Il metodo Pan di Spagna
“Ma dove sei stata?!?” mi ha detto mio marito aprendomi il portone.
“In una fabbrica di pane abbandonata: e ho trovato le porte che mancavano!” ho risposto, togliendomi una ragnatela dai pantaloni.
Si dà il caso che – al netto dell’imminente trasloco e di svariate altre attività riconducibili alla fattispecie “lavoro”- negli ultimi tempi io stia seguendo anche la ristrutturazione di parte di una vecchia casa, uno dei poli attorno ai quali ruota la mia vita logisticamente alquanto effervescente. Nulla di trascendentale… se non fosse che il tutto si svolge in un posto di gente simpaticamente bizzarra, nel quale il tempo scorre più lento che altrove, il lavoro risponde a logiche imperscrutabili e ognuno ha un fuso orario tutto suo.
Io non sarei per mia natura intimamente asburgica: ma non sopporto i numeri a vanvera. Così l’altro giorno, alle prese con l’ennesimo conteggio di porte diverso dai precedenti (ormai una specie di estrazione del lotto…) ho chiesto di andare a verificare di persona quante ce ne fossero, in quello che mi descrivevano come un magazzino.
Siamo arrivati, io e l’impresario che mi acccompagnava, in questo posto che era una fabbrica di pane in disuso: un capannone con dentro impianti e cose d’ogni genere, dalle cabine di lievitazione a vecchi mobili orientali e scatoloni di scartoffie. Le mie porte erano dietro un nastro trasportatore lungo dieci metri e alto due: le ante addossate fitte a una parete, incastrate tra loro e frammiste a pezzi di stipite e a frattaglie di serramenti di varia provenienza.
“Signora, stia tranquilla: almeno due ce ne sono…” mi diceva lui, soppesandole da lontano con lo sguardo.
“Ma se ce ne servono tre, scusi!? E non di ante: di porte. Perciò ne conti sei, per favore…” e intanto mi avvicinavo a quell’ammasso, ridotto a condominio per uccelli e insetti di varie specie .
“Dia retta signora, non le possiamo contare: bisognerebbe arrampicarsi lassù… non mi pare il caso…”.
A me invece pareva proprio il caso: e mi ci sono arrampicata, in cima a quel macchinario. Facendo leva su una poltrona da ufficio con rotelle (“Almeno me la tenga ferma col piede!” “Ma lei salga piano, però…”), infilando la mano in un anfratto fuligginoso (“Ma lì c’erano i residui di farina bruciata!” “E non me lo poteva dire prima, scusi?”), e rischiando di scivolare sul retino del nastro trasportatore (“Signora: per fortuna la corrente è staccata!” “Fa pure lo spiritoso, adesso?”).
Vi dirò: un’avventura niente male per una che non ha tempo per la palestra. E quando sono arrivata in cima alla mia vetta, mentre squarciavo a mani nude un groviglio di ragnatele e toccavo finalmente quelle porte, mi sono sentita Indiana Jones: senza cappello e senza frusta, ma con giacchetta blu e borsa vintage a tracolla.
E’ stato in quell’istante che ho sentito una voce estranea pronunciare un imbarazzato “Oh! Scusate…”.
Era il rappresentante di birre al quale è affittato metà del capannone. Insospettito dai rumori era venuto a dare un’occhiata: si è trovato davanti un signore con abito di velluto scuro impolverato e una signora carponi in cima a un nastro trasportatore per pagnotte, altrettanto impolverata, ragnatelata, e pure un poco scarmigliata. Ora – anche a non voler essere pettegoli – cosa avreste pensato voi? Quantomeno di trovarvi davanti a due completi squinternati…
Mentre tornavamo in città, il maestrale strapazzava folti ciuffi gialli e violetti, nuvole scure si addensavano sui pascoli e le poiane disegnavano cerchi nell’aria.
