Chapati
Bollettino dall’Arca (segue dal post precedente):
“Dopo giorni di pioggia battente, il Dilivio Universale 2.0 sembra volgere alla fine. Nuvole lievi colorano l’alba, striando l’orizzonte di rosa e di speranza. L’Arca ferve di vita: è il risveglio a lungo atteso. Forse – suggeriscono boatos dalla stiva – è primavera…
Escono da ogni crepa le formiche, svolazzano i merli e il cane dell’architetto del quarto piano scodinzola come non mai a un bastardello di egual sesso: volevo trovargli una compagna – come da biblico dettato – ma lui s’è scelto questo tipino allegro e nella confusione generale l’ha fatto salire di soppiatto. Sono due cani felici, e tanto basta. Spero solo non gli chiedano i documenti allo sbarco: non si sa mai dove si attracca dopo un Diluvio, e non vorrei che capitassimo nel posto sbagliato…
Sferruzzano a tutto andare le vecchiette: berretti col pon pon per i bambini (c’era molta umidità fino a ieri) e mutande all’uncinetto e a prova di crollo per i ragazzi. Qualcuno ci ha provato ad abbassarsi i pantaloni, ma è stato prontamente dotato di bretelle (anch’esse all’uncinetto) e costretto ad usarle: lo spazio è poco sull’Arca e, non potendo andarsene sbattendo la porta, anche gli adolescenti più riottosi si son fatti mansueti.
Ronzano le api, tranne quella Piaggio modello 1967: ferma sul ponte, se la dividono un paio di bruchi e una coppia di maestri appassionati che, precari, hanno preferito accomodarsi nell’abitacolo per non abituarsi a troppi agi (“Non si sa mai, magari all’attracco non ci ritroviamo più nemmeno la scuola…”).
Giocano con i bambini senza felpe firmate i calciatori di una volta (gli uni e gli altri con divise all’uncinetto, ça va sans dire): partite tese, ma senza parolacce né quelle orrende parole con la kappa che si usano negli sms. E le veline – quelle di carta colorata dei fiorai di Parigi – le abbiamo utilizzate per scriverci poesie: sventolano come bandierine di preghiere tibetane, appese alle sartie con delle mollette da bucato. Parole al vento, ma non per questo inascoltate.
Suonatori d’orchestra, equilibristi e scrittori di favole sono i divi del varietà serale sull’Arca 2.0: i matti saggi siedono in prima fila, vicino ai due scassinatori dall’animo gentile. Tutti mangiano mele, cioccolata, frolle e brioches: perché alla fine le ho imbarcate, le pasticciere del piano di sotto… Ma non ho avuto cuore di lasciar giù i ragazzi spagnoli dell’Erasmus del primo piano: così la fisarmonica suona fino a tarda notte, ma che volete che faccia un po’ di musica in mezzo ai flutti del Diluvio?
C’è molta vita su quest’Arca, e non tutta scorre su strade propriamente ortodosse: forse anche per questo siamo tutti un po’ svitati ma felici. E poiché a terra abbiamo lasciato parecchie convenzioni, è accaduto persino che la coppia di lucertole – con pochi giorni di convivenza e nessun matrimonio alle spalle – abbia adottato il gatto del ballatoio di fronte.
Non sarà facile tornare alle regole pre-Diluvio: i più si preparano allo sbarco recitando mantra e facendo lunghe sedute di training autogeno. Io faccio anche del pane. In tubino nero ma a piedi nudi (i tacchi solo di sera…), mi arrangio come posso: perché nell’Arca 2.0 abbiamo l’adsl ma non il forno. E nella fretta ho infilato nella sacca svariati tipi di farina, ma neppure un grammo di lievito…
Perciò mangiamo questo pane ormai da giorni, ed è con il chapati che vi saluto, in quello che credo sarà il mio ultimo mattino sull’Arca: son qui sul ponte, tra i fili del nostro bucato di poesie, che sventolo focacce calde come fossero bandiere.
Ciao a tutti. E arrivederci a dopodomani… sperando che sia finalmente primavera.”
S.
CHAPATI
INGREDIENTI
(per 6 chapati)
farina bianca 00: 150 gr.
acqua: 100 ml
sale fino: 1/2 cucchiaino
olio extra vergine di oliva: 1 cucchiaino
burro: 30 gr
Mescolate la farina e il sale in una ciotola, versatevi l’acqua tiepida e l’olio e lavorate con un cucchiaio finché non avrete una palla di impasto.
Versate l’impasto sul piano di lavoro e lavoratelo per 5 minuti finché non lo vedete perfettamente liscio e omogeneo (se volete potete dargli le solite 8-9 torciture, ma qui la tecnica di lavorazione non è fondamentale: non deve lievitare, basta che riusciate a farlo diventare liscio ed elastico).
