Confit di cipolle e peperoni
Frishhh! … Slap, slap… Frishhh! … Slap, slap… No, non è lo sciabordìo delle onde in riva al mare, alternato a generose spalmate di crema solare, ma il suono delizioso di una padella di cipolle e peperoni con la quale sto tentando di tenermi su il morale. Perché – tanto vale che ve lo dica subito – sono di nuovo con una latta di vernice a fianco ed un pennello in mano.
Forse vi ricordate di quel vecchio palazzo con le finestre spalancate sulla piazza, teatro di funamboliche performance della sottoscritta a cavallo tra cucina e cantiere. Erano quasi due anni fa e le mie giornate alternavano momenti al di là e al di qua del cellophane, una chiusura posticcia che segnava il confine tra due vite differenti più che tra due parti di casa. Di qua la normalità, sovvertita dal subbuglio di cataste di mobili disposti in maniera improbabile ma pur sempre rassicurante; di là l’universo selvaggio abitato da una tribù di personaggi del tutto improbabili come protagonisti di un cantiere ma squinternati al punto da apparire persino divertenti.
Finito il tempo della ciurma di muratori ammutinati, del cercatore di lumache e dell’idraulico urlatore che sventolava bidet (oddio… si può scrivere “bidet” in un foodblog?), ho deciso che era giunto il momento di far cadere anche l’ultimo telo di plastica, il residuo segno di confine tra la civiltà e il caos primordiale: e di patirne le conseguenze.
“Signora, come lo vuole questo bastone per la tenda della doccia?” mi chiede il muratore che per l’occasione ha ritenuto di portarsi persino un assistente geometra con raggio laser appresso.
“Lo infili nei buchi che ha fatto il marmista e lo fissi con delle viti…”
“Cioè… devo fare altri buchi?!?” mi dice, come se gli stessi chiedendo di far saltare con la dinamite un lastrone in una cava.
“Ma non si ricorda che l’ho chiamata proprio per questo? Io con il mio trapano i buchi nella pietra non li posso fare… Piuttosto, si è ricordato di portarsi la punta adatta?”
Fissa il bastone, poi la lastra di pietra, poi di nuovo il bastone. Poi guarda me e con l’aria di un chirurgo al capezzale di un moribondo senza speranze sentenzia: “Non credo che si possa fare, ma ci provo…”
La sua prova inizia con complicati calcoli trigonometrici per stabilire il punto migliore per il foro numero uno. Intanto che scarabocchia segni, mi illustra teorie dall’incerto fondamento scientifico sulla composizione del marmo e persino sulla sua disposizione d’animo.
“Vede signora, questa pietra ci impiega dei millenni a formarsi: e lei pretende che noi in pochi minuti la buchiamo? Farà di tutto per resistere…”
Il ragionamento avrebbe una sua logica se non fosse che qualche anno fa – lo ammetto: senza alcuna preoccupazione etica per i diritti delle pietre – abbiamo fatto lo stesso lavoro in altre due docce. Ma non gli posso dire che un suo collega ha già sfidato il mio marmo e ne è uscito vittorioso: si sentirebbe sfidato a sua volta, e da queste parti una sfida è sempre una cosa serissima. Anche se a colpi di trapano.
Così mi offro di fargli da attendente, giacché il geometra – già svagato di suo – è ipnotizzato dalle volute del laser. Non è che passare la mattina avvinghiata a un muratore in cima ad una scala sia tra le mie massime aspirazioni, ma mentre sono lì, con una mano sull’ultimo piolo perché lui non mi caschi addosso e l’altra che impugna il tubo di un aspirapolvere per scongiurare una nube da silicosi, mi dico che in fondo la sua filosofia non è del tutto strampalata: chissà a quanti millenni fa risale questa pietra, quanta vita ci è passata attraverso prima che il tempo la fissasse per sempre nella sua rigidità…
“Signora, chiuda gli occhi!” mi avvisa baldanzoso un attimo prima di scatenare il finimondo.
