Crackers al pecorino con grani di senape

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Crackers pecorino e senape

Se raccontassi a chi non mi conosce che a quattro mesi dal trasloco la mia cucina funziona ancora a ritmo accidentato, mi prenderebbero per una di quelle signore leggiadre e fannullone che svolazzano tra i salotti della città. Il genere è talmente diffuso che si dà per scontato che se una casa è ancora senza un armadio e senza uno spazio per i libri è perché madame è indecisa sulle nuances delle ante e l’arredatore continua a cambiare idea sulla finitura della libreria.

Perciò forse comprenderete come detesti rispondere quando mi chiedono “Ma cosa maaanca?”, con l’aria di chi pensa che io sia qui a vagare per le stanze con una mazzetta di prove di colore da appoggiare alle pareti, pronta ad accasciarmi sul divano appena il peso di cotanta decisione si fa più opprimente.

La realtà è che io mi aggiro per casa – quando ci sono – ma armata di trapano, viti, cere e pennelli. Sovente fungendo da attendente di elettricisti e falegnami nella speranza che si sbrighino, e ancor più spesso provvedendo da sola ai lavori che loro non amano fare.
“Signora, se la fa lei questa stuccatina sul muro?”, “Guardi, qui basta una passatina con questo pennello che le lascio…” e robe del genere. Così, pur di non ritrovarmeli alla porta l’indomani, ho collezionato una lista di ritocchi degna di una ditta artigiana: mi manca solo il furgoncino con la scritta.

Ora, io non ho nulla contro le attività manuali, ma mi sto un po’ stufando di questa overdose di lavori para-edili. Perciò da qualche giorno ho deciso di riprendere a cucinare: timidamente, anche tra la puzza di smalto, le viti, le colle, lo stucco in polvere e la segatura… Non è facile muoversi in una cucina nuova, con spazi e percorsi diversi da quelli ai quali si era abituati: ci sono i bicchieri dove stavano i piatti, le farine al posto delle pirofile, e la dispensa in un posto che prima non esisteva. Ma non è solo questo… E’ che per cucinare come si deve avrei bisogno della giusta disposizione d’animo: le idee a me vengono da associazioni di profumi, prima ancora che di sapori. E provateci voi a farvi venire in mente il profumo di un pane mentre state verniciando delle porte…

Però non demordo: perché se aspetto che da qui se ne siano andati tutti – scatoloni compresi – e soprattutto che ci sia tutto quello che ci serve (tipo, che so, una libreria o un grande armadio) mi ritrovo a Pasqua.

“Un piccolo passo al giorno è sempre meglio di niente” è il mio mantra in queste ultime settimane. E vado avanti, cercando di non lasciarmi sopraffare dalle tante voci della mia lista para-edile. Così alterno ritocchi e biscotti, in una confusione di materiali e ingredienti che spero non ci trascini tutti quanti in cronaca locale: per puro miracolo due giorni fa un avanzo di polvere di marmo non è finito nel barattolo della farina.

Quanto poi alla strumentazione tecnica, i passaggi tra cucina e cantiere sono all’ordine del giorno: il pennello per lucidare le brioches è nella cassetta degli attrezzi, da quando ho scoperto che è perfetto per stendere la cera. E la spatola per lo stucco funziona a meraviglia per tagliare gli impasti, mentre certi scicchissimi cucchiaini usa-e-getta in legno sono quanto di meglio possa esistere per preparare il gesso.

So bene che queste cose non potrei raccontarle a chi non mi conosce… e inizio a dubitare di poterle raccontare persino a chi mi frequenta abitualmente. Perché si può anche – in mancanza del consueto vermicello di Gragnano – usare una chiave a brugola da 3 mm per fare i buchi nei crackers al pecorino (come è successo per quelli della foto). Ma se suonano alla porta e andate ad aprire tenendola ancora in mano, con addosso un paio di jeans e un maglione chiazzati di vernice, nemmeno vostro marito vi crederà quando direte che stavate facendo dei biscotti salati. Abbasserà lo sguardo sulla chiave a brugola e – col tono deciso ma delicato di chi vuol comprendere la realtà senza ferirvi – vi chiederà accomodante: “Con quella?”

