E’ nata una cucina…

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La cucina di Fragole a Merenda

Tranquilli: questo non è un post sui fiori edibili… e per la verità non so nemmeno se le peonie si possano mangiare. E’ solo che ci vuole un fiocco rosa in certe occasioni, e io oggi un fiocco non ce l’ho. E l’unica cosa rosa a portata di mano (fatta eccezione per una rapa un po’ fané, niente affatto fotogenica…) è un mazzo di peonie appena comprato al mercato: insieme a fragole, ciliegie, fiori di zucca, basilico e piattoni.

Perché oggi è un giorno speciale: il giorno del mio primo giro tra le bancarelle di frutta e verdura da quando abbiamo traslocato. Mi ci sono voluti otto lunghissimi mesi per arrivare fin qui: mesi trascorsi tra operai e falegnami, oppure con il pennello in mano tra effluvi di cere e trementina. E anche se la mia lista di lavori para-edili non è ancora del tutto esaurita (vi terrò informati…), almeno in cucina si respira un’aria di normalità. E per me è davvero un grande risultato…

Così ho deciso che oggi si festeggia. E mi scuserete se questo post non contiene una ricetta: lo so, non è carino far festa senza neanche l’ombra di un dolcetto, soprattutto se una si dà arie da foodblogger. E’ che avrei deciso, per una volta, di deporre quella mia specie di corazza che chiamo “discrezione” per invitarvi… oltre la porta. E credetemi: anche questo, per me, è un risultato. Non ho potuto fare a meno di pensarci in tutte queste settimane, mentre a colpi di pennello cambiavo colore a vecchi e nuovi mobili (e anche a qualche ciocca di capelli…). Perché questa non è solo la mia cucina nuova: è anche la nuova cucina di Fragole a Merenda…

La cucina di Fragole a Merenda

Ve l’avevo detto che la situazione tavoli a casa nostra è un po’ complicata… In sala da pranzo c’è un tavolo-seppia, che macchia di nero chiunque gli si avvicini. La scrivania non c’è ancora, sostituita al momento da un vecchissimo tavolo facente funzione ma troppo alto per riuscire a lavorarci (e poi in quella stanza il wi-fi è come se non esistesse…). E allora mi sono organizzata un kitchen office su un minuscolo tavolino da bistrot, sul quale riesco a far stare persino la caffettiera. Non c’è spazio per molto altro, ma il lato positivo è che… ho sempre la scrivania in ordine!

Così è da qui che scrivo i miei post, con lo sguardo che vaga sui tetti e la meravigliosa sensazione di galleggiare sulla luce (d’altronde è stato proprio davanti a questa finestra che quel raggio di sole mi ha trafitto… facendomi innamorare). Sto bene su questo piccolo tavolo stortignaccolo, recuperato in un mercato delle pulci e passato solo con una mano di vernice trasparente. A me piacciono gli oggetti “con le rughe”, quelli che hanno avuto una vita e non se ne vergognano. Ma non tutti sono del mio avviso: mia madre, per esempio, non si dà pace.
“Guarda che bello, mamma, questo tavolo avrà avuto almeno tre vite…”
“E proprio tutte a te doveva venire a raccontarle?!?”

La cucina di Fragole a Merenda,

D’altronde che ci posso fare se io e gli oggetti botox-free ci piacciamo? Le posate, per esempio… Ne ho una collezione che sarebbe improprio chiamare “servizio”: una diversa dall’altra, ma tutte rigorosamente ammaccate. Però funzionano a meraviglia… e poi mi ci affeziono. Le scelgo tra quelle più scalcagnate, quelle gettate in un angolo e tutte annerite che le signore si guardano bene dal toccare per non sporcarsi le mani. Costano molto meno, e poi: volete mettere il gusto della scoperta?

