Dorie’s chocolate cookies (revisited)
E no… stavolta non potete proprio dirmi niente: ho smesso di arrampicarmi sulle sedie col mio ginocchio cigolante. Ho dato retta a Gaia: mi è piaciuta così tanto quella sua definizione di “azzoppata tenace” (era un commento al mio post precedente…), che ho preso al volo il suo consiglio e ho apparecchiato come a un picnic: per terra. Anzi, “quasi” per terra… perché non so da voi, ma a casa nostra una teglia di biscotti al cioccolato è sempre un po’ appiccicosa di cioccolato, sotto. Magari anche di zucchero e di burro… Così, per evitare di planare nuovamente sul pavimento e rompermi anche l’altra gamba, ci ho messo sotto il cesto della frutta.
“Ma non potresti evitare di farle del tutto, queste cose? Almeno per un po’…” mi ha detto mio marito mentre osservava questo mio tramestìo.
“Non posso: devo raccontare ai miei amici una storia prima che me la dimentichi…”
Lui ha alzato gli occhi al cielo. E io li ho abbassati sul pavimento: sulla mia teglia di biscotti che profumavano di cioccolato… e ho fatto clic.
Ora, la storia in questione è un’intricata vicenda di pesi e di volumi, che poi sarebbero i sistemi in voga di qua e di là dall’oceano per misurare gli ingredienti in cucina. Ma è anche una storia di biscotti, che da sablés si fanno cookies: cioè rimbalzano da una riva all’altra del suddetto oceano prima di fare il grande salto, e finire nella rete e nei blog di cucina di mezzo pianeta. Per rispuntare nelle piazze, sventolati come bandiere di pace…
Ma andiamo con ordine. Era il 2000 quando il Picasso dei pasticcieri di Francia – tale Monsieur Hermé, che di nome fa Pierre – creò un biscotto per un ristorante che si chiamava Korova. Quando, qualche tempo dopo, una delle più note foodwriters americane – tale Mrs Greenspan, che di nome fa Dorie – ne pubblicò la ricetta in un suo libro, i sablès si trasformarono in cookies: “Korova cookies”, per la precisione.
La ricetta ebbe un tale successo che in un suo successivo libro Dorie Greenspan li ripropose ai suoi lettori: con un nome diverso, però. Era accaduto, nel frattempo, che un suo vicino di casa se n’era innamorato (dei biscotti, non della signora…) e aveva preso a farli e regalarli con una certa assiduità, sostenendo che una dose quotidiana di quei cookies bastasse da sola a garantire pace e felicità al mondo intero. Non è dato sapere se quel simpatico signore fosse un poeta o un sognatore, né se davvero quei biscotti funzionassero da antidoto all’infelicità planetaria: ma tanto bastò a indurre Mrs Greenspan a cambiar loro nome, ribattezzandoli per l’appunto “World Peace Cookies”.
Già amatissimi e cliccatissimi nei blog americani, i “biscotti per la pace nel mondo” passarono così alla fase militante della loro esistenza: nati “bene”, tra la bambagia di un’esclusiva pasticceria parigina, era bastata una ventata d’aria d’America per trasformarli in tipi decisamente più popolari, certo meno raffinati ma con una grinta inaspettata. Un gruppo di nonne pacifiste (manco a dirlo, in California…) fece il resto: li trasformò in una bandiera. Queste signore presero a uscire in strada, ogni sabato, per “volantinare” biscotti ai passanti: chi ne riceveva uno doveva impegnarsi a cucinarne e regalarne altri a sua volta… Insomma: un percorso di pace lastricato di cookies.
In questa straordinaria storia di cioccolato e di vecchiette pacifiste, è sorta però una questione squisitamente tecnica, legata alle misure (d’altronde, quali che siano le premesse filosofiche, da che mondo è mondo è sui numeri che ci si divide…). Dalle ricette americane sono misteriosamente scomparsi un po’ di zucchero e farina: a forza di misurarli in tazze e cucchiaini, i conti non tornano più. E quando qualche volonteroso foodblogger d’oltreoceano si cimenta con bilancia e tabelle di conversione, le quantità s’impennano e nessuno ci cava più piede. Alcuni lettori segnalano che l’impasto è troppo asciutto e che si sbriciola quando lo affettano prima di metterlo in forno, anche se tutti si dichiarano follemente innamorati dei cookies-sablès…
E’ stato così che mi sono appassionata a questa storia, e con qualche anno di ritardo anch’io ho infornato questi ciocco-biscotti. E partendo dalla versione americana espressa in misure di capacità, mi è stato subito chiaro che i conti non tornavano (merito della mia matrice a due colonne per le dosi?): se ci avessi messo tutto lo zucchero e la farina che suggerivano le ricette tradotte in grammi, l’impasto sarebbe stato troppo asciutto. Così ho ricontrollato tutto dall’inizio e mi sono convinta che a forza di rimbalzare da una sponda all’altra dell’oceano, i “sablès au chocolat et fleur de sel” non solo hanno cambiato nome (e attitudine sociale), ma hanno anche incamerato qualche errorino di conversione.