Trapano e aspirapolvere scattano all’unisono, un rombo unico di inusitata potenza che risuona con effetto stereofonico per le stanze vuote. E’ una battaglia condotto con ansia di sterminio: se ci fosse in sottofondo la “Cavalcata delle Valchirie” mi sentirei a bordo di uno dei bombardieri di “Apocalypse now”. Siamo attrezzati anche sul versante armi chimiche: un fungo atomico di sottilissima polvere bianca, odorosa di gesso e di muffa, è la prova inconfutabile che i filtri del suo aspiratore e la mia lastra di marmo risalgono alla stessa era geologica.
“Signoraaa? Resisteee?” urla il trapanatore dall’ultimo piolo.
“Non si preoccupi! … ma quanto manca?”
“Ci siamo, ci siamo!” declama, certo di aver fiaccato il nemico.
Dopotutto hanno scavato il tunnel del Monte Bianco, cosa vuoi che siano tre buchetti col trapano, mi dico, mentre ad occhi chiusi cerco di concentrarmi sull’immagine della punta che s’insinua spietata nel calcare millenario. E’ come fare meditazione trascendentale sotto un bombardamento: nel più assoluto stordimento dei sensi cerco conforto nella filosofia.
“Questa pietra cederà” è il mio mantra. E ad occhi chiusi vedo attorno a me minatori che picconano le viscere della terra, sento il sapore della polvere in gola, avverto la claustrofobia dello spazio ristretto e del poco ossigeno da condividere.
Mi immedesimo a tal punto che mi pare di sentire odore di bruciato: dev’essere la dinamite che esplode… E persino una specie di scoppio: non può che essere ancora la dinamite…
E’ il lampo di una fiammata che mi trapassa le palpebre a risvegliarmi dal mio ascetico torpore: con tutto il rispetto per il potere della meditazione, forse tutta quest’immedesimazione è un po’ eccessiva.
Riapro gli occhi: al centro della nuvola bianca, percorsa da dense volute nere, il trapanatore osserva incredulo l’arma fumante.
“Si è fuso…” mi comunica con l’aria di un generale sconfitto pronto alla resa. “Gliel’avevo detto che avrebbe fatto resistenza.”
Nella semioscurità (è saltata persino la corrente) intravedo rivoli antracite che gli solcano la faccia, e ho la certezza che stia avvenendo altrettanto sulla mia.
“Ma ne ha bucato almeno un po’?”
“E certo! Guardi… saranno quasi due millimetri!”
Un gemito soffocato è tutto quel che mi riesce di esprimere.
Il marmista è stato molto gentile. Mi ha dettato per telefono le caratteristiche della punta più adatta. Cinque euro e un quarto d’ora dopo, armato di trapano di riserva, il prode sforacchiatore di pietre millenarie ha dato inizio alla battaglia finale. Ne è uscito vittorioso ma senza gloria, come le truppe colonialiste che sparavano sugli indigeni armati di lance.
“Eh signora, con una punta di diamante sono bravi tutti… Ma io ce l’avrei fatta anche senza, sa?”
“Ah… questa è di diamante? E la vendono a cinque euro? Allora ho ragione io che quel ferramenta in centro non è poi così caro…”
“Ma sa che lei è proprio simpatica? Le piacciono le lumache? Gliene porto un po’, le raccoglie mio cognato.”
“Molto gentile, ma non avrei tempo di cucinarle. E poi di là sto già cuocendo i peperoni.”
“Allora stanno bruciando, perché si sente una puzza…”
“Tranquillo, è quella del suo trapano fuso. Piuttosto: ha visto che mi ha affumicato pure la parete?”
Guarda sconcertato una nuvoletta antracite esplosa sull’azzurro della calce.
“Questa? Ma viene via in un attimo!” e intanto che lo dice ci passa su la mano.
Se n’è andato a sera: una giornata (geometra incluso) per dodici buchi.
L’aria di casa profuma un po’ di cipolle e peperoni, un po’ di alloro e di ginepro, e un po’ di simil-dinamite. Sul muro azzurro polvere si allarga un lungo segno nero: è il sorriso del mio bagno per lo scampato pericolo…
S.