Mettetelo in una ciotola pulita, sigillata con pellicola, e fatelo riposare almeno mezz’ora a temperatura ambiente (ma se vi viene comodo, potete parcheggiarlo in frigo fino a due giorni: basta che lo tiriate fuori con un po’ di anticipo quando lo utilizzerete).
Infarinate il piano di lavoro, rovesciatevi l’impasto e dividetelo in 6 parti uguali: ricavatene altrettante palline, schiacciatele un po’ e infarinatele leggermente. Con il mattarello allargate ciascuna pallina fino ad un diametro di circa 15 cm: spolverizzatele spesso di farina, perché devono venire perfettamente lisce (evitate di farle attaccare al piano o al matterello…)
Quando avrete steso tutti gli chapati, scaldate una pentola antiaderente. Sgrondate una focaccina dall’eccesso di farina e mettetela nella pentola bollente, muovendola circolarmente per non farla attaccare.
Aspettate circa un minuto: quando vedete che si formano delle bolle in superficie girate la focaccia dall’altro lato, cuocetela 30 secondi e poi rigiratela. A questo punto vedrete le bolle d’aria all’interno della focaccia farsi più grandi: con l’aiuto di una spatola in silicone o di un grosso cucchiaio, premetele delicatamente per far sì che l’aria in esse contenuta si distribuisca verso le bolle vicine. In pratica dovete fare in modo che si formi un’unica, grande bolla d’aria all’interno della focaccia, che si gonfierà come un materassino da spiaggia. Fate attenzione: dovete premere con delicatezza, perché se si crea un buco… il vostro materassino non si gonfierà! Continuate sempre a muovere la pentola per non far bruciare il chapati, voltatelo un’altra volta per dargli un po’ di colore, poi disponetelo su un piatto (tranquilli… si sgonfia) e spennellatelo con il burro fuso.
Prima di cuocere la focaccia successiva gettate via la farina bruciacchiata che rimane nella pentola e pulite eventuali residui con un tampone di carta da cucina.
Proseguite fino ad esaurimento delle focaccine e servite subito. Il chapati è buono caldo e appena fatto.
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Un pane semplicissimo
Il chapati è un tipico flat bread, uno di quei pani senza lievito presenti in molte tradizioni culinarie non solo orientali (penso alla carta da musica sarda o alla piadina romagnola, per esempio…). E’ facilissimo e rapido da fare, in meno di un’ora lo mettete in tavola, ed è prezioso per chi ha problemi con il lievito.
E’ perfetto per accompagnare intingoli, verdure e carni a piccoli pezzi (in India serve anche da posata…), ma vi sconsiglio di presentarlo col brasato della domenica se avete a pranzo vostra suocera…
La mia ricetta riporta misure precise, perché di prove ne ho fatte tante e mi sembrava carino mettervene a parte. Ma se anche voi foste in mezzo al mare – magari non su un’Arca ma semplicemente in barca – e non aveste una bilancia e una brocca graduata, potete regolarvi benissimo così: la farina dev’essere il doppio dell’acqua in volume. Vale a dire: due bicchieri di farina, uno di acqua. O due tazze di farina e una di acqua. O due secchi di farina e uno di acqua… dipende solo da quanta gente avete a bordo. Quanto al sale: regolatevi voi. E per l’olio: un cucchiaino ogni dose a “bicchierate”. Più semplice di così…
Ingredienti: acqua • burro-burro salato • farina bianca 0 e 00 • olio extravergine
adoro questo tipo di pane!
Mi fai morire, sabrine, non c’è niente da fare… Rido, rido e rido ancora… Questa storia del diluvio universale 2.0 è buffissima! Qua, anche stamani, sembra che il sole sia rimasto sotto al piumone…
Ah, ho lanciato una raccolta che va molto nella tua direzione… 😉 Se ti può interessare, prova a dare una sbirciatina qui.
Ti auguro una buona giornata!
ho sempre pensato fosse un’impasto magico con ingredienti segreti O_o.
ora posso provare a farlo!!!
grazie
ma che bello, poi è perfetto, sei stata bravissima! complimenti e buona giornata!
1) ieri incredibilmente sole e vento per quasi tutta la giornata, la mia arca personale è rientrata in garage….. 2) stamani è velato…. non vuole darsi per vinto!
3) caschi a fagiolo visto che mi tocca star lontana dal lievito per un pò…. uffa…..
ciao sabrine, buona giornata!
e buona settimana, sono in partenza e nn so se riuscirò a seguirti per qualche giorno.
ti scopro e mi sembra un incontro perfetto io che quando mangio pane, soprattutto la sera, mi gonfio tantissimo..devo provarlo..grazie!!