Allora ho fatto a modo mio, veleggiando solitaria in un mare di pesi e di misure. Poi ho sfornato i miei biscotti, li ho poggiati sul pavimento e… ho fatto clic. Non prima di essermene mangiato uno, deliziosamente tiepido…
Quanto a voi, siete liberi di scegliere da che parte dell’oceano stare: sappiate che ciascuna delle due sponde nasconde delle insidie (tropppo zucchero da una parte, troppa farina dall’altra). Io mi limito a lasciarvi la mia personalissima versione di questa ricetta. Non so se funzioni davvero per far esplodere la pace nel mondo: ma posso garantirvi con certezza che è una meravigliosa bomba calorica che vi farà sentire in pace con voi stessi…
Saluti e baci (pacifisti e al cacao),
S.
DORIE’S CHOCOLATE COOKIES (REVISITED)
INGREDIENTI
farina bianca 00: 125 gr
cacao amaro: 35 gr
cassonade: 130 gr (è uno zucchero di canna)
burro: 150 gr
cioccolato fondente: 150 gr (almeno al 70% di cacao)
bicarbonato: mezzo cucchiaino da caffé
sale fino: mezzo cucchiaino da caffé
Tirate fuori il burro dal frigo con mezz’ora d’anticipo (a meno che non viviate all’Equatore…) perché si ammorbidisca un po’ (non pensate di cavarvela facendolo fondere, perché non va bene).
Tagliate il cioccolato a quadratini più regolari che potete (diciamo mezzo centimetro di lato, ok?) e quando avete finito metteteli in frigo (magari in un recipiente chiuso, se siete di quelli che ci tengono le cipolle tagliate a metà…).
Mettete il burro morbido e lo zucchero nel mixer e lavorateli per un paio di minuti.
Mettete in una ciotola la farina, il cacao, il sale e il bicarbonato e mescolate bene. Aprite il coperchio del mixer, rovesciateci gli ingredienti asciutti (a cucchiaiate, se non volete che un fungo atomico color cacao invada la vostra cucina…), richiudete e fate andare per qualche secondo. Poi riaprite, raschiate le pareti con una spatola di silicone, richiudete e lavorate ancora un po’. Fermatevi non appena il composto sarà diventato omogeneo, anche se non compatto: dopo l’aggiunta delle farine dovete lavorarlo il meno possibile.
Rovesciatelo nella ciotola, aggiungete il cioccolato a pezzetti e – aiutandovi con la spatola – incorporatelo rapidamente all’impasto (rifuggite dalla tentazione di affondarci le mani, perché non dovete scaldarlo…).
Prendete la pellicola per alimenti, apritene un bel pezzo sul piano di lavoro senza staccarlo dal rotolo (altrimenti è più difficile da domare…), poggiateci sopra il composto e cercate di dargli la forma di un salame di circa 6 cm di diametro: siate rapidi e cercate di compattarlo mentre lo allungate, perché è così “bricioloso” che non sta insieme senza un aiutino…
Tagliate la pellicola, avvolgetevi l’impasto chiudendolo alle estremità come fosse una caramella, rotolatelo ancora un po’ sul piano di lavoro perché sia di sezione perfettamente tondeggiante, poi poggiatelo su un tagliere e mettetelo in frigo per almeno un’ora (o anche un paio di giorni, se vi fa comodo).
Quando vi viene comodo, accendete il forno a 170° e foderate di carta forno una teglia per biscotti.
Tirate fuori il rotolo dal frigo e aspettate che si ammorbidisca quel tanto che serve a tagliarlo. Poi, con un coltello affilato ricavate delle fettine di 1 cm di spessore. Fate molta attenzione: vi si sbricioleranno un po’, le vostre fettine-cookies, ma basterà tagliare lentamente e – nel caso – ricomporre la fetta pressando l’impasto con la punta delle dita.