CONFIT DI CIPOLLE E PEPERONI
INGREDIENTI
cipolle di Tropea: 3 belle grosse
peperoni rossi: 2 (e che siano dolci e carnosi…)
pomodori ramati: 1 piccolo (solo se profuma di… pomodoro!)
aglio: 1 grosso spicchio (o un pizzico d’aglio in polvere)
alloro fresco: 3 foglie
bacche di ginepro: 5 o 6
olio extra vergine di oliva: 3 cucchiai
aceto balsamico: 2 cucchiai
dark brown soft sugar: 2 cucchiai (o uno zucchero di canna grezzo)
peperoncino (quanto ne potete reggere)
Lavate i peperoni, tagliateli a metà per il lungo e privateli dei semi e della parte bianca. Affettateli a listerelle di circa 3 mm (impegnatevi e fatele regolari). Se i peperoni sono lunghi tagliate prima le falde a metà (cioè: non dovete fare degli spaghetti di peperone, che diventerebbero poco garbati da mangiare). Tenete i peperoni da parte.
Pelate e lavate le cipolle, tagliatele a metà per il lungo e poi a fettine non troppo sottili (… diciamo 2 mm). Fatele andare in una padella a fuoco medio con l’olio, l’alloro, lo spicchio d’aglio pelato e tagliato a metà e le bacche di ginepro. Non aspettatevi che diventino trasparenti, devono solo ammorbidirsi, perdere il loro liquido e assorbire l’olio.
Mescolate spesso e, quando vedete che rischiano di attaccarsi (vedete di resistere almeno una decina di minuti) aggiungete 2 cucchiai d’aceto balsamico e contate fino a trenta (deve solo evaporare l’alcol…). A questo punto liberate col cucchiaio di legno un piccolo spazio al centro della padella, aggiungetevi lo zucchero e fatelo caramellare bene (se lo mettete sulle cipolle si scioglie e vi potete scordare il caramello…).
Gettate nella padella i peperoni e fateli saltare con le cipolle finché riuscite a non farli attaccare. Poi aggiungete sale e aggiungete qualche cucchiaio d’acqua (4 o 5, non di più), mescolate e continuate la cottura. Se i vostri peperoni hanno la pelle sottile potete farlo senza coperchio (mescolando spesso e aggiungendo all’occorrenza un cucchiaio d’acqua), altrimenti copriteli per farvi dare una mano dal vapore. Occhio all’effetto “verdure lesse”, sempre in agguato sotto il coperchio!
Quando i peperoni sono cotti – cioè morbidi ma pur sempre croccanti e non disfatti – aggiustate di sale, aggiungete il peperoncino e un altro cucchiaio di aceto balsamico (anche in questo caso non versatelo direttamente sulle verdure ma fategli un po’ di spazio al centro della pentola), fate asciugare e spegnete il fuoco.
Versate il confit in un barattolo di vetro e lasciatelo raffreddare.
Tenetelo in frigorifero (dura qualche giorno) e tiratelo fuori ogni volta che avete voglia di uno spuntino corroborante. Funziona a meraviglia su una bruschetta strofinata d’aglio, su una fetta tostata di brioche, con formaggio e crackers, con le uova sode. Naturalmente potete spacciarlo anche come contorno a una fetta di roast beef o di lingua bollita (lo so, i vegetariani si volteranno dall’altra parte ma io la adoro…), e persino condirci gli spaghetti.
POSTILLE
Credits
La ricetta del confit di peperoni è ispirata da Elle à table e opportunamente rivisitata con gli ingredienti della mia cucina.