“Signora, nei prossimi giorni vedrò di chiamare il camioncino per le sue porte… Ma guardi che bello laggiù!” e la macchina sbandava briosa a ogni scorcio degno di nota.
“Questa terra è un incanto. Però io chiamerei il camoncino adesso, sa? Non vorrei le passasse di mente, dopo tutta quella fatica…”.
Quando sono arrivata a casa la piazza ferveva di vita: era l’ora dell’aperitivo. Io avevo voglia soltanto di una doccia e di qualcosa che mi trasportasse lontano, possibilmente più a nord. Mi sono preparata un té: bollente. E ho pensato che mettermi a montare tuorli e albumi fosse un’accettabile alternativa non-violenta agli improperi, per smaltire il nervoso.
Mentre recuperavo l’armonia con il mondo, solo un pensiero mi attraversava di tanto in tanto la mente: cosa mai racconterà il birraio?
Perciò questo non è soltanto un post, ma un appello: chiunque conosca un venditore di birre e lo senta raccontare la stravagante storia di una signora arrampicata in cima a un macchinario in una vecchia fabbrica di pane, si premuri, per favore, di correggere eventuali errate conclusioni. Spieghi che mi conosce bene – anche se solo di penna e di fornelli – e che sono in fondo una vecchia ragazza di sani principi. Con una certa inclinazione a non darsi per vinta…
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Del Pan di Spagna: che pare una ricetta e invece…
Il Pan di Spagna non è un ricetta: è un metodo. Perché gira gira, gli ingredienti quelli sono: uova, zucchero, farina e qualcosina per aromatizzare il tutto a piacimento (acqua di fior d’arancio, vanillina, scorza grattugiata di limone, o qualunque altro profumo si sposi bene col vostro umore e il vostro progetto culinario).
C’è chi sostiene che l’equilibrio perfetto tra ingredienti lo si ottenga solo pesando le uova, ma a me l’idea di mettere sulla bilancia tuorli e albumi fa passare la voglia di accendere il forno.
Però mi impegno su altri versanti: scelgo uova fresche e di galline allegre (cioè allevate terra), monto gli albumi a mano (è come per le meringhe: a me vengono perfetti solo così…), e asciugo in forno la farina perché perda ogni traccia di umidità (l’idea non è mia, ma di un tale Pellegrino Artusi).
Ma il mio segreto per un Pan di Spagna leggero è quello di aggiungere la farina alternandola agli albumi montati: un quarto di farina, un terzo di albumi, un quarto di farina, un altro terzo di albumi, e così via. Non è per il gusto di sovvertir le regole (che vorrebbero la farina aggiunta solo dopo gli albumi). E’ che se ce la metto alla fine, quando l’impasto è una nuvola spumeggiante e lieve, per quanto la setacci e mescoli con delicatezza la forza di gravità ha sempre la meglio: il composto tende ad “appesantirsi” e… addio nuvole.
IL METODO PAN DI SPAGNA
INGREDIENTI
(per uno stampo da 26 cm di diametro)
uova: 6 (medie)
farina 00: 160 gr
zucchero semolato fine: 160 gr
acqua di fior d’arancio: 1 cucchiaio (o il profumo che volete voi…)
Tirate fuori le uova dal frigo in anticipo (gli albumi a temperatura ambiente montano prima).
Accendete il forno a 170° e foderate di carta forno la base di uno stampo a cerniera da 26 cm, imburrando e infarinando i bordi.
Passate in forno la farina per 5 minuti (fate attenzione, perché non deve scurirsi…) e lasciatela raffreddare.
Separate i tuorli dagli albumi (facendo attenzione a che questi ultimi siano perfettamente privi di tracce di tuorlo, altrimenti scordatevi di riuscire a montarli).
Montate i tuorli e lo zucchero con le fruste elettriche per almeno dieci minuti. Iniziate a media velocità e aumentate il ritmo solo verso la fine: devono più che raddoppiare di volume e diventare quasi bianchi.