Disponetele sulla teglia, a una distanza di circa 3 cm una dall’altra e infornatele per 15-20 minuti al massimo.
Quando li tirerete fuori dal forno, i cookies vi sembreranno ancora poco cotti: va bene così. Lasciateli raffreddare qualche minuto nella teglia e poi su una gratella da pasticciere. Ma se volete gustarli al meglio, mangiateveli ancora tiepidi, con un bicchiere di latte freddo. E… che la pace sia con voi.
POSTILLE
Cioccolato
Hermé dice di farlo a pezzettini fini, la Greenspan di metterlo nel mixer: in entrambi i casi, però, vi perderete quel meraviglioso effetto dei mini-cubetti di cioccolato che sciogliendosi in cottura formano delle pozzanghere deliziose nell’impasto. Io ho scelto di non privarmene, voi fate come preferite…
Sale
Adesso vano di moda tutti quei sali blasonati che vengono da mezzo mondo (che non mi appassionano per niente…). Il “fleur de sel” è un sale grezzo, non raffinato, prodotto in Francia. Sala meno di un sale normale, perciò è adatto a questo genere di preparazioni. Ormai si trova anche al supermercato, ma se non ce l’avete va benissimo del sale fino.
Attenzione: è un impasto sbricioloso
Questo non è un impasto facilissimo da tagliare a fettine. Perciò fate molta attenzione e se ci riuscite senza affettarvi un dito fate come me: tenete ferma con la mano sinistra la fetta che state tagliando per evitare che arrotolandosi si spezzi.
Credits
Sono tantissime le ricette di questi cookies in rete. Io ho lavorato principalmente su quelle di Dorie Greenspan (convertita in grammi), di Deb di Smitten Kitchen (in cups), di Daniela di Calme et Cacao (tratta dal libro di Greenspan), e di Pinella (tratta dal libro di Hermé).
Infine (anche se c’entra poco con i biscotti al cioccolato)
Dai fogli di carta forno a quelli di giornale, il salto è stato da funamboli (soprattutto con una gamba sola…). Ma mi ha fatto piacere.
http://27esimaora.corriere.it
Ingredienti: bicarbonato • burro-burro salato • cacao • cioccolato • farina bianca 0 e 00 • zucchero di canna
Se come si dice “in media stat virtus” allora non atterro su nessuna delle due sponde e mi beo dei tuoi, assolutamente perfetti.
E con una storia cosi’ provo a portarli alla prossima riunione prof a scuola: vediamo se funzionano davvero 😉
E, by the way, a me un’economista in cucina sembra proprio nel suo campo…complimenti, Sabrine!
Confesso che il “populismo” americano applicato alla cucina non mi fa impazzire pur apprezzandone da sempre la spinta (solo a volte) ingenua e di certo valore morale. Sono per il buon senso, se declinato nella cultura mediterranea o americana non importa e quindi faccio mia la tua versione tanto più che non è ne sul tavolo ne per terra…ma a mezz’aria come lo sarà il profumo di questi biscotti che indirettamente sono sintomatici di un buon motivo per restare sospesi per una pausa golosa 🙂
PS
Economista alla quale non tornano i conti sulle risposte al post precedente…forse perchè sono complimenti?! P ehehehehehhe
E’ incredibile come dietro ad un biscotto ci sia una storia così affascinante 🙂
meno male che hai smesso di arrampicarti!! ottimi biscotti, da mangiare uno dopo l’altro..
Deliziosa storia, deliziosi i biscotti e, come sempre, affascinante il tuo modo di raccontare.
p.s. anch’io ho imparato che il modo migliore per fotografare i piatti è posarli sul pavimento (anche se in verità non lo faccio sempre)!!!
Spero che il tuo ginocchio stia meglio!
Stefania Orlando: In medio stat virtus… tu dici che il detto latino vale anche per i cookies al cioccolato? Non ci avevo pensato… anche se la mia non è una soluzione a metà strada: per esempio ho eliminato del tutto lo zucchero bianco. Però sarei proprio curiosa di sapere se il biscotto al cioccolato “pace nel mondo” dispiega i suoi benefici effetti fin sotto il sole d’Arabia… Buona giornata!