Altre cose deliziose da spalmare sul pane quando viene l’estate:
– confit d’oignons
– caviar d’aubergine
– tapenade di olive nere e fichi secchi
– chutney di fichi all’aceto balsamico
– crema di peperoni con pomodori secchi
– hummus
– crema alla senape
Eccessi piccanti (18 luglio, pomeriggio)
Cercasi lettrice di FRAGOLE A MERENDA che ha esagerato con il peperoncino nella ricetta del confit di peperoni. La sottoscritta – notoriamente più a suo agio con tastiera e fornelli che con i mistieri del software – ha improvvidamente cancellato il messaggio: il quale ha fatto appena in tempo ad apparire sullo schermo, suscitare un moto di tenerezza e comprensione, per poi scomparire inghiottito dal Mac. Forse il nome era Michela, ma non ci giurerei.
Rimedio suggerito: tirare fuori altrettante cipolle, farle saltare e caramellare (meglio se con alloro e ginepro) e poi aggiungerle al resto del confit.
Rimedio alternativo: invitare a cena gli amici più “spice-addicted” della propria rubrica, e spacciare la ricetta per una cosa molto, molto etnica (nel caso, predisporre bevande adatte alla bisogna per il dopo-cena).
Ingredienti: aceto balsamico • aglio • alloro • bacche di ginepro • cipolle & cipollotti • dark brown soft sugar • olio extravergine • peperoncino • peperoni • pomodori d'ogni tipo
Dunque ti scopro oggi, inizio a leggere e a ridere come una pazza sfrenata perché sto vivendo le stesse identiche situazioni, giuro, ho le lacrime agli occhi.
Per quanto riguarda la ricetta non posso aspettare domani quindi stasera mi metto subito al lavoro perchè ne sento già il profumo, pensavo agli ingredienti e spuntavo con un celo, celo, celo proprio come quando ero bambina.
Siccome ho ancora dieci minuti mi metto a fare un giro tra le tue ricette, se ti va di passare http://www.marinaincucina.blogspot.com grazie!
p.s. le tue foto sono strepitose!!!!!!
mi mancavi disperatamente…
Welcome back!
Mannaggia ai muratori! Ma tu sei fantastica anche con loro 😉
I peperoni sono uno dei miei ingredienti preferiti, provo il tuo confit e ti faccio sapere! 🙂
Buona giornata..
Faccio spesso i pomodorini confit….la provero’.grazie
Marina: Ecco, almeno ho la soddisfazione del buonumore altrui! Le mie avventure tra cucina e cantiere pare abbiano il potere di far ridere la gente. Ti dirò: cerco di riderne anch’io, tutte le volte che posso… ma in certi casi mi ci vuole un po’ di tempo prima di riuscirci. Quanto al versante culinario della storia, ti consiglio vivamente un assaggio: perché questo confit di peperoni è audace e “basic” allo stesso tempo, deliziosamente sfruttabile in un sacco di occasioni. Occhio allo zucchero: il dark brown sugar è aromatico e mai troppo dolce, ma se lo sostituisci con un altro… dosalo con maggiore parsimonia. A presto!
Pillow: Davvero di buon cuore, ma questo ultimo capitolo di avventure para-edili ha risucchiato ogni mia residua energia. Mi chiedo se avrò mai il tempo – tanto per dirne una – di provare certi muuffins al cioccolato (eri tu, vero? perché sto progressivamente svampendo, in questi ultimi tempi…) la cui tecnica mi incuriosisce molto. E di portare a termine un nuovo pezzo di questa mia cucina che mi sta tanto a cuore. Tutto ciò detto – e precisando che in ogni caso non saprei scrivere post a comando tanto per fare – questa finestra aperta sul mondo è mancata davvero anche a me…
Carpina: Ami i peperoni? E allora lanciati! Non da una scala, avvinghiata a un muratore armato di trapano, ma nel meraviglioso mondo dei confit d’estate. Che io trovo utilissimi in tante occasioni. Li cucini quando hai tempo, e te li mangi quando vuoi… See you!
Anonimo: I pomodorini confit li preparo al forno, mentre questi peperoni molto più semplicemnente si fanno in padella: ci vuole meno tempo. Ma l'”effetto confit” è assicurato da aceto balsamico e zucchero scuro… Ciao… insomma, se non mi scrivo un nome… come faccio a chiamarti?