è da parecchio che cerco questa ricettina….finalmente la trovo!!!
avevo provato chiamare l’arca ma mi dava sempre occupato…quindi ci siamo accontentati delle canoe che erano orami esaurite pure loro…ma ora per fortuna stanno tornando al rimessaggio ^_______^
Ad un racconto così leggero e divertente mi viene voglia di abbinare questa simpatica illustrazione:
http://www.flickr.com/photos/38722335@N02/4354035018/
é un’ arca! per chi vuole rimanere un po’ bambino :))))
Continuo a vedere ricette di Chapati…sarà un segno del destino? Lo devo provare!
che meraviglia leggerti!!!!!!
sei straordinaria!!
qui continua a piovere:( e sabato mi sono arrivate 20 piante di lavanda da piantare in giardino! nn sarà facile con questo tempo!! nell’attesa della primavera potrei sistemarle in un’arca:)
che meraviglia la foto!!! questo pane lo adoro!!! ma nn sempre mi riesce, proverò la tua ricetta!!
la fougasse ancora nn l’ho provata, spero di riuscirci presto!
buona giornata!!!
Sempre troppo divertente!!! comunque venedo alla ricetta….è da un po’ che voglio provare questo pane. Mi sa che questa sera è la volta buona 🙂
mi sa che rispolvero la pressa per tortillas e lo provo immediatamente: quanto mi piacciono sti pani!
Oh, son contenta che alla fine tra le pasticcere e i suonatori di fisarmonica hai scelto…Entrambi!:) In un arca se ci si stringe ci si sta tutti (ma solo i “tutti” giusti, come hai detto tu :D). E son pure contenta che il diluvio si appresti al termine (anche qui, sai, l’intenzione sembrerebbe quella). Finalmente si possono metter a svolazzare anche le lenzuola, oltre alle poesie…La visione ha il suo fascino, dopo tanta attesa.
Questo pane l’avevo mangiato in un ristorante indiano ma non ne conoscevo il nome, lo aggiungo alla lunga lista, da cui ho appena depennato il pane con segale con copertura croccante…Visto, promessa mantenuta! 🙂
Adoro il chapati, mi piace anche il modo di cottura, ideale per l’estate (anche se io il forno lo accendo sempre!
In India infatti, lo fanno cuocere sui muri di pietra rovente delle case.
Buona settimana:)
Patricia
Ecco che cos’era quella bontà mangiata al ristoranteindiano!!! Grazie per la ricetta.. salvataaaaaaa.. Baciottoni e buona giornata :-DDD
Buonissimo il Chapati!
Qui ancora minaccia di pioggia e per completare il tutto, un raffreddore da sballo…giusto per non farci mancar niente!
“Le felpe senza firma” Mitica Sabrine ^_*
Eh sì finalmente il diluvio è passato, ma questo pane continuiamo a farlo anche scesi dall’arca perchè anche sulla terraferma è buonissimo! 🙂
Cara Sabrine deliziosa e travolgente…tu o la ricetta??? ma tutte e due of course…. un bacio
Oh chi lo sa se l’arca attraccherà… stamattina qui c’era un timido sole … e adesso sempre più timido si è rintanato! Vi prego, vi prego voi dell’arca andate a cercarlo e riportatelo a terra… ne abbiamo bisogno! E intanto mi consolo con questo pane che mi sta facendo venire un languorino… Buona giornata Sabrine
i tuoi racconti dell’arca sono un raggio di sole in questa mattinata! sei fantastica ed è un vero piacere leggerti! adoro il chapati, lo sperimenterò al + presto e sono sicura con ottimi risulati con le tue spiegazioni!
Io vedo sempre la parte buona nelle cose.Anche in un diluvio universale, se ci sei te sul’arca, non ci annoieremo di sicuro.
Il pane, lo metto in lista di attesa dopo quello con la crosticina crocante.
ma si può ancora salire, un posticino c’è rimasto?
la ricetta la cercavo da tempo e questa è così precisa che credo diventerà la mia senza altre ricerche né tentativi, il racconto è così sognante che torno sul mondo con un sospiro…
Dunque si sbarca…meglio cosi’ , che il mondo salvato sarebbe stato troppo perfetto!
A presto, e complimenti per l’esecuzione perfetta di questo chapati.
Non so se mi è piaciuta più l’arca o il chapati , senz’altro in tutte due sei stata bravissima . Buona giornata , chiara
su quest’arca sabrine ci salirei anch’io anche per il gusto di passare del tempo con te che sono sicura sarebbe bellissimo perche sei una persona eccezionale e questo pane buonissimo nella sua semplicita!!!!abcioni imma
Io lo adoro!
Bravissima!
La storia dell’Arca ti va riconosciuta in originalità, simpatia ed inventiva non comune. Il chapati merita attenzione soprattutto letto nella sua versione a bicchierate&cucchiaini, per il resto questo post, invito della suocera a parte hihihi :PP, merita una menzione d’onore per la scrittura e la profondità d’occhio con la quale osservi le cose 😉
Posso dirti che mi hai incantato con quello che hai scritto?!!!! Mi hai fatto sorridere e mi hai completamente rapita, scrivi divinamente e non me ne accorgo ora, ma voglio che tu lo sappia quanto ti apprezzo! Le mutande all’uncinetto le vorrei proprio vedere!