Montate gli albumi a neve fermissima (io li monto a mano con la frusta d’acciaio, e se volete sapere come faccio date un’occhiata alla mia “Summa Meringhiana”…).
A questo punto riprendete la ciotola con il composto di zucchero e tuorli, aggiungetevi l’acqua di fior d’arancio e un quarto della farina passata al setaccio e lavoratelo ancora un po’ con le fruste elettriche.
Deponete le fruste e armatevi di una spatola di gomma (ce l’avete, vero?). Aggiungete al composto un terzo degli albumi e incorporateli con tutta la delicatezza di cui siete capaci: movimenti ampi e lenti, nel minor numero possibile, dall’alto in basso.
Proseguite aggiungendo un altro quarto di farina (poca alla volta e sempre setacciandola) e poi un altro terzo di albumi e proseguite così: l’ultima aggiunta sarà di farina. Abbiate cura di continuare a montare gli albumi se vedete che sul fondo della ciotola c’è ancora del liquido.
Rovesciate il composto nella tortiera, livellatelo e infornatelo. Abbassate il forno a 160° dopo una trentina di minuti se vedete che la superficie si colora troppo. Cuocetelo per circa tre quarti d’ora (o poco più), ma guardatelo a vista: il Pan di Spagna ha bisogno di essere accudito come un neonato cagionevole. Lasciatelo nel forno spento per cinque minuti, poi aprite lo sportello gradatamente e lasciatelo dentro per un altro po’ prima di sformarlo e di metterlo ad asciugare su una gratella da pasticciere.
Ingredienti: acqua di f. d'arancio • farina bianca 0 e 00 • uova • zucchero semolato
Bentornata!
Sono felicissima di rileggerti!
Come sempre le tue storie mi divertono moltissimo. 🙂
Anzi, adesso che ci penso ho pure una cosina per te e la tua “raccolta dei limoni”. Oggi te la mando.
Il pan di Spagna è la mia bestia nera in cucina… Che sia la volta buona?
Buona giornata cara sabrine.
Bentornata ^_^ Si avvertiva la mancanza dei tuoi post, sempre così piacevoli da leggere tutto d’un fiato.
Ma esiste una vera ricetta (o metodo come lo chiami tu) del Pan di Spagna? Quello che ho “ereditato” dalla nonna non prevede albumi a neve ma uova intere montate allo sfinimento con lo zucchero. E raccomandazione assoluta “NON sbattere nè livellare” l’impasto nella teglia!!! Mah…
Buona giornata, un bacio
Ciao, grazie per averci fatto entrare in questa fabbrica di pane e per averci fatto vivere con la tua bravura nell’uso delle parole, la tua gita. Che ora è diventata nostra.
E’ un piacere passare da te.
Anna
sabine se il mio mito….avrei voluto vederti in cima al nastro trasportatore a squarciare raganatele….le donna quando si metteno in testa qualcosa niente puo fermarle!!!Per il tuo metodo per il pan di spagna mi sembra davvero validissimo,io di solito monto insieme uova zucchero pizzico di sale e aroma per 15 minuti fino al raddoppio poi aggiungo amido e farina in parti uguali setacciati e a volte se mi serve per un compleanno in cui nn voglio avere sorprese durante la cottura ci aggiungo il lievito ma raramente, il tutto in forno statico per circa 25 minuti e fino ad ora sta andando bene ma anch’io ho avuto le mie implosioni nel forno……applicherò il tuo metodo al prossima volta di sicuro!!baci imma
Cara Sabrine, che bello rileggere finalmente delle tue avventure! Grazie per i consigli per il pan di spagna che metterò in pratica alla prossima torta. Vorrei chiederti che ne pensi della torta all’acqua: monto 4 tuorli con 75 gr di zucchero e 4 cucchiai di acqua bollente, a parte monto 4 chiare d’uovo con altri 75 gr di zucchero e poi unisco il tutto e aggiungo 200 gr farina setacciata con 2 cucchiaini di lievito. Io lo trovo un impasto comodo, non ha molte uova ed è molto leggero. Mi trovo abbastanza bene. Tu che ne pensi? L’hai mai provato?