Io ti proporrei per un libro ma non solo di ricette.
Che dici?
Ci hai fatto sorridere, la prossima volta ti mando Luca, lui buca anche le cassaforti delle banche…non per rapinarle ovviamente, è un tecnico dei sistemi di allarme e sicurezza e con il trapano ci sa fare, soprattutto non sporca e questo mi fa molto piacere, specie quando i buchi li fa in casa. Alla fine il tipo ti ha offerto anche delle lumache, beh è stato carino e il suo ego è uscito indenne.
Adoro la tua preparazione, la foto è talmente bella che pare di sentire anche i profumi e non è una frase fatta!
Bacioni da Sabrina&Luca
ero io, ero io…
E, anzi, ancora non ci ho provato.
Facciamo una cosa: attendo te.
Ad un tuo cenno, li faremo in contemporanea.
Io dalla mia cucina che sembra quella di una studentessa (mooooolto fuori corso), e tu, sempre sorridente e sempre verso la sinistra, dai tuoi tetti…
la sto divorando con gli occhiiiiiiii!!! ottima e saporita!!!!
ho avuto anche io un operaio che ha tentato di mettere mensole e mobili in taverna e ha combattuto con una parete di cemento armatissimo. Dopo aver combattuto per ore, ha ceduto al ferramenta e alle sue punte di diamante 😉
Meno male che non ti manca l’ironia e la voglia di cucinare! Un abbraccio e … oggi ho pensato alla tua tapenade. Avrei tanto voluto fare un salto al mercato della cittadina francese poco lontana dai miei monti (dove ne avevo acquistata una buonissima). Ma non ho fatto in tempo, la famiglia si è svegliata troppo tardi! Ciaociao!!
Roberta – Il senso del gusto: Dico: oh-la-la… E subito dopo: grazie!
Sabrina & Luca: Un trapanatore senza contorno di polvere disponibile in famiglia? Questi sì che sono lussi! Ti invidio: Monsieur d’Aubergine e il trapano non sono buoni amici. In compenso, però, cambia le lampadine (compiacendosi molto…). Quanto al confit di peperoni e cipolle, se ti piacciono le verdure caramellata – quelle con un’arietta un po’ “franscese” insomma – è buonissimo. E profuma assai di più dal vivo… Ciao!
Pillow: Vedi? me lo portava il cuore… Sapessi quanto ci sto pensando a quei muffins (stavolta li scrivo con una “u” sola…): ci proverò, prima o poi. E l’idea di prepararli in stereofonia da due cucine distinte mi piace tanto. Infine: adoro le cucine degli studenti, perché sono autentiche e prive di tutti quegli inutili ammennicoli che popolano le cucine accessoriate. Insomma: i presupposti ci sono tutti…
Le preparazioni confit sono tra quelle che preferiamo! ricchissima la tua versione e decisamente estiva 🙂
bacioni
Ah ah ah!! Da bravo architetto mi sono immaginata tutta la scena e mi hai fatto ridere come una matta! La prossima volta ti mando i miei di operai, un quarto d’ora e ti passa la paura!
raffy: Credimi: masticato e digerito con gli apparati preposti è di gran lunga migliore… Buon confit di peperoni!
lucyinvacanzadaunavita: per fortuna a casa mia il cemento non esiste: solo tufo, mattoni e calce. Il che in teoria dovrebbe rendere le cose assai più facili… L’ironia? Se non ci fosse mi toccherebbe arrabbiarmi e mi passerebbe la voglia di cucinare. Tapenade? Hmmmm…
Cara Sabrine hai occhiali speciali per vedere gli aspetti “avventurosi” e quelli più buffi o divertenti(ma anche quelli più delicati) della vita quotidiana ed è proprio questo che mi incanta quando pubblichi i tuoi post, sempre attesi, letti più volti per apprezzarne tutte le sfaccettature e – non da ultimo – per scoprire la ricetta. Questa volta hai colto nel segno: i peperoni sono una mia passione, anche se sono l’unica in casa ad apprezzarli. Alla prima cena estiva con amici cultori di questo ortaggio proverò anche la tua versione e – prima o poi – pubblicherò la mia versione dei peperoni in agrodolce, secondo la ricetta della mia nonna.