Questo pane piace tanto sia a me sia a Luca. Io conosco abbastanza la cucina indiana e ho avuto modo di assaggiarlo parecchie volte, Luca una sola, ma ne è rimasto colpito. A dire il vero non avevo mai pensato alla possibilità di farcelo in casa, ma il tuo post mi darà modo di fare una bella sorpresa a Luca!
Un abbraccio e buona settimana
Sabrina&Luca
Sabrine voglio conoscertiiiiiiiiiiiiii , sei simpaticissima ,oltre a sorridere delle cose che scrivi ,mi fai fare anche pensieri su come va la vita…si sono perse tantissime abtudini “sane”!Anche io nel week-end ho fatto il pane con la mia piccola,vieni a farmi visita ,mi fa piacere.Un bacio
Non conoscevo questo pane, ma ora, grazie a te, penso che proverò anche a realizzarlo…
mi sembra anche facile da fare!
Buon lunedì, grazie ed un abbraccio
Che ridere, Sabrine:DDDDDD!!! Sei veramente una persona ecezionale!!..
Bella ricetta, veramente! Non la conoscevo! Proprio light:))
un bacione!
ma se scendi, io non posso salirci su questa meravigliosa arca!!
pur non avendo mai provato questo pane ha un aspetto fantastico… mi sembra di sentirne il profumo e la consistenza soffice soffice!! un bacione.
Finalmente c’è il sole, forse ka tua Arca può finalmente attraccare, il diluvio sembra un ricordo. E finalmente un pane senza l’uso del forno, grazie!
A quanto pare la tua arca ha veleggiato fino a Zanzibar: il chapati era il pane che consumavamo ogni sera, per fare la scarpetta nel curry di gamberi, in quel romanticissimo ristorante sulla spiaggia…
sembra un romanzo…
anzi, come un romanzo!
grazie sabrine, oggi giornata faticosa, e leggere le avventure del diluvio 2.0 mi ci voleva proprio.
ah.. i chapati boni ma non puedes.
però però… fra un po’ (con calma, molta calma) pubblicherò una cosetta simile apta por coeliacos, sempre un po’ etnica.
ma ti prometto, il matcha lo lasciamo a casa 🙂
tu devi scrivere un libro… io ne sono certa….. splendido il pane! ricetta copiata perchè poi è senza lievito :-))))
Bellissimo racconto. Davvero.
post o poesia? comunque grazie, penso che questo pane sia quello che io chiamo pita (dalla foto si direbbe si si’, spero di non sbagliare) e che non riesco a trovare in nessun negozio…finalmente la ricetta!!
Buono il chapati!
Leggendo la ricetta mi ero spaventata con tutte quelle spiegazioni sulle bolle molto dettagliate! E se l’aria non mi passa nelle bolle vicine?! Poi mi sono rincuorata leggendo la descrizione Archesca! Sembra meno precisa e più abbordabile!
Belle e perfetto..
Non so’ se mi piacciono più i tuoi racconti (tante affinità, nostalgia, passione tra le righe), i tuoi pani confortanti, le tue mani che impastano con tanta vitalità… Non devo mica decidere no? 😉
Il mio chapati non viene cosi’ bello, deve assolutamente provare questo (senza K)!
Bacione primaverile (si spera 🙂
Bella ricetta, incantevoli questo pane gonfiotto, simpaticissimo il tuo modo di narrare ! Sei forte !
Che bello questo aggiornamento dall’Arca, quel che ci voleva per la mia fine di giornata. Mi ricordava molto lo stile di Benni. Grazie Sabrine. E tienimi un posto sull’Arca, che non si sa mai.
Un pane davvero curioso e ricercato! ti è riuscito benissimo!
bacioni
Stupendo il tuo racconto, il genere che piace leggere e scrivere a me. Scopro oggi (lo so sono in ritardo!) questa tua attitudine e mi sorprende trovare “un’anima che mi appare affine” in questo mondo pur splendido di blogger culinarie! Io scrivo e cucino, cucino e scrivo… due passioni che si completano vicendevolmente.
Il tuo pane senza lievito è buonissimo… ti invito a leggere i miei articoli (ne trovi il link nella colonna laterale del mio blog, se ne hai voglia!) della rubrica che seguo per “blog di cucina” intitolati “oggi il pranzo è servito”. In realtà sono soltanto pochissima cosa, una goccia dei miei veri racconti ma, così, per darti un’idea… Grazie!
Un abbraccio. Deborah
p.s.- Hai ragione per il vino… una delizia per il gusto e per tutti i sensi!
Questo pane va bene anche per me che non devo esagerare con i lieviti, lo farò di sicuro!Bacio
Ma qui ci voleva il corto d’autore esplicativo dove fare vedere, con la tua consueta grazia, come far passare l’aria da una bolla all’altra nel modo più corretto e, ai chapati che non fossero riusciti come avrebbero dovuto, gli si imponeva una punizione, chessò, di essere avvolti in una copertina all’uncinetto, vuoi mai che ci pensassero due volte la prossima volta a fare gli spiritosi con le bolle bucate.