Gambetto: Mio caro Mario, nemmeno a me pare che la strada verso la pace nel mondo possa essere lastricata di biscotti: né cookies né sablés… anche se al cioccolato. Però apprezzo lo spirito delle nonne pacifiste, che in fondo – in quanto nonne – sfornano pur sempre dei dolcetti, ma in una dimensione da attiviste. Voglio dire: meglio queste di quelle carampane che passano il tempo a contarsi le rughe… Concordo con te: sono “ingenuità”, che a noi europei fanno un po’ sorridere… ma sono anche un indicatore di quanto la cucina che viaggia sul web possa trasformarsi in un catalizzatore di reazioni inattese. Quanto al profumo (e al sapore) dei biscotti… beh… sono davvero molto buoni. Ma sei avvertito: questa mia è una versione “low sugar” e “low flour”… insomma: è tutto in linea con il livello del pavimento! Un caro saluto e, come sempre, grazie…
PS: e prima o poi racconterò la storia di una certa caffettiera…
Al Cuoco!: La cucina è in fondo “cultura materiale”, grazie alla quale si possono ricostruire storie davvero interessanti (ed è forse anche per questo che a me piace sperimentare in cucina…). Ma questa dei cookies-sablés al cioccolato è davvero una deliziosa storia, tutta da raccontare. E da assaggiare…
Elena: Arrampicate sospese in attesa di esito tac. Infornate, invece, a ritmo persino più sostenuto del solito. D’altronde, se uno non può fare altro… Ciao!
Un’economista che cucina biscotti franco-americani…questa finisce direttamente nei libri di storia
🙂
tempo fa provai a fare quelli di Hermé ma non mi convinsero del tutto, forse troppo burro, riprovererò con la tua ricetta.Ancora complimenti per la citazione sul corriere.
gabriella
una storia molto bella e moderna, tutti questi passaggi oggi sono molto più veloci col web come mezzo di comunicazione ma gli effetti sono sempre imprevedibili come le persone! Sono sicura che anche se non porteranno la pace nel mondo saranno perlomeno una pausa felice 😀
(e complimenti per l’articolo, l’avevo notato con piacere)
baci
Questi biscotti sembrano buonissimi, purtroppo mi sono messa a dieta e quindi non posso mangiare la cioccolata! managgia!
cmq ti suggerisco di metterci un pò di oro alimentare, lo conosci? secondo me abbellisce un sacco i piatti e li rende più accattivanti. Io di solito lo uso spesso in cucina, ti consiglio Manetti Battiloro!
bella la definizione di azzoppata tenace, mi piace assai.
e bella questa storia, delle vecchiette pacifiste, che me le immagino benissimo, queste signore californiane che “hanno fatto” gli anni settanta, non hanno tradito, come molti purtroppo hanno fatto, gli ideali della propria giovinezza, e continuano, anche loro tenacemente fedeli a ciò in cui credono.
vabbè, poi mi piacciono anche i biscotti 🙂
Anna: I sablés al cioccolato e fior di sale, alias chocolate cookies di Dorie Greenspan, alias Korova cookies, alias “World Peace Cookies”… sono in effetti molto buoni. Ma tenendo conto del fatto che io ho eliminato del tutto lo zucchero bianco (che invece c’era nella ricetta di Hermé), e diminuito quello di canna, direi che nella versione originale sarebbero stati troppo dolci per me.
Se poi penso che ho anche diminuito la quantità di farina (ottenendo l’impasto piuttosto”asciutto” della foto qui sopra) mi chiedo come abbiano fatto gli altri a riuscire ad impastarli!
Quanto infine allo scattare foto apparecchiando sul pavimento, ringrazio di cuore Gaia per il suggerimento: ma temo che sarà una tecnica limitata alla mia convalescenza. Le mie foto nascono in genere mentre cucino (sul piano di lavoro) o mentre mangio (in giro per la casa, se sono sola…): e io, di mangiare sul pavimento non ho alcuna intenzione… A presto!
Che bella storia! Continuo a ripetere che i tuoi post sono sempre ricchi: di immagini, sensazioni, ricette mai banali, storie e notizie. E vogliamo parlare delle foto? Con un pavimento così, io fotograferei sempre lì!
LI proverò certamente questi biscotti, seguendo le tue dosi, perchè le ricette che ho preso da te non mi hanno mai delusa e sono sempre riuscite.
Ultima annotazione sul sale: sono d’accordissimo con te. Per me fior di sale che compro al super e che personalmente adoro…. e metto ovunque 😉
un abbraccio e alla prossima!!
PS si vede che sei costretta al riposo forzato: ben due post nel giro di poco tempo!
Un altro post davvero interessante e piacevole da leggere: bellissima l’immagine del volantinaggio dei biscotti, sarebbe bello provare a riproporlo.
