice, mentre continuo a fare gelatine di frutta (sta diventando una fissazione… ). Una teglia di biscotti dura un giorno: si inzuppano nel caffè, come da tradizione.

Così è solo per somma devozione alle usanze locali che ieri nei biscotti ci ho messo anche la birra. Che nessuno possa dire che io le tradizioni non le rispetto. Anche se in pizzeria alterno un marito biondo a uno castano. E tengo a bada da sola una ciurma di operai. Con i quali ho ormai un rapporto cameratesco: mi considerano finalmente un vero uomo.

“Signoraaa? … ma si è portata di là il martello un’altra volta?”
“Ma cosa dice… la smetta di prendersela con me tutte le volte che non trova un attrezzo…”

 

LE CIAMBELLINE ALLA BIRRA DEL MURATORE

INGREDIENTI

farina bianca 00: 150 gr
farina d’orzo integrale: 50 gr
zucchero di canna: 4 cucchiai (più altri 2 per decorare)
birra: 4 cucchiai(anche 5… dipende dal vostro cucchiaio)
olio extra-vergine di oliva:
4 cucchiai
bicarbonato: 1/2 cucchiaino
latte: quello che basta per spennellare i biscotti

Accendete il forno a 180° e rivestite una teglia per biscotti di carta forno.

Mescolate in una ciorola le farine con il bicarbonato e lo zucchero. Aggiungete l’olio e la birra (leggere nota a fondo pagina, please…) e lavorate prima con il cucchiaio e poi a mano finché l’impasto non diventa una palla (maneggiatelo il meno possibile).

Fate riposare in frigo per un quarto d’ora, poi stendetelo col mattarello a uno spessore di circa 7-8 millimetri (queste sono ciambelline cicciotte). Tagliate i biscotti, metteteli nella teglia, spennellateli con il latte e spolverizzateli di zucchero di canna.

Cuocete per 10 minuti, poi estraete la teglia dal forno, girate i biscotti e infornate per altri 5-10 minuti. Fateli asciugare nel forno spento e aperto (o su una gratella da pasticciere).

Potete conservarli in una scatola di latta per una settimana… se non avete figli o muratori per casa.

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C’è cucchiaio e cucchiaio…
… e il mio è di quelli vecchiotti (un’eredità della prozia Gaetana), molto capienti perché più profondi di quelli in voga al giorno d’oggi. Perciò, se non avete a disposizione il cucchiaio di una prozia, vi consiglio di aggiungerne uno in più (forse anche due…) di birra. Tenendo presente che l’impasto non deve risultare troppo morbido… altrimenti i biscotti non vengono friabili!
Grazie a Silvia, che con il suo commento mi ha permesso di correggere il tiro (e di rifare questi biscotti alla birra, che a me piacciono tanto, anche senza muratori in casa…)