Baci
Annagiulia
Con delle spiegazioni così dettagliate è praticamente impossibile sbagliare! Grazie delle dritte, sempre molto preziose.
il pan di spagna ha un aspetto divino, tu scrivi benissimo e io sono felice di rivederti su questi schermi!!!
Per molto tempo ho odiato le torte con il pan di Spagna, e ho sempre evitato di farlo. Poi ho deciso di provare la ricetta di G. Pina e ho cambiato l’idea – sì, lui è uno di quelli che dicono che bisogna pesare le uova per il perfetto equilibrio degli ingredienti, e la cosa non mi è pesata, devo dire :)))
Buongiorno, intanto è un piacere rileggerti, sai che nella tua descrizione perfetta è dettagliata, sembrava che ero la ad assistere alla tua avventura???? Ma le porte poi sono arrivate??
Complimetoni per il pan di spagna e alla prossima, questa volta porta cappello e frusta….
Eccoti ed eccomi !!! ciao. bellissimo il tuo racconto nel quel un pò mi c ritrovo quando vado a frugare in una vecchia casa dove mio papà e i miei zii hanno messo un sacco di cose vecchie appartenenti ai miei nonni e bis nonni. Mi piace scovare qualcosa da rimettere a posto e adattare in casa. Una ricerca di versa dalla tua ma ti assicuro che in comune abbiamo ragnatele e polvere !!! il pan di spagna è divino ! bacione
Oddio, come mi sono divertita a leggere questo post! Sei una forza della natura 😀
Interessanti anche tutti i tuoi suggerimenti per ottenere il perfetto Pan di Spagna: tra poco sarà il mio compleanno e voglio fare una supertorta con una base impeccabile! Baci e buona giornata 🙂
P.s. E’ bello che tu sia di nuovo qui!
Ma che bello questo pan di spagna!
Non conoscevo questo trucco della farina, trucchetto assolutamente da provare!!
bentornata carissima signora squinternata.
faremo in modo di sostenere la tua alta reputazione, ai fornelli e non!
😉
Bentornata Sabrine, quanto mi mancavano i tuoi post. Tutte le volte riesci a trasportarmi fuori dall’ufficio con i racconti delle tue peripezzie 😉
Il pan di spagna è la mia bestia nera, anche perchè in casa si possono fare solo dolci più o meno light….6 uova per 160g di farina sono considerati “assolutamente out” quindi alla fine non lo faccio mai :-/
Ciao Sabrine… come sei brava nei tuoi post a descrivere le tue avventure :)… cmq per il pan di spagna sai che uso anche io il tuo stesso metodo e mi trovo benissimo…. 🙂
Ciao Sabrine!Bentornata(nel tuo eprfetto stile direi..).Anni fa sfornavo continuamente pandispagna:mi veniva benissimo e lo farcivo sempre in modi diversi e gustosi poi…dimenticatoio.Fortuna ci sei tu con le tue dritte preziose!Studio ora!Baci
Carolina: Carolina! Che bello trovarti in cima alla lista dei commenti! Il Pan di Spagna? E’ la bestia nera di un sacco di gente, in cucina. Ingiustamente, direi: perché basta qualche accortezza e lui se ne esce dal forno bello alto, perfettamente livellato, e leggero come un vero Pan di Spagna dev’essere. Perciò se ci provi sarei proprio felice di conoscere il risultato… In attesa di ricevere il tuo contributo per la mia vecchia zuppiera coi limoni, a presto.
