Header story
Era uno di quei giorni in cui mi aggiro per la cucina a caccia di scatti. Non ricordo cosa avessi preparato, ma non è importante. Ricordo invece benissimo la luce, una luce diffusa e accecante capace di insinuarsi perfino in quell’angolo solitamente al riparo del frigo. E ricordo che era appena arrivato Gustave…
Se avete intenzioni di farvi strane idee fermatevi subito: spiacente di deludervi, ma sono una terribilmente noiosa per questo genere di cose… non ricevo signori di primo pomeriggio mentre me ne sto in cucina tutta sola. Gustave è solo l’ultimo arrivato di una tribù di vecchi ritratti, che non posso fare a meno di portarmi a casa quando li incontro per strada. Li salvo da un destino pulcioso, a rischio di riempirmi la casa di pulci pure io, e in genere è Monsieur d’Aubergine che protesta.
“Un altro?!? Ma non vedi che è tutto rovinato? …”
“Appunto, poveretto. Costa troppo poco, non se lo prenderà nessuno: farà di sicuro una finaccia se non ce lo prendiamo noi…” e sorrido maliarda.
E’ un copione collaudato: a questo punto, lui si rassegna e va alla macchina. Perché noi giriamo con rotoli di sacchetti da pattumiera, fogli di plastica a bolle e nastro di carta nel bagagliaio, il kit del perfetto cacciatore di trouvailles, che – in quanto tali – si trovano in genere tra mucchi di robaccia e vengono vendute così come sono. Siccome lui è allergico alla polvere e io ai finti mercatini pieni di robe fintage (la definizione è sua…), il kit ci serve a sopravvivere durante il viaggio di ritorno. O meglio: garantisce la sopravvivenza della nostra coppia.
Dunque, vi dicevo, era appena arrivato Gustave. E siccome a vivere per strada non è che si possa badare poi tanto alla propria pulizia, la prima cosa che gli avevo offerto era una doccia: una vera doccia con una bella insaponata, perché per queste cose sono temeraria (sono quadri da pochi euro, non vale la pena di mandarli dal restauratore): chi accetta la mia ospitalità, deve sapere fin da subito che sarà assolutamente basic… vale per gli amici e anche per i ritratti di sconosciuti. L’avevo messo ad asciugare, il povero Gustave, nell’angolo della cucina solitamente riservato a Efisio, il quale – essendo in casa nostra ormai da anni – mi conosce bene e non s’ingelosisce per questi sfratti momentanei a beneficio dell’ultimo arrivato.
“Efisio, stattene qua mezza giornata” gli avevo detto mentre lo appoggiavo sulla mensola. E devo dire che nonostante i suoi annetti faceva la sua figuran, infilato tra il muro e le mie ciotole… Non so se fosse il fascino della divisa, o quel passe partout colorato che ravviva il suo pallore, fatto sta che l’ho guardato soddisfatta da lontano, ho girato la macchina fotografica e ho fatto clic.
Un istante dopo, la colonna sonora di quel mio solitario pomeriggio si è arricchita di percussioni estranee allo spartito. Vrrrrooom, vrrooom! …Trrrrr, trrrrr … Patatrac! (traduzione: rumore di camion che passa nella via, rumore di antico palazzo che trema al suo passaggio, rumori di ceramiche che crollano sul pavimento).
Quando mi sono riaffacciata al mondo senza il filtro dell’obiettivo, la parte di mondo a me più prossima si presentava come un ammasso di cocci bianchi e blu, frammisti a mollette da bucato di legno (le uso per chiudere i pacchetti), bustine di lievito e nocciole tostate. Solo Efisio era rimasto tale e quale: nemmeno un gallone fuori posto. Mi guardava con quello sguardo lievemente distaccato come per dirmi: “C’è un limite a tutto, va bene essere ospitali ma il posto che hai dato a quello là sarebbe il mio… e poi mi sfida, guardandomi dritto negli occhi…”
Da allora il buon Gustave è alloggiato nella stanza a fianco, una sala da pranzo che funge sovente anche da studio quando la sottoscritta scrive e cucina contemporaneamente. Abbiamo appurato che è un po’ strabico, il che dà a tutti l’impressione che lui fissi negli occhi il prossimo per il gusto di sfidarlo, ma vi assicuro che non è così.
Ma a me quelle ciotole mancavano, erano tra le mie preferite e in tutti questi mesi non ne ho trovate altre che potessero stare sulla mensola con altrettanta grazia, al punto che adesso quella mensola è piena di libri. Di loro mi restava soltanto quella foto… che è finita sulla scrivania di Caroline assieme a tante altre, quando si è trattato di disegnare un logo per FRAGOLE A MERENDA e la header del blog. Dovevo far capire a una persona che non avrei mai incontrato qual è il mio mondo, dove vivo, cosa mi piace, quali sono gli oggetti che uso nella mia cucina.