L’immagine delle mutande all’uncinetto a prova di crollo mi ha fatto sbellicare dalle risate.
Adoro questo pane ma ancora non mi sono cimentata a farlo. Sai una cosa su cui hai proprio ragione? Le formiche…non le sopporto +!!!
Che siano riamste attratte anche loro dalla cucina indiana???
E poi sta Primavera, ma quanto ritarda??
Leggerti ridà leggerezza alla mia giornata.
La mia mezz’ora di aria alla Cripta termina qui, cominciano gli strilli, il fumo… l’aria si fa pesante… ma io ho in testa le parole leggere che ho appena letto, un sorriso stampigliato in faccia (Grandemammadeifelini fai che duri il più possibile…) e il desiderio di provare il Chapati al più presto!
Un abbraccio sorridente per quanto affumicato!
nasinasi
Forse la primavera è finalmente arrivata… ma non diciamolo troppo forte! Mai provato il chapati ( o lo chapati?), prima o poi lo farò!
eccezionale il tuo blog!!!adoro cucinare…e adoro la cucina vegetariana (io non lo sono completamente, ma cerco sempre di ridurre al minimo l’uso di carne)…sguazzo nel tuo blog….che bello averti trovata e grazie per essere passata da me
Milena
Sabrine, help! Ho provato a fare come hai descritto, è venuto buonissimo ma mica mi si è gonfiato così, cosa posso aver sbagliato? Mi è venuta qualche bollicina ma niente di più. forse le ho lasciate troppo spesse? O che altro? grazie :):):)
chapati chapati…la bimbetta indiana vicina di casa dei miei a isfahan giocava a fare il pane…chapati chapati…e cosi che in familia facciamo chapati…
Bello tuto Sabrine, il racconto, la storia, il chapati
questo pane aiuta all’arrivo della primavera ne mangio molto nei risotranti indiani mi piace semrpe tanto
Marta: Ti piace il chapati? Mi fa piacere… Ciao!
Carolina: Ho dato un’occhiata alla tua raccolta: davvero molto interessante. Vedrò cosa posso fare (ti ho già scritto in proposito), anche se il massimo della contaminazione esotica nella cucina di casa mia è roba tipo… il chapati! Davvero non vado molto oltre… Ciao!
luby: Impasto magico lo è, perché vederlo mentre si gonfia è divertentissimo. Ma il chapati è uno dei pani più semplici da fare in casa! Provare per credere… e nel caso: fammi sapere! Ciao!
raffy: Grazie! Ma guarda che non è affatto difficile farsi il chapati in casa… è uno dei miei pani d’emergenza preferiti! A presto
Babs: Sempre in giro, eh? Bene, vorrà dire che ti terremo in serbo qualche post per il rientro… Quanto al chapati, è uno dei pani più adatti a chi ha problemi con il lievito. Ciao Barbara!
francy: Io non so dirti se è il lievito che induce gonfiore, ma so per certo che nel chapati di lievito non ce n’è manco un grammo, ed è un pane digeribilissimo! Provalo, se ti va, e facci sapere… A presto!
astrofiammante: Scesa dall’Arca: ieri è cessato il Diluvio Universale 2.0… Quanto al chapati, la ricetta è semplicissima e adesso ce l’hai: cosa aspetti a metterti all’opera? E mi raccomando: se davvero ci provi, fammi sapere com’è andata… A presto!
eli: Ricette di chapati ce ne sono tantissime in rete, ma tutte molto simili: può variare il rapporto tra acqua e farina, oppure il tipo di farina (io faccio il chapati anche con la semola e la farina integrale…). Ma la tecnica è sempre quella: semplicissima e davvero alla portata di tutti. Provalo! A presto
Chiara: Un’Arca di piante di lavanda: davvero meritevoli di essere salvate! In attesa di trovare il momento buono per piantarle, ti consiglierei di dedicarti agli esperimenti di panificazione casalinga. Con un approccio internazionale, magari, dalla Francia fino all’India… Aspetto tue notizie: con fougasse e chapati… Ciao!
elenuccia: Se ti piace il chapati farselo in casa è davvero un attimo… Ci hai poi provato? Sono molto curiosa… E se hai bisogno di una mano, sono qui. A presto!
luxus: La pressa per tortillas? Mai vista: ho evidenti lacune in fatto di ricette etniche… E mi piacerebbe tantissimo che me lo facessi conoscere questo marchingegno, che a quanto capisco vorresti usare per fare il chapati… Ce lo racconteresti, questo tuo metodo? Ci terrei… Ciao!
BreadandBreakfast: Hai fatto il pane di segale con copertura croccante? E ti è piaciuto? Fammi sapere, se ti va: ci tengo. E adesso, ti attende la prova chapati… molto, ma molto più facile… A presto!