Federica: Cara Federica, il piacere di ritrovarvi è anche mio. E davvero grande. Quanto al “metodo Pan di Spagna”, conosco anche la versione della tua nonna, che ha assolutamente senso e so che funziona bene. Pare che l’unico rischio sia che se si montano troppo le uova (e con le fruste elettriche è cosa possibile, al giorno d’oggi) il Pan di Spagna venga un po’ asciutto. Non è un gran danno se lo si deve farcire… Quanto al resto, io non lo sbatto assolutamente e lo livello appena con la spatola, perché sia pefettamente piatto. Buona giornata!
anna the nice: Cara Anna, non è che la mia in quella fabbrica di pane abbandonata fosse esattamente una gita… la definirei piuttosto un’incursione. Ma sapere che ero in compagnia (vostra) senza saperlo, questa sì è una gran soddisfazione! Come quella di veder uscire dal forno un Pan di Spagna fatto senza troppi patemi d’animo. A presto
dolci a… gogo!!!: Ciao Imma, mi fa piacere ritrovare anche te! Allora tu sei di quelle che fanno il Pan di Spagna montando le uova intere? In effetti so che si può fare… Ma solo 25 minuti di cottura? A che temperatura? Forse tu ne fai una dose inferiore alla mia, il che avrebbe assolutamente senso. Quanto al lievito… so che la tentazione è forte, ma per me il bello del Pan di Spagna è proprio la sfida alla forza di gravità! E ti dirò: da quando uso questo metodo, l’ho sempre vinta io…. Ciao Imma, a presto
Giuliedda: Cara Annagiulia, grazie per il tuo entusiasmo. E con quella faccina lì, sorridente e sornionamente in attesa, fai tanta simpatia… Il tuo impasto all’acqua bollente non l’ho mai provato, ma ho sentito parlare di questa tecnica. Penso che l’acqua bollente serva a far montare bene le uova… Io mi limito a tirarle fuori dal frigo con un bel po’ di anticipo. Mi chiedi un parere: l’unico modo che ho di dartene uno con cognizione di causa è di provare questa tua versione (e magari, per oggi in spiaggia, potrebbe essere un’idea…). Ma un vero Pan di Spagna il lievito non ce l’ha… il Pan di Spagna deve essere una sfida alla forza di gravità! Come le meringhe e il soufflé! Non è impossibile, sai? Provaci… A presto e grazie per la ricetta
Grazie infinite sabrine per questa spiegazione, mi sono sempre chiesta il perchè dei due diversi metodi (con e senza albumi a neve). In effetti la nonna montava le uova a mano e non correva nessun rischio. Finora mi è andata bene, ma fosse solo per curiosità la prossima volta voglio provare con il tuo sistema.
Posso approfittare e farti un’altra domanda? Io, e penso anche tu, inforno a forno caldo ma ho letto non ricordo dove di infornare a forno appena tiepido per evitare che il pan di spagna faccia subito la “crosta” in superficie (per cui lieviterebbe meno). Che ne pensi?
Grazie ancora, mi piace questo potersi scambiare consigli e suggerimenti…
questo racconto + questa ricetta = sei il mio mito. Nient’altro da dire.
ottima la tua tecnica e davvero un bellissimo pan di spagna soffice! ciao!
Bentornata cara con il tuo bagaglio di vita che riesci a raccontare con leggerezza, humour e umanità. Il pan di spagna è uno dei primi dolci-metodo che ho fatto e che viene sempre, sarà tutto l’affetto dato? 😉 Un abbraccio forte
Ben tornata Sabrine..e subito ti ritroviamo abbarbicata a strani attrezzi in disuso. Se per caso vedo il birraio da queste parti, non si sa mai, il mondo é´piccolo.. chiarisco l’equivoco…
Il pan di spagna viene bene anche gluten free, mi sembra interessantissimo il metodo che hai usato, proveró. Baci da quaggiu’..