Complimenti anche per la pazienza messa nello studio delle conversioni e delle giuste dosi. Io per il momento, quando vedo che l’unità di misura sono cup o spoon cerco immediataemnte un’altra ricetta… 🙂
Buona giornata e auguri per una pronta guarigione!
Roberta – il senso del gusto Non esageriamo… sono una che arrossisce per molto meno. Per ora nei libri di storia (oltre che nei volantinaggi biscottiferi delle nonne californiane) facciamoci finire questi cookies al cioccolato: che se lo meritano… A presto e… grazie
Gabriella (Anonimo) La ricetta di Hermé prevede una quantità di farina maggiore del 50% rispetto alla mia. E in più una dose di zucchero bianco, che io ho omesso perché non mi piacciono i dolci troppo… dolci. Per cui mi chiedo come abbiano potuto impastare questi biscotti tutti quei bloggers che li hanno provati. E soprattutto: come siano riusciti ad affettare il rotolo freddo senza far sbriciolare (anzi, diciamo pure “disintegrare”, che rende meglio l’idea) le fettine… Come si vede dalla foto, l’impasto già così è piuttosto asciutto e niente affatto compatto…
Tutto ciò detto, adesso sono curiosa di sapere se questa versione dei chocolate cookies pacifisti è più di tuo gusto: ti aspettiamo qui, con le tue eventuali note. A presto! E… grazie
Acquolina Davvero il web ha velocizzato – e globalizzato – tutto: persino un’attività dai ritmi un tempo lenti e misurati come la cucina! Quanto alla vicenda dei World Peace cookies, non garantiranno l’equilibrio planetario, ma sicuramente favoriscono quello interiore… Grazie per essere una presenza di quelle che piacevolmente animano questa mia cucina (e… per il resto)
martistella Dieta? Comprendo benissimo: è quello che dovrei fare anch’io, dopo tutta questa forzata immobilità. Ma mi rifarò correndo (sono un’ottimista, quasi peggio delle nonne californiane che volantinano cookies al cioccolato…) Quanto all’oro alimentare, non ho dubbi che sia un tocco di raffinatezza senza eguali: ma temo che stonerebbe, sulla mia tavola. Tra vecchi teli di lino, tavolini scortecciati, posate scompagnate (e mai perfettamente lustre…) e una padrona di casa che gira in ballerine, si lava i capelli da sola e attualmente scrive con un paio di occhiali appesi al collo con un pezzo di spago da arrosto…
La Gaia Celiaca: Mi ci sono riconosciuta subito, nella definizione (della Gaia che non sei tu…) di “azzoppata tenace”: mi piace! Così come l’energia delle nonne californiane che distribuiscono cookies al cioccolato a mo’ di volantini pacifisti (anche se mi intenerisco, perché mi pare di coglierne l’ingenuità…). E’ vero quel che dici: quella è una generazione che non ha gettato alle ortiche i suoi ideali – ideali che, pur tra mille contraddizioni, hanno contribuito a cambiare il mondo (pensiamo alla strada fatta dal movimento femminista, per dirne solo una…) Quanto ai biscotti al cioccolato, non cambieranno il mondo, ma certo un pezzettino di strada verso il benessere psicofisico te la fanno fare. A patto di mangiarne uno solo: e poi di muoversi con tutta l’energia di cui si è capaci (e io, qua immobile… sigh!). Dimenticavo: 🙂
lucyinvacanzadaunavita: Il mio pavimento – oggi improvvisamente assurto agli onori della cronaca in veste di tovaglia – è frutto della soluzione più basic e low-cost che potessimo adottare per coprire delle orrende piastrelle preesistenti: semplicissimo linoleum. Ecologico anche (e non solo) per il portafogli… Ma come ho detto a qualcun altro più sopra, non credo che avrò voglia di apparecchiare “per finta” in terra altre volte: ho così poco tempo, che devo apparecchiare per davvero e poi fotografare! Grazie per il commento sulle mie ricette: ci tengo a che riescano bene amche agli altri (e sono sempre a disposizione, anche via mail, per dare una mano o una spiegazione in più…). Infine: il sale (e tutti quei prodotti che cercano di venderci spacciandoceli per indispensabili se si vuol fare una cucina di qualità). Mi fa piacere che anche tu la pensi così. La mia filosofia è “semplificare”: in cucina e, possibilmente, anche nella vita…
Cuoca tra le Nuvole: Queste questioni di pesi e misure mi appassionano: perché ci vedo dietro culture e immaginari diversi, storie e storia… Insomma: una dimensione che va oltre quella della cucina “cucinata”, ma che non è a discapito di questa! Perciò non solo non cerco un’altra ricetta, quando vedo misure in cups e spoons, ma tiro fuori bilancia, misurini, carta e penna: e imposto la mia matrice a due colonne (quella della ricetta originale e la mia). Grazie per gli auguri e arrivederci a presto
Tesoro io amo i cookies sono i miei biscotti preferiti da sempre e molto probabilmente io seguo la ricetta americana che nn si distanzia molto da questa ma la prossima volta che li preparo stanne certa che provi quelli della “azzoppata tenace” sono una garanzia di successo!!bacioni,Imma
effettivamente adesso che mi ci fai pensare, ricordo che in realtà non era un vero e proprio impasto, ma delle grosse briciole unite alla ben in meglio, pensai anche di aver sbagliato qualcosa nell’esuzione della ricetta..