Le ciotole sono un altro capitolo della mia credenza: nuove, ma praticamente tutte uguali. Non faccio apposta, anzi mi impegno per cercarle diverse. Ma quando torno a casa sono identiche alle altre, se non fosse per quella lieve sfumatura di colore…

La cucina di Fragole a Merenda

Poche pentole, ma come si deve: senza spendere cifre folli. La mia preferita? Quella di ghisa, pagata 30 euro a una svendita perché senza blasone: funziona a meraviglia, dall’agnello stufato al pane. E poi, se proprio devo dirvela tutta, io la trovo elegantissima in quel tubino nero senza firme alla moda.
Seconda in classifica la mia adorata pentola da risotto d’alluminio pesante (mensola al centro, sotto il colapasta bianco): non potrei vivere – né mantecare – senza…

In questa casa le pentole stanno dietro la porta a sinistra della mia mini-scrivania da bistrot: non c’è una stanza, ma una nicchia che funziona da credenza. Ha avuto bisogno di un po’ di make-up, ma quale signora gira senza un filo di trucco? (stuccature e pennellate a cura della sottoscritta, ça va sans dire…)

Hey?… lo vedete quel barattolo di latta sul primo scaffale in alto? E’ lì che tengo i miei stampini per biscotti… Siccome continuo a comprarne, farceli stare tutti è un esercizio di incastro, una cosa molto zen che richiede equilibrio e pace interiore. Perciò non rispondo al telefono, quando ripongo i miei stampini per biscotti. Sappiatelo…

La cucina di Fragole a Merenda
La cucina di Fragole a Merenda

Ora, non vorrei deludervi, ma la mia dotazione di elettrodomestici da cucina è davvero ridotta all’osso. Il mixer è vintage (ma non di quelle riedizioni che vanno di moda adesso… è proprio stagionato di suo), il frullatore ad immersione è ultrabasic, l’impastatrice, la macchina dell’espresso e quella del pane non esistono. Le fruste elettriche sono nell’altra cucina (alzo le mani: è un altro post). Insomma: avete capito che quando vi racconto che monto tutto a mano faccio sul serio. E infatti continuo a comprare fruste d’acciaio. E piccole pinze da bucato di legno, per tenere bene in vista il foglietto con le dosi…

Lo spazio dedicato alla lavastoviglie è… minimal. Per la verità, è minimal anche la lavastoviglie, a bassissimo consumo energetico (perché noi siamo di quelli che chiudono il rubinetto, mentre insaponano i piatti). Insomma: se non forse per il Mac, che alza un po’ il tono dell’ambiente, la mia sarebbe una cucina irrimediabilmente low-tech: senza alcun rimpianto. Quanto alle mensole, sono le stesse della vecchia cucina sotto una mano (anzi due) di smalto bianco latte.

Fino a qualche settimana fa, la nostra cucina sapeva di tutto fuorché di cucina. Qualunque materiale edile maleodorante passasse dal portone pareva concentrare i suoi effluvi proprio qui. Nessuno ha mai capito se si trattasse di un vortice d’aria che si formava in corridoio (spiegazione quasi scientifica) oppure di uno di quegli scherzi di Agostino ai quali ci stiamo ormai abituando (spiegazione niente affatto scientifica, ma certi giorni va bene). In ogni caso, aver sostituito lo smalto a solvente con il basilico è uno di quei piaceri dal valore inestimabile. L’importante è non dimenticarselo nella sporta fino al giorno dopo: sviene, anche a termosifoni spenti.

La cucina di Fragole a Merenda

Quella dell’ultima foto a destra non è un’offerta votiva al nume tutelare della casa. E’ solo che non abbiamo ancora deciso dove appendere i quadri, e Joan ha trovato posto qui: tra i libri di cucina, le farine e il cesto dei tovaglioli. Anche lui riscattato a basso costo da una pulciosa vita di strada sempre sull’orlo del cassonetto, è ospite in casa nostra da ormai parecchi anni. Il suo non è quel che si direbbe un profilo perfetto e la coiffure è certamente démodé, ma io lo trovo simpatico: non è detto che non lo promuova a santo patrono delle mie pagnotte…

Le ciliegie provengono invece dalla mia gita al mercato rionale: io me ne sono già mangiate mezzo chilo, queste sono per voi. Che se siete arrivati fin qui è perché – in fondo – questa cucina la sentite anche un po’ vostra. Perciò consentitemi di dirvi grazie: siete dei lettori meravigliosi. Tanti post pieni di polvere e acqua ragia e nemmeno uno che se ne sia lamentato…

Saluti e baci,

S.

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Hanno lavorato a questa cucina…
Mobili contenitori: il falegname ballerino.
Luci: l’elettricista intermittente (appare e scompare quando vuole lui…).
Smalti: premiata ditta “d’Aubergine – Cucina con Traslochi” (tuttora impegnata ad accudire la smorfiosa libreria).