Patricia: Anch’io il forno lo accendo sempre, pure in estate. Ma l’idea di un pane da cuocere in padella non è affatto male… Certo, nelle giornate più calde, dovrei provare la tecnica della cottura sul muro… magari funziona anche alle mie latitudini! Ciao!
Claudia: Conosci il chapati e ti piace? E allora prova a fartelo in casa… senza dimenticarti di raccontarmelo… A presto
pagnottella: Buonissimo e facilissimo: il chapati è un “pane d’emergenza” e non solo… basta accompagnarlo alla pietanza giusta (che può essere anche un semplice piatto d’affettati). Ciao!
Fiordiciliegio: Sì, Diluvio finito… ma questo pane può andar bene anche sulla terraferma…
Fabiana: Grazie, sei molto gentile. E mi fa sempre un grande piacere averti qui… A presto!
Beta: Arca attraccata, ma per scaramanzia non ho buttato la lista di quelli da salvare: non si sa mai, dovessero ricomparire dei nuvoloni all’orizzonte… Ciao!
Giò: Grazie. Mi fa piacere che ti piaccia il chapati: e se davvero lo proverai con questa ricetta, sarei felicissima di avere tue notizie in merito all’esperimento. A presto!
Lilly: Grazie! E fammi sapere se fai il pane con la crosta croccante… Ciao!
Sei unica Sabrine!
Amo tutti i tipi di pane indiani. Ma tu sai che così ci stai abituando troppo bene? Saluti, da un’arca all’altra!
Dora
ottima scrittura
e il chapati è fantastico
cavoliamerenda: La ricetta è semplicemente un mix di varie ricette reperite su libri vari e in rete nel corso del tempo: il chapati è un pane così semplice, che c’è davvero poco da aggiungere! Anche se, qualche variante sfiziosa a volte la sforno… anzi: la spadello! A presto! E se lo fai fammi sapere…
arabafelice: Grazie Stefania, mi fa sempre tanto piacere sentirti… A presto (ma tu in Arabia, il chapati potresti anche cuocerlo all’indiana? Cioé sul muro bollente?…)
Chiara: Grazie! Diciamo che il chapati sull’Arca 2.0 veniva bene… così come in tutte le situazioni un po’ di emergenza nelle quali manca un forno! A presto
dolci a… gogo!!!: Imma, sei sempre così espansiva, solare… partenopea! Mi strappi sempre un sorriso: anche tra i flutti del Diluvio 2.0! A presto!
Zulia: Grazie! Davvero ti piace il chapati? Allora perché non provi a farlo? A presto
Gambetto: Caro Mario, dopo il tuo messaggio ho aggiunto la caffettiera napoletana (possibilmente un po’ ammaccata) alle cose da salvare in caso di Diluvio: grazie. Quanto al chapati e alla suocera, ribadisco che l’esperimento sarebbe destinato a fallire: anche in caso di suocera indiana… Ciao Mario, stammi bene!
Luca and Sabrina: Grazie di cuore per le tue belle parole. Spiacente di non potermi sdebitare con un paio di mutande all’uncinetto (scesi dall’Arca, le vecchiette sono andate a sferruzzare altrove…). Quanto al chapati, se vuoi provare a farlo in casa e hai bisogno di una mano… sono qui. Grazie ancora e a presto!
rossairlandese: Sorridere non serve a scacciare i pensieri, ma ad affrontare la vita: pensieri compresi. Grazie per le tue affettuose parole (ho visto il tuo pane…), a presto!
Simo: Mia cara, il chapati è molto semplice da fare in casa: devi solo prenderci un po’ la mano con la storia delle bolle in cottura. Se trovi il modo di costringere l’aria a passare da una bolla all’altra il gioco è fatto! Ed è pure divertente… Fammi sapere!
Oxana: Grazie! Sì, il chapati è un pane davvero leggero, ed è perfetto per chi ha intolleranze o problemi con il lievito. E in più e divertente da fare… A presto!
Alem: Mia cara, io dall’Arca sono scesa, ma la lista delle cose/persone da salvare in caso di Diluvio non l’ho mica buttata! Nuvole nere si addensano all’orizzonte… Ciao!
Micaela: Il chapati è buono, se ti piace il genere, ma non è esattamente croccante: se lo spennelli di burro fuso, resta anzi piuttosto morbido: almeno appena fatto. Ciao!
mariacristina: Carina, vero, l’idea di un pane che si cuoce in padella? Il chapati andrebbe provato solo per questo… poi ti accorgi che è anche buono, con le pietanze giuste. Ciao!
Onde99: Non ho ricordi così romantici di questo pane (sigh!): il chapati l’ho conosciuto in Inghilterra tanti anni fa… non era esattamente Zanzibar, ma di curry ne ho mangiato tanto anch’io! A presto!
La Gaia Celiaca: Un chapati versione gluten-free? Sarebbe fantastico, Gaia… soprattutto senza té matcha dentro… Ciao!