gabriella
Sai che c’è mi hai convinto! Il fatto è che questa storia che hai voluto raccontare ingolosisce ancora di più la ricetta che già di per sè non si può negare attira!!Baciotti
Ho fatto anch’io dei biscotti al cacao per una mia amica l’altro giorno..il profumo che avevo in casa era qualcosa di sublime!
Nulla da dire sui tuoi madame!
Bacione
Che meraviglia, li proverò senz’altro. E complimenti per la citazione sul Corriere! E’ un onore essere lettrice del tuo blog. ciao ciao Maddalena.
sono senza parole…ne mangerei…tutti!!!
dolci a… gogo!!! Allora ti aspetto alla prova della ricetta dei cookies al cioccolato versione “Madame azzoppata tenace”… Ciao Imma!
gabriella! Quello che tu dici è ciò che mi è capitato di leggere parecchie volte nei commenti di alcuni blog scritti da lettori che avevano trovato difficoltà di questo genere con la ricetta. Secondo me, la quantità di ingredienti asciutti è un po’ eccessiva: io l’ho semplicemente diminuita. Resta il fatto che questi biscotti al cioccolato sono buonissimi: decisamente da sperimentare. Ciao!
Stefy S Golosa la storia, golosa la ricetta dei cookies al cioccolato e fior di sale… e golosi pure noi, che non ce ne perdiamo una! A presto
Saretta Confesso: mi capita di scegliere una ricetta sulla base delle sensazioni olfattive che mi suscita (secondo mio marito, nella mia reincarnazione precedente ero un cane da tartufo…). Perciò comprendo benissimo quel tuo sottile piacere nell’annusare l’aria di casa che sa di biscotti al cioccolato! Ciao Sara, a presto
Come sai raccontare le ricette tu…
Mi piace preparare i biscotti: è un momento di allegria che coinvolge tutti i miei figli. Purtroppo, però, i nostri biscotti non potrebbero mai essere definiti “pacifisti”: la mia frolla è sempre così dura che potrebbe essere usata come arma. O metto stoicamente le mani nel congelatore per una mezz’oretta prima di prepararla o mi decido a comprare un mixer.
Vabbé allora tocca provare tutte e due le versioni e poi farne una terza che è un mix delle due … ci sacrificheremo! 🙂
Ottima ricetta!
Poi ovvio, prima di decidere da quale parte stare, sarebbe meglio assaggiare tutte le versioni di questo biscotto. Io non mi faccio problemi e mi offro volontario, d’altronde è per il bene di tutti..
Buona giornata,
Andrea
Che belli! E le tue foto mi piacciono sempre tantissimo 🙂
:))
Questa idea, oserei dire ghandiana, di distribuire pace attraverso i biscotti al cioccolato (o biscotti al cioccolato come gesti di pace) la trovo ingenuamente meravigliosa e se è vero che la storia è fatta anche dai piccoli gesti, la vicenda dei sablès militanti potrebbe essere davvero un bel un gesto di fratellanza.
Li proverò senz’altro, ovviamente con le tue dosi, e poi tornerò a raccontarti se l’effetto rasserenante ha funzionato anche da queste parti!
che bbbbuoooonnnnnniiiiiiiiiii…
Non sai con che sorriso un po’ ebete mi sono letta l’inzio di questo post!!
Penso che non tarderò a rifarli, questi biscotti, per il bene della pace nel mondo. Soprattutto!!