Così si vive in casa nostra a quattro mesi dal trasloco: e non ci crederete, ma c’è persino molto di avventuroso e divertente in tutto questo. Anche se siamo assediati dagli scatoloni e ho ancora dieci porte da smaltare. Se il letto pende da un lato e la mia scrivania ondeggia su due malfermi cavalletti. Ce li ricorderemo certi momenti: compresi gli spuntini scapigliati senza piatti né posate. Solo crackers, ricotta, pere e un po’ di miele. Con i pennelli a bagno in un vaso da fiori e la cucina che sa di vernice e pecorino.

E adesso scusatemi, ma vado a passarmi un po’ d’acqua ragia nei capelli: ho delle mèches di smalto bianco latte. E non mi donano affatto…

Saluti e baci,

S.

CRACKERS AL PECORINO CON GRANI DI SENAPE

INGREDIENTI

farina bianca 00: 70 gr
farina di grano integrale: 70 gr
pecorino piccante: 50 gr
burro: 50 gr
latte: 5 o 6 cucchiai
grani di senape: 2 cucchiai
sale fino: 1 cucchiaino
zucchero grezzo di canna: 1 cucchiaino

Tagliate il burro a cubetti (dev’essere ben freddo di frigo).

Mettete le farine, il pecorino, il sale e lo zucchero nel mixer e azionatelo per pochissimi secondi. Aggiungete il burro, la senape e il latte e fate andare finché il composto non diventa una palla (non lavoratelo troppo: accendete il motore pochi secondi alla volta a più riprese e smettete appena vedete che è un unico pezzo).

Rovesciate l’impasto sul piano di lavoro e lavoratelo velocemente a mano per un minuto o due. Quando sarà liscio e compatto fatene una palla e lasciatelo riposare 10 minuti coperto da una ciotola (serve a non farlo seccare).

Poi stendetelo con il matterello in una sfoglia di 4 mm di spessore e ritagliate i crackers della forma che preferite, bucherellandoli in superficie (scegliete voi se farlo con i rebbi di una forchetta, uno spaghetto di Gragnano o una chiave a brugola da 3 mm…)

Mettete i crackers in una teglia rivestita di carta forno, distanziati di un paio di centimetri l’uno dall’altro, e teneteli in frigo per almeno mezz’ora (o di più se vi fa comodo).

Cuoceteli in forno già caldo a 180°, per una decina di minuti: girateli a metà cottura perché non si scuriscano da un lato.

Metteteli a raffreddare su una gratella da pasticciere: se non ne avete una, posateli su un piatto, ma rigirateli ogni tanto finché non saranno ben freddi (serve a far fuoriuscite l’umidità e a mantenerli croccanti).

POSTILLE

L’idea di questi crackers…
… mi è venuta durante un viaggio in macchina fino a Bruxelles, tra campagne strette in una morsa di gelo e paesaggi lunari. L’unico genere di conforto, oltre a degli improbabili cappuccini svizzeri in confezione di plastica, erano dei sablés di Michel & Augustin al parmigiano con senape in grani. Tornata a casa, mi sono ricordata di una vecchia ricetta di biscotti salati al pecorino che doveva ancora essere nel mio archivio-teiera-di-latta: l’ho ritrovata, modificata e semplicemente… senapata!

L’idea di usare una chiave a brugola…
… per fare dei buchi perfetti su questi crackers mi è invece stata dettata dalla necessità. Di solito uso un vermicello di Gragnano, cottura 12 minuti, per questo genere di cose (“Dei buchi sui biscotti o dei biscotti con i buchi”, nota al post sui Graham Crackers). Ma quando dico che la mia cucina funziona ancora a ritmo accidentato intendo dire che, per esempio, può capitare di non trovare un pacco di vermicelli in dispensa. Il che, in tempi normali, vi assicuro non succederebbe mai…