BARBARA: Spero solo di aver messo qualcuno dei miei lettori nelle condizioni di sfornare un Pan di Spagna degno di tale nome senza troppi rischi… E se dovessi provare a farlo con questo metodo, fammelo sapere, ok? A presto!
giulia pignatelli: E io sono felice del tuo entusiasmo. E del Pan di Spagna… Ciao!
Dajana: Pesare le uova non ti pesa? Gioco di parole a parte, nel caso del Pan di Spagna fatto con questo metodo mi toccherebbe pesare separatamente i tuorli e gli albumi. Troppo per me… Ma adesso sono curiosa di vedere questa tua ricetta…
Fabiola: Le porte non sono ancora arrivate in cantiere e spero di non dover affrontare un’altra portoneide… Temo che ci saranno parecchi Pan di Spagna nelle prossime settimane. Causa nervoso da smaltire… Ciao!
Ale: Anche tu a rovistare tra pulci e ragnatele?!? Bene, mi sento meno sola… In questo periodo (due cantieri in due città) ormai ci ho fatto l’abitudine. E temo che anche se non sarà sempre Pan di Spagna, ci saranno parecchie ricette di quelle che mi richiedono un certo impegno “fisico” nelle mie prossime settimane. In funzione anti-stress. A presto!
Lucia: Almeno questa consolazione: far divertire chi legge. Perché io non è che fossi proprio così ridanciana, sul momento. Anzi, avrei voluto che il nastro trasportatore prendesse a funzionare e mi trasportasse oltre, verso il reparto impacchettamento: ne sarei uscita spiaccicata e sigillata nel cellophane, ma mi sarei sottratta allo sguardo più che eloquente del birraio… Comunque: attendo notizie tue e del Pan di Spagna. E… buon compleanno in anticipo!
Tery: Il Pan di Spagna mi dà sempre soddisfazione, perché è una di quelle ricette che affronto con il senso della sfida… e mi piace vincere. Auguro vittoria piena anche a te (se ci provi mi fai sapere? Ci terrei…) Ciao!
ah però!
interessante…
bentornata!
Bentornata dopo le fatiche…….e come sempre di una finezza incomparabile!!!!!!
vedo che continuano i tuoi “casini” e che effetivamente sei sempre ben presa, ma ti assicuto che leggere i tuoi post mi mettono di buon’umore perchè in fondo quello che capita a me non è niente nei tuoi confronti.
ragazza sei uno spasso.Un bacio!
Bentornata on line, mia cara!
Leggerti è sempre uno spasso, sembra ogni volta di “vedere” una puntata della mia serie tv preferita. Eh si, perchè le scene me le immagino proprio 🙂
Quanto al pan di Spagna, è semplicemente perfetto, e mi incuriosisce leggere quante versioni ce ne siano…la mia compresa, della mia anzianissima zia siciliana!
A presto 🙂
Tornata alla grande, e sempre così bello leggerti. Peccato non avere una tua foto sul nastri trasportatore! E in quanto al Pan di Spagna io di solito metto la farina tutta insieme, proverò come fai tu alternandola con gli albumi. Un abbraccio!
Stiamo ancora sorridendo, il birraio forse avrà pensato che stavi facendo free-climbing, ma chi se ne importa, tu hai raggiunto il tuo obiettivo e…avrei fatto lo stesso anche io, però quelle ragnatele a mani nude….mi sarei premunita di guanti, tuta, caschetto, occhiali…scherzo! Sei incredibile! Anche il pan di spagna è una bella impresa, ti confesso che mi ha incuriosito parecchio e sperimenterò al ritorno dalle ferie, premettendo che dobbiamo ancora partire!
Buona serata
Sabrina&Luca
Che magnifico post Sabrine, io confesso di non aver mai fatto il pan di spagna, l’ho sempre considerato difficilissimo ma tu mi stai convertendo, chissa’ mai che domani mi ritrovo ad asciugare la farina in forno, idea fantastica dell’Artusi, ma chi la sapeva? quindi grazie per la storia simpaticissima, e la ricetta che seguiro’ alla lettera. Un bacione.