😉
grazie e un bacio
che bontàààààà!!! bavetta…
Madala: Grazie Maddalena… e piuttosto: fammi sapere se davvero proviquesti cookies al cioccolato, ci tengo!
raffy: Dunque: senza parole causa bocca piena?
Barbara OcaGattoLetto: Una frolla dura? Non ci posso credere… è impossibile che non riesca una frolla! A meno che… non la si lavori troppo a lungo. Si può tranquillamente fare anche a mano, utilizzando un coltello per mescolare il burro agli altri ingredienti, passando alle mani solo alla fine. Non è però il caso dell’impasto di questi cookies al cioccolato, per il quale serve effettivamente il mixer… Adesso sono un po’ in ansia per i tuoi biscotti, perciò facci sapere se le cose migliorano! A presto
breakfast at lizzy’s: Sacrificati, allora: inforna i chocolate cookies prima in versione Hermé, poi in versione Greenspan, e infine in versione d’Aubergine: e poi dicci cosa ne pensi! Ti aspettiamo…
Andrea Libertella: Allora, giusto sopra questo commento ce n’è un altro di una cara lettrice disposta a sacrificarsi e preparare i chocolate cookies: in tutte e tre le versioni. Perciò mettetevi d’accordo, ragazzi, e fateci sapere… Ciao!
che bella storia, chi l’avrebbe mai detto?? e chissà perchè,inconsciamente preparo i sablés per i tea time,per le amiche,per piccoli doni,mentre quando ho bisogno di conforto e calore, vado di chocolate cookies…..
complimenti per questo post cioccolatoso e per il tuo blog 🙂
A proposito di cucina – ma anche di figli 🙂 – ti segnalo un’iniziativa interessante, rivolta ai ragazzi, ma anche a genitori ed insegnanti, come strumento di aggregazione e confronto. Si tratta di Cibolando, progetto di educazione alimentare dove i ragazzi possono imparare a mangiare sano divertendosi.
Ecco il link al progetto: http://www.cibolando.it/come-partecipare/sbs-scl/
Buona giornata 🙂
Mi hai fatto troppo sorridere… immagino la faccia del marito sconsolato
bella questa storia, ma ancora di più i biscotti, sicuramente mi metterebero per un pò in pace con me stessa!
I cookies-sablés fanno venire l’acquolina in bocca solo a guardarli. E poi la storia che ci hai raccontato è carinissima. Chissà se facendo fare i biscotti della pace ai miei figli riusciranno a non litigare tra loro almeno per mezzoretta!
Cara Sabrine, che dire, anche dal pavimento riesci a fare delle foto incantevoli. Mi piacciono le ricette che hanno una storia, e queste, con una storia intercontinentale, è davvero coinvolgente…proverò TUTTE le versioni, poi sceglieròda che parte stare 😉
Camy
Era tanto che non passavo qui da te e chissa’ quanto mi sono persa!! Anyway, mi son rifatta con questo post che ho letto tutto d’un fiato, ah! gli Americans sono specializzati nel far clamore, le cose in grande e appropriarsi in modo sottile delle ricette altrui (sorrido nello scrivere perche’ ho vissuto sulla mia pelle la sensazione di piatti geneticamente modificati!). Anche la sig.ra M.Stewart ha una ricetta cosi’…ma sai cosa ti dico: ho trovato come usare un po’ di cioccolato che mi hanno regalato!!
Bacini Kat
mamma mia che golosi… l’impasto mi spaventa un po’, non vado d’accordo con gli sbriciolamenti, ma ci proverò un giorno 🙂 Grazie per questa bella storia e complimenti per l’ultimo link. Non vedo l’ora che sia la stagione delle albicocche…
ps ho capito perchè a me non riescono le tabelle a doppia uscita!
credo proprio che questi biscotti saranno anche una bella sorpresa per tutta la mia famiglia… Racconterò la loro storia e forse saranno divorati un po’ più coscienziosamente!
buon fine settimana
simonetta
Buonissimi questi biscotti! E la cornice del racconto li fa apprezzare ancora di più. Da oggi ti seguo con piacere…e aspetto nuove sorprese. Buona serata
beh questi biscotti mi fanno fare pace con la mia dieta 😀
ps mi piacerebbe avere la matrice delle equivalenze 🙂
Siccome sono una fan sfegatata dei tuoi biscotti, non potevo non provarli (nonostante la dieta)..