Ely: Sei davvero molto gentile: grazie! E fammi sapere se provi questo pane senza lievito… A presto!
da Sergio: Grazie. Davvero.
Barbara: Gentilissima… Quanto alla pita, penso che abbia del lievito e che perciò sia un pane diverso da questo, che ne è totalmente privo. Ciao! E… posteremo la pita, allora!
GuyaB: Ti piace il chapati? Felice di passarti la ricetta… Ciao!
fra: Le spiegazioni sulle bolle ci vogliono, perché la cottura è fondamentale per la riuscita di questo pane. Devi aspettare che si formino le prime bolle, poi girarlo, poi rigirarlo ancora e cominciare a premere delicatamente sulle bolle più grosse per allargarle fino a che non si crea un’unica grande bolla. Non è difficile, ma ci devi fare un po’ la mano… Fammi sapere, se ci provi. Ciao!
Dilajla: Grazie! A presto
Si si, l’ho fatto, e mi è venuto bene! Me l’aspettavo più scuro invece è venuto abbastanza chiaro. In ogni caso era morbido e buono, e vedendo il tuo nella foto mi sembra di esserci andata molto vicina(come altezza e anche come mollica) quindi non posso che essere contenta. Anche perchè, alla prima esperienza con le torciture, avresti dovuto vedermi 😀 Beh, dai, basta un po’ di pratica. Quanto alla copertura, non avevo i semi di girasole, per il resto ho messo tutto, e ho notato una cosa interessante: quando ne mettevo in bocca un pezzettino, avvertivo prima il dolce dello zucchero di canna e per ultimo, proprio come nota finale, il pepe. Ti risulta?:)Ah altra cosa: spennellando con albume e acqua non mi si formava la crosticina superiore (forse troppa acqua?), quindi ho acceso il grill giusto quel tanto da farla dorare un po’. Per il resto, pane delizioso!
Edda: Cara Edda, grazie davvero… Mi farai un grande onore se proverai questa ricetta di chapati… senza K, ça va sans dire! A presto
Rossella: Grazie! Mi piace la definizione di “pane gonfiotto”… Ciao!
Isafragola: Non vorrei che Benni se la prendesse, cara Isa… E comunque sull’Arca c’è posto per te… e per i suoi libri. Grazie a te, e ciao
manuela e silvia: Un pane forse un po’ diverso da quelli che siamo abituati a vedere dal panettiere, ecco tutto… Ciao ragazze!
Il sapore del verde: Grazie per quel che mi scrivi. Mi andrò a leggere molto volentieri qualche tuo articolo… Così magari oltre alla cucina, alla scrittura e alla Lacrima di Morro d’Alba, scopro anche qualche altra affinità… Ciao!
Ambra: Il chapati è un pane prezioso per chi ha problemi con i lieviti. Se lo fai me lo racconti? Mi farebbe piacere… Ciao!
Asa_Ashel: Non escludo che una mutanda all’uncinetto possa tornare utile anche al chapati: magari per tenerlo in caldo, mentre si spadella il resto… facendo attenzione ai passaggi d’aria da una bolla all’altra!
Castagna: Felice che anche a te piaccia il chapati. A me in realtà le formiche non dispiacciono: le trovo tenaci, simpatiche, pulite. Insomma: non uso armi di distruzione di massa, ma mi accontento di scansarle una a una… A presto!
miciapallina: Regalare attimi di leggerezza mi conforta: grazie per avermelo fatto sapere. Ma tutto questo fumo?!? Non avrai mica bruciato il chapati? A presto
Gloria: Mai provato il chapati? Guarda, ci vuole così poco a farlo… e dà soddisfazione! A presto
milena: Benvenuta qui! E felice che tu abbia trovato ricette “nelle tue corde”! A presto, allora…
mariacristina: Se hai fatto le dosi indicate in questa ricetta, dovresti aver ricavato 6 focaccine di circa 15 cm di diametro, o poco più: le tue erano per caso più piccole (e perciò più spesse)? Certo la sfoglia dev’essere sottile, ma non è necessario che sia sottilissima…
Io penso invece che tu non abbia aspettato a sufficienza la formazione delle bolle. Ricapitoliamo:
1. mettere la focaccina nella padella bollente (su un fornello grande a temperatura medio-alta, non al massimo)
2. attendere che inizino a formarsi le prime bolle: quando le vedi un po’ su tutta la superficie, gira la focaccia dall’altro lato.
3. quando si formeranno bolle anche qui, rigira SUBITO la focaccia. In breve si formeranno delle bolle più grandi (con del vapore dentro): con una spatola (o un grosso cucchiaio) devi tenere delicatamente premute alternativamente le bolle più grosse e vedrai che il vapore cercherà una via d’uscita verso le altre. In pratica, devi costringere il vapore a formare un’unica grande bolla, larga quanto la focaccia.
4. Quando la focaccia sì è gonfiata (tipo pesce palla, tanto per intenderci) girala un paio di volte e poi trasferiscila nel piatto.