Mh…il profumo di questo pan di spagna arriva fin qui…gnam…
grazie
Che bello questo post…!!Divertente la prima parte, buonissima la seconda!Brava deny
Il birraio che conosco io e che vende anche bombole da gas (strano connubio, no??) vende i suoi prodotti sull’orientale sarda vicino a Posada…. se non è lui, sta tranquilla! Che meravglia il tuo pan di spagna, il mio cresce benissimo in forno e poi, a forno spento, ancora prima di uscire, si siede… e rimane un disco un po’ gommosetto… quando tornerò a casa mi cimenterò con la tua ricetta! Ciao!
ciao! ho scoperto ora il tuo blog, è veramente bello, e ora non lo perdo più!!
E per fortuna che ti fanno arrabbiare sennò dove me la trovavi la forza spirituale di preparare un pan di spagna così!?!?!Porte antipatiche, si sa….tu di sicuro non stai loro in grazia…ma ribadisco: e per fortuna!Se ti devono venir fuori certi capolavori dopo un’arrabbiatura mi ci metto anch’io a stuzzicarti…anche se così mi sa che mi scordo la mia fettina di torta, vero!? ;P
Il tuo racocnto da Indian Jones alla ricerca delle porte perdute mi ha davvero divertito! sei uno spasso 🙂
ottime le dritte per un buon pan di spagna, io non ci ho mai provato…quindi consigli utilissimi per quando mi cimenterò:)
Bentornata!
Anche io di solito uso il metodo dello sbattere le uova intere, ma questa tua versione è assolutamente ragionevole e da provare! Grazie per la dritta, a presto!
e’sempre bellissimo leggerti,bentornata 😉
Non conoscevo la tecnica “dell’asciugatura della farina in forno”, la proverò presto, tanto più che di recente ho preparato il pds senza lievito e la buona riuscita è stata fonte di grande soddisfazione: non mi ferma più nessuno 🙂
Mi piace la tua spiegazione del pds, hai ragione è un metodo! voglio provare anche io ad alternare albumi e farina…anche io non uso il lievito, le uova aiutano a farlo crescere.
Ciao e ai prossimi pasticci… ;D
Oh, che storia!… Non conosco quel birraio, ma credo proprio che non andrà a raccontare in giro storie strampalate..
Bella spiegazione del pds, voglio provare il tuo metodo!
baci
Mi sembrava di essere nel bel mezzo di un libro di Italo Calvino a leggere la tua storia… e poi anche come “racconti” il tuo pan di spagna…
Brava
Stefania
Anche durante il nostro corso di pasticceria mostriamo ai nostri allievi come fare il pan di spagna in casa.
Per farlo diventare alto e morbido, occorre montarlo bene e la planetaria in questo caso dà un aiuto notevole.
Bella foto 🙂
Gaia: Grazie! E… conto sul tuo sostegno alla mia reputazione! A presto
elenuccia: Mia cara, nessun dolce è light: per definizione. Un dolce dev’essere un lusso, da non permettersi tutti i giorni. Per cui, quando lo si fa… lo si faccia con tutti i crismi! E con tutte le uova che la ricetta richiede… A presto
Pasquy: Davvero anche tu fai il Pan di Spagna in questa maniera? Mi fa piacere, mi sento meno sola… A presto!
Saretta: Certo che un bel Pan di Spagna, farcito come vuoi tu, ci sta bene tra una pausa-studio e l’altra: montare gli albumi aiuta la concentrazione. E consente di scaricare la tensione. Buono studio! Con o senza Pan di Spagna…
Federica: Come vedi i due metodi non sono poi così distanti, se consideriamo che oggi i tuorli li montiamo con le fruste e un tempo si montavano a mano. Quanto alla temperatura del forno, non ho mai sperimentato l’infornata tiepida: a me il Pan di Spagna viene perfetto, senza alcuna crosta. Anzi: ha una superficie morbidissima che pare velluto. E direi che è alto a sufficienza… Felice anch’io di poter scambiare consigli e suggerimenti (scusami la risposta in ritardo). A presto
meringhe: Andiamoci piano… anche se per arrossire questa è la stagione giusta: con l’abbronzatura non te ne accorgeresti. Grazie di cuore. A presto!