Sono assolutamente meravigliosi!
ci ho scritto un mini post 🙂
http://carpina-carpina.blogspot.co.uk/2012/04/fragole-merendas-chocolate-cookies-more.html
un bacio e buona domenica!
carpina
sono felice che tu abbia deciso di raccontare questa storia… ho arricchito la mia mente e la mia pancia (purtroppo solo virtualmente)
Buona guarigione cara azzoppata 🙂
A presto
Gialla
Chiara SofficiSogni: Ti ringrazio per il complimento alle foto, ma questa io la trovo proprio bruttarella: però ha una sua funzione “di cronaca”… Molto meglio i cookies al cioccolato, credimi… Ciao!
Gambetto: Avendo appena letto che i sorrisi, oltre a fare bene, hanno un effetto economico positivo (sì, proprio economico…) ricambio con piacere. Ciao Mario!
Virò: C’è sempre una citazione “profonda” nei tuoi commenti, che anche per questo mi sono assai graditi. Segno che pancia e cervello non sono necessariamente agli antipodi… Quanto ai cookies al doppio cioccolato, aspetto di sapere se l’effetto pacificatore si produrrà anche nella tua cucina… A presto!
vitto e libri: Se, come evoca il tuo nome, sei ancora alle prese con i libri, sappi che i cookies al cioccolato sono un’ottima pausa studio: ne basta uno e ci si sente ricaricati! Ciao!
Gaia: Al sorriso ci credo… all’ebete no! Ma sapessi quanto ti ho pensata… E adesso avrò un motivo in più per farlo, visto che i cookies pacifisti stanno per approdare anche da te. Grazie, davvero… E a presto!
donatella: C’è un rimedio solo, in questo casi: accendere il forno e mettersi a impastare cookies al cioccolato!
vaniglialamponi: Ma perché il cioccolato fa venire il buonumore solo a pensarlo! E questi cookies ne contengono parecchio… Ciao!
Martina: Educazione alimentare? Sfondi una porta aperta: io sarei per l’ora di cucina a scuola! Che non è solo pasticciare tra i fornelli, ma imparare come si deve mangiare… Ciboliamo, dunque, ciboliamo… anche con un pochino di cioccolato!
Ritroviamoci in cucina: Il marito, più che sconsolato è rassegnato. Ma dinanzi ai cookies al cioccolato è capace di riacquistare il sorriso… e tutto il suo contegno. Ciao!
Aria: Contaci: i biscotti al cioccolato fanno sentire bene… a meno che non si sia inclini ai sensi di colpa! Ciao!
Daniela Little Kitchen: I cookies-sablés al cioccolato sono indubbiamente golosi. Anche un po’ (dieteticamente) peccaminosi. A meno che non li si consideri uno strumento di pace: chi potrebbe mai opporsi a un rimedio pro pace nel mondo? Facci sapere se i pargoli si ammansiscono…
Le temps des cerises: Colco una certa inclinazione alle soluzioni diplomaticamente corrette: anche in fatto di cookies al cioccolato! Ma sarei proprio curiosa di sapere da che parte sceglierai di stare… Ciao!
Kat: Non sono un’appassionata della signora Stewart, per cui davvero non saprei, ma ci sono così tante ricette di cookies al cioccolato, che c’è da perdere la testa! E la linea… compresa quella che si tira in fondo a dei numeri in colonna, quando si convertono le dosi da “cups” a grammi e viceversa… Ciao!
Isafragola: L’impasto non è dei più simpatici, te lo posso garantire… però i choco-cookies-sablés sono notevoli: anche dal punto di vista dell’apporto calorico! Le albicocche? Ce n’era un albero, nel giardino in cui sono cresciuta… ho passato pomeriggi tra quei rami.
PS: due colonne, una per ogni sistema di misurazione, e una formuletta in alto per ricordarti il calcolo… poi una serie di orrende frecce tutte storte verso destra, a indicare il risultato. E a ricordarci che la cucina è pur sempre un’attività creativa… 😉
Carissima Sabrine, sei come sempre speciale in ogni tuo post!!! E complimenti anche per la citazione nell’articolo sul “cartoccio”!!!
a meno che io non sia così sbadata da non essermene mai accorta dai tuoi post ma…scopro ora che sei un’economista!!!
Complimenti!!! E prestata alla cucina…sei perfetta!!
Bacioni raffreddati (non ti preoccupare, via web non sono contagiosa!!!)
You have so wonderful recipes on your blog and pictures too of course (translating the texts from Italian…)
Davvero molto bello questo blog, mi piace sopratutto il modo che hai di raccontarti e di raccontare le tue ricette, complimenti! ti seguirò senz’altro!!!