Claudette
p.s. Il tuo parfait al caffè (al centro di uno dei tuoi post che preferisco), più volte replicato, ottiene sempre un grande successo. Grazie!
😀 ancora coi lavori in casa? che avventura, mi sa che da sola te la saresti cavata meglio. E come sempre una ricetta deliziosa e perfetta per gli spuntini estivi, che profumo! (senza polvere e trapani fusi)
e torna più spesso!
Tesoro la fabbrica di San Pietro è ancora in pieno svolgimento:D Certo che li trovi tutti tu questi operai, cmq mi fai morire cara la tua ironia e il tuo modo di riderci su non ha prezzo!!
Il confit deve essere profumatissimo mi mette una voglia di allungare la mano nel monitor e prendermi questo delizioso barattolo…chissà che profumo meraviglioso sprigiona!!Bacioni,Imma
Meraviglioso! Il tuo racconto è come quella punta di diamante: lieve e decisa, accurata e precisa. Scusa se sorvolo sulla ricetta, ma il piacere di leggerti va davvero oltre…
Manuela e Silvia: Il confit di peperoni è una ricetta estiva per eccellenza! A meno che non si vogliano considerare peperoni quegli oggetti che sembrano di plastica colorata che si vendono al supermercato anche a dicembre… Che non sanno di niente e soprattutto non profumano. Ciao ragazze!
Arianna Frasca: Il mio amico architetto – complice di tutte le mie avventure edili e para-edili – mi suggerisce sempre di scriverci un pamphlet. “Le cose che ho visto in questo posto non le ho viste da nessuna altra parte” commenta sempre. E poi ci ride su con me… Un saluto!
Cara Sabrine,
non ho ancora letto la ricetta, che mi ispira comunque molto, ma non ho saputo resistere a scriverti subito dopo la lettura del racconto.
Riesci sempre a essere ironica anche nelle situazioni piu’ impensate.
Il sorriso de tuo bagno davanti allo scampato pericolo è solo la più recente manifestazione!
un bacio
Le foto sono meravigliose! ♥
Ma non ti nascondo che questa ricettina la adoro! *_* bravissima!
Incoronata.
Salve!
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come sempre … fantastico il racconto e ultragolosa la ricetta! grazie e buona estate
Fenomenale!! Ahaha, com’è che finchè sono gli altri a vivere queste avventure, sono sempre spassosissime?!
Cmq sei mitica
Arrivo qui per la prima volta e cosa trovo? Un racconto divertentissimo e una ricetta da acquolina!
Complimenti!!!
D’ora in avanti non mi perderò nemmeno una delle tue avventure e delle tue ricette!
quanto mi sono divertito a leggere a giungo ho ristrutturato casa ed ero io a dire cosa fare e come e li ho dovuti anche pagare…
meglio rifarci con il profumo di questa delizia di confit, a presto
Bontà! Complimenti!
Che buona questa ricetta! Brava, brava!
Se ti va passa a trovarmi e partecipa al Link Party “Back to Autumn” su Fragola e Cannella
Un saluto
Nina
Sabrine… mi fai morire! 🙂
Io sono una spice-addicted estrema!
Con simpatia, Ada.
Ogni volta che preparo questi peperoni, mi sorprendono con la loro bontà. Ricetta strepitosa. Quando torni?
Cara Angela,
sono reduce da mesi di intensa attività (non sono una foodblogger a tempo pieno…) e dunque di tempo per il blog non ce n’era. Ma sono così felice quando vedo che questa mia piccola cucina è sempre piena di amici, anche in mia assenza! Felicissima che il confit di cipolle e peperoni ti riesca sempre bene! Io non sono per le ricette complicate: in cucina e nella vita…
Un caro saluto e a prestissimo!