FairySkull: Con questo sistema il Pan di Spagna viene sofficissimo e perfettamente lievitato: senza lievito, ovviamente. Sennò che Pan di Spagna è? A presto!
Edda: Cara Edda, che piacere risentirti! Tu mi parli dell’affetto che dedichi al tuo Pan di Spagna: e io ti dico che non c’è ingrediente migliore per farlo lievitare a perfezione. D’altronde non è l’amore l’ingrediente segreto per far funzionare tutto nella vita? A presto
Glu.fri cosas varias sin gluten: Se lo incontrassi dalle tue parti sarebbe un birraio un po’ sottosopra: il che, unito agli effetti della birra che suppongo beva in quantità, potrebbe portarlo a raccontare cose ancor più strane di quelle che ha visto… In definitiva: conterei sul tuo intervento a sostegno della mia reputazione. E sarei curiosa di conoscere la tua ricetta di Pan di Spagna gluten-free. Saluti da quassù
mammalellella: Ti dirò… è pure buono. Il Pan di Spagna, non il birraio… Ciao!
memmea: Grazie. In effetti scalare quel macchinario è stata una fatica… il Pan di Spagna in confronto è un divertissement! A presto
lucy: A tutti capitano delle cose più o meno seccanti e noiose, nella vita di tutti i giorni. Basta prenderle con quel po’ di sano distacco che in molti chiamano filosofia: e riderci su. A presto!
arabafelice: Grazie! E consentimi una domanda: ma la ricetta del Pan di Spagna della tua zia siciliana è tanto diversa? Sarei curiosa di conoscerla… A presto!
Che piacere tornare a trovarti dopo le vacanze..ho letto i tuoi ultimi post di un fiato..
Mi mancavano! Scrivi davvero bene, racconti la tua vita come fosse un film..e riesco ad immaginare perfettamente ogni dettaglio..
Un abbraccio
Silvia
Lo proverò ..lo voglio provare…lo voglio saper fare da tanto e le tue indicazioni mi sembrano il punto giusto da cui iniziare! Ti faro’ sapere ..intanto grazie! Ciao f&u
Silvia: Cara Silvia, rispondere a un commento dopo quasi sei mesi fa un po’ ridere… e infatti questa non è la risposta al tuo gentile commento, ma un saluto. A presto
Fico e Uva: Dopo un’eternità scopro questo commento, e mi chiedo: ma l’hai poi provato questo Pan di Spagna? E con l’occasione ti mando un saluto. Ciao!
:-DDD
a questo “semplice” pandispagna serviva giusto un pizzico di… intrigo! troppo divertente.
roberta cobrizo: Ci crederesti se ti dicessi che l’intrigo in questione è ancora parzialmente irrisolto? Nel senso che quelle benedette porte non sono ancora al loro posto in casa mia… In compenso, di Pan di Spagna in questi dodici mesi ne ho fatti diversi: tutti semplicissimi e perfettamente riusciti. Provare per credere. Ciao!
Cara Sabrine, grazie!
Strepitoso, morbido, profumato e solo leggermente dolce… io l’acqua di fiori d’arancio non l’avevo (ma è già nella lista della spesa) e ho messo la scorza, ma forse avrei dovuto esagerare un po’ di più..se a molti non piace (compreso in casa mia), io cerco la più amara che c’è!
PS: una domanda (assolutamente fuori luogo, visto che è improbabile che debba resistere più di un quarto d’ora dopo essere stato sfornato): quanto tempo rimane soffice? dici che un paio di giorni li tiene? grazie!