Quando mi sono arrivati i primi schizzi sono rimasta a bocca aperta: non riuscivo a staccare gli occhi da quella mensola. Tutte le mie ciotole erano nuovamente lì, così vere che mi veniva da allungare una mano per toccarle. Roba da raddrizzare lo sguardo perfino al buon Gustave! Così, tra tante proposte, non ho avuto dubbi: “My heart is on that shelf…” le ho scritto subito.
Da allora un pezzetto del mio cuore è per davvero sopra quella mensola, in compagnia delle mie ciotole rinate. Erano così belle che quando si è posto il problema di eliminarne alcune per rendere la header più leggera, non me la sono sentita di buttarle via: “Ci ha già pensato Efisio a farne strage – mi son detta – non farò altrettanto…”.
Quelle da togliere erano tra le più amate della mia credenza, anch’esse raccattate a pochi euro in Place du Jeu de Balle, piene di piccole crepe e scalfitture, segnate dalla vita come piace a me. Né vintage né fintage: semplicemente autentiche… Le avevo già salvate una volta dal cassonetto, potevo lasciare che ci finissero di nuovo? Così ho fatto come faccio sempre in questi casi: le ho spostate. Adesso sono il logo di FRAGOLE A MERENDA…
E se vi ho raccontato questa storia, che a me è sembrata da subito belissima, è per spiegarvi cosa intendo quando dico che questo piccolo blog è ormai una parte della mia cucina vera.
Ma se proprio devo dirvela tutta, e ve la dico fuori tempo massimo perché io sono così e oramai mi conoscete, ce ne avrei un’altra di storia bellissima da raccontarvi: una storia che ne racchiude tante altre e avvincente come non avrei mai immaginato. E’ una storia lunga due anni, che si merita un post tutto per sé e una festa piena di amici. Perciò dopodomani siete tutti invitati, perché stavolta – a giudicare dall’insolita fatica con la quale le dita scorrono sulla tastiera – sarò io ad aver bisogno di voi…
Saluti e baci (emozionati),
S.
Emozionata anch’io. Tiro fuori dalla naftalina l’abito lungo.
Cara Marina, il tuo era il primo commento della giornata (inizita tardissimo e in maniera rocambolesca per questo post: sfuggito al pulsante pubblicazione ben prima di essere finito, e dunque scritto praticamente in diretta,…) e io me ne sono accorta solo ora! C’è un sistema di moderazione che ogni tanto si attiva, e che farò togliere quanto prima, perché non mi piace che chi scrive qui non veda subito pubblicato il suo commento: e poi io non ho mai moderato nulla, in questo blog… L’ho fatta lunga – vero? – prima di arrivare al punto. Che è quello di un’occasione a lungo attesa – attesa assai laboriosa, non di quelle con le mani in mano – e che adesso mi fa uno strano effetto. Mi toccherà per davvero mettere la testa fuori da questo rassicurante bozzolo… E ho tutti gli abiti da sera in tintoria! Grazie per il commento e… a prestissimo
Queste ciotole sono meravigliose…forse perchè sono innamorata del loro colore…ma anche la loro geometria fa sì che non riesca a non guardarli ammirata.
Cara Francesca, non è che fossero ciotole preziose, ma lo erano per me: della misura giusta per stare sulla mensola e consentirmi di avere a portata di mano quel che mi serviva, che si trattasse di nocciole o di pinze da bucato… quanto alla geometria, era dettata dalla necessità di farcele star tutte, in momentanea compagnia di Efisio. Mai permanenza fu più breve… Un caro salto da questa cucina, che oggi è attraversata da emozioni tutte nuove (un po’ come le ciotole riapparse di Caroline sulla mia header…). A prestissimo!
in questo modo, le tue ciotole si sono guadagnate un pizzico di eternità ^_^
Bella questa! E anche azzeccatissima: è esattamente quel che è successo grazie al lavoro di Caroline. O saranno state le ciotole a organizzarsi per vie misteriose? … che ci sia lo zampino di Agostino?
Leggerti e’ sempre un piacere 🙂
Grazie Corrado. Mi piace che la gente passi di qui e si rilassi un attimo… E se avessi voglia di un altro party di benvenuto, sappi che giovedì ne avremo uno importante da queste parti (ok, lo so che si rischia l’effetto giubileo, ma nelle cucina vere i tempi non si possono sempre decidere in anticipo…). Un saluto!
come ogni volta, la sensazione, con foto e parole, è esattamente quella di entrare in casa tua.
silenziosa, garbata, luminosa, pulita, profumata, rubando con gli occhi angoli di intimità e follia.
grazie, Sabrine.
(in tuo onore e della tua ritrovata cucina, stasera, al più tardi domani, mi dedico ad una wacky cake fatta col cuore. te ne manderò documentazione appropriata. le mie foto saranno orrende, ma so che apprezzerai il gesto…Insomma, che festa sia!)