Non tutte le focaccine ti verranno perfette la prima volta, nel senso che magari non si gonfiano su tutta la superficie: bisogna prenderci un po’ di mano, ma credimi non è difficile! E adesso vorrei tanto che mi dicessi che ci sei riuscita…
Glu.fri cosas varias sin gluten: Ma tu sei strabiliantemente ubiqua! Pure la casa a Isfahan?!? Così adesso non so più se devo dirti quassù, laggiù, di là… ero abituata a immaginarti in un certo continente, non puoi scompaginarmi le idee con queste notizie! E con la scusa del chapati…
Gunther: Non avevo dubbi che tu lo conoscessi, caro il mio Gunther… Ciao!
Saretta: Grazie! Mi fa sempre piacere che ci sia anche tu…
Dodò: Allora ne posteremo altri! Anche se la cucina etnica non è il mio forte… Ciao a voi dell’altra Arca, a presto
paolo: Grazie! Il chapati è un pane fantastico e semplice da fare, che piace tanto anche a me…
BreadandBreakfast: Sei stata bravissima: e guarda che il sistema delle torciture ti tornerà utile per ogni genere di panificazione… Quanto alla copertura, la sua caratteristica è proprio quel gusto dolce-salato, assieme alla consistenza croccante: ma certo, molto dipende dalle dosi dei vari ingredienti nel mix che hai fatto! Quanto alla glassa di albume e acqua, non dev’essere troppo diluita, ma nemmeno darti la crosta pesante che si forma ad esempio se spennelli con un tuorlo non (o poco) diluito. In genere non dovresti usare il grill per il pane: non ce n’è bisogno. Basta una cottura a forno non ventilato con calore sopra e sotto (o solo sotto). Comunque grazie per avermi resa partecipe dei tuoi esperimenti! Mi ha fatto molto piacere… A presto! (con il chapati?)
sì che ti faccio sapere, se il tempo tiene dovrei fare una cenetta a tema a fine mese, la stessa della tapenade… =)
grazie ancora e alla prossima! (ti scopro da poco e due ricette su due sono totalmente nelle mie corde, mi sa che la prossima sarà molto presto…!)
a proposito, ho visto un video illuminante che ha scacciato le mie perplessità sul come far venire le bolle, ho una domanda però: in previsione di farne almeno una quindicina per una cena in tanti secondo te quanto si mantengono?
Voglio dire: se le faccio durante il famoso aperitivo a metà serata fanno già schifo? Meglio fare il naan lievitato allora? aspetto il tuo prezioso consiglio, intanto buon fine settimana!
cavoliamerenda: Scusami se ti rispondo solo ora: spero che la tua cena non sia già stata fatta e digerita… Il chapati tende ad asciugarsi un po’, per cui andrebbe fatto e mangiato. Se vuoi che si mantenga più morbido dovresti spennellarlo di burro fuso appena lo togli dalla padella. Conserva le frittelle una sull’altra coperte da un telo.
Certo, prepararlo in occasione di una cena è simpatico, perché il procedimento di cottura incuriosisce molto. Ma se gli ospiti sono tanti, ti consiglierei di optare per un pane lievitato. Puoi sempre fare anche del chapati, ma in piccole dosi, se vuoi divertirti con gli amici… E adesso sono curiosa di conoscere l’esito della cena… Ciao!
fatto e rifatto e rifatto ancora ma tutte le volte alcuni mi vengono con la bolla (come la chiamano i miei figli) e alcuni no! mi sapresti dire cosa sbaglio?
a presto!
k@tia: Cara Katia, se gli chapati con e senza “bolla” provengono dallo stesso impasto, mi verrebbe da pensare che il problema riguardi la formatura delle frittelle e la loro cottura. Perciò:
1: non è che per caso alcune sono più sottili di altre? O che nello stenderle le ripieghi più volte (perché magari la forma non ti soddisfa al primo colpo)?
2. Quando la bolla non ti viene, non ti viene del tutto? Mi spiego: non vedi nemmeno un’ombra di bollicina sulla superficie della frittella? Il segreto è che appena si vede un inizio di bolla bisogna “curarsela” per farla aumentare di volume. Cioè, appena vedi che tende ad allargarsi, posaci delicatamente sopra la spatola (o il cucchiaio) e fai in modo che l’aria che si forma al suo interno si distribuisca in orizzontale, “aprendo” il pane in due strati.
3. Aspetti molto tempo prima di cuocere le frittelle che non ti vengono con la bolla? Non devi lasciar asciugare l’impasto, che deve rimanere sempre molto morbido ed elastico. Perciò attenzione anche alla troppa farina, se le lasci ad aspettare a lungo.
Spero che la prossima spadellata di chapati sia prodiga di bolle… e di gusto!
Fammi sapere come va e non disperare: è solo questione di pratica! Dopodiché non riuscirai più a smettere…
A presto