Non per divertirmi a sovvertire questa immagine così piena di grazia che tu hai di me, ma devo informarti che fino a un minuto fa casa mia era tutt’altro che silenziosa: mi hanno appena telefonato per parteciparmi la presenza di un roditore sul mio terrazzo (naturalmente non era uno scoiattolo o un criceto…). Ho appena minacciato fulmini e saette a un certo signore che si meriterebbe ben altro che un post al fulmicotone: medito una punizione biblica… Tutto ciò detto – visto che non vedo perché dovrei infliggere a te lo spettro panteganesco che mi perseguita a centinaia di chilometri di distanza – ti ringrazio: perché se è vero che ti senti in casa mia, mai come adesso ho bisogno di una presenza amica (due sarebbero perfino meglio…). Penserò alla tua wacky cake (non esagerare con il bicarbonato e sappi che è una leggerissima torta da colazione, magari non cercare di usarla come dessert per sedurre un fidanzato mangione), sapendola fatta col cuore, e te ne sarò grata. Se poi sapessi consigliarmi anche un make-up che mi stampi un sorriso sulla faccia atterrita, grazie. Un abbraccio!
E’ sempre un grande piacere leggere i tuoi post, leggeri e luminosi, ma sempre così vividi, leggo e sono con te nella tua cucina e nella tua casa.
Amo tantissimo la Francia e molto il gusto francese, se così si può definire. Tu lo rappresenti molto bene ammorbidendolo con le tue radici.
A presto.
Grazie Maria Rosaria! Sapere che ti senti dentro questa cucina, mentre leggi un post, mi fa un gran piacere. Quanto al gusto “franscese”, in molti casi avrebbe bisogno di lasciar perdere un po’ di “grandeur” ma certo è fonte d’ispirazione. Bisogna ammorbidirlo, come tu dici, alleggerirlo, dico io ma credo che stiamo parlando della stessa cosa! Prenderlo meno sul serio, ecco cosa bisogna fare. Come occorrerebbe far sempre con noi stessi… Ciao Maria Rosaria e a presto! (giovedì si festeggia di nuovo in questa piccola cucina: stavolta una sorpresa…)
…..ma come si fa a non leggerTi tutto d’un fiato ???? Riesci come sempre a farci vivere frammenti della tua Vita e e a colorare di azzurro, come le tue bellissime tazze, questi momenti di poesia. Ciao Sabrine e Buona Vita come sempre !
Cara Lucia, con imperdonabile ritardo, un grazie di cuore per il tuo commento. Dalla mia piccola cucina, ormai priva di quelle ciotole bianche e blu ma sempre e comunque con qualche tocco d’azzurro… foss’anche solo il cielo sopra questa distesa dii tetti… Un saluto!
Caspita, ma io non riesco a mettermi l’abito da sera….passerò vestita da ufficio, per una sbirciatina e un saluto silenzioso!
p.s.: Sulla mia mensola niente ciotole, ma i diversi barattoli delle farine: se cadessero sarebbe un cataclisma…
Cara Claudette, per l’abito da sera troveremo di sicuro un’altra occasione… nel frattempo (un “frattempo” durato più di un mese, perché tanto ci ho messo a risponderti e me ne scuso) ho sostituito le ciotole bianche e blu con dei barattoli di semi e di farine (dopo la fase libri). Dunque, cucine in perfetta sinfonia… Ciao!
Ciao Sabrine, felice per tutto, per la tua nuova cucina, per le tue tazze che hanno trovato un bellissimo angolo e per Gustavo che ti fa compagnia condita da scherzetti (bella l idea di dar nuovamente una famiglia a questi ritratti) brava! un abbraccio !
Splendide le tue ciotole âgées (chissà cosa dirà Monsieur d’Aubergine …) che insieme a te continuiamo a goderci sulla mensola/logo del tuo adorabile blog.
Per domani…a che ora passiamo?
Cara Luce, da quando hai scritto questo commento è passato più di un domani… ma ti voglio ringraziare comunque – in pauroso ritardo, ma tant’è… – perché il tuo accenno alle mie ciotole mi ha fatto pensare che potresti averne di simili anche tu. Chissà perché… Un caro saluto!
Mi piaceva tanto il tuo blog prima di questo restyling, ma erano più i contenuti a piacermi che non il contenitore. Ora non c’è distinguo. Quelle ciotole, la scritta, la storia che c’è dietro. Tutto è bello, semplicemente bello. E mi fa venire voglia di riprendere in mano il mio bloggino che da troppo tempo aspetta di essere sistemato… Bentornata, e a prestissimo!
E allora riprendilo in mano, il tuo blog! Ben sapendo che i contenuti vengono prima del contenitore (butteresti mai una farina buonissima solo perché in un pacchetto bruttarello?). Un caro saluto! E grazie per il tuo commento…
Qundo ti leggo è come se fossi lì con te, ti vedo muovere nella tua cucina con la stessa grazia con cui scrivi. Bentornata!
E allora sappi che mentre scrivo mi sento come se stessi nella mia cucina, piena di gente… Benritrovata! (che non so se si dica, ma spero renda l’idea…)
Come si ferma il tempo quando passo da casa D’Aubergine non so descriverlo.
E nemmeno la voglia di prendere il primo aereo per Parigi resta un adorabile dilemma.
TI abbraccio Sabrine.
E un cordiale saluto a Efisio il brontolone
Oh oh ma allora si festeggia alla grande! Che meraviglia ,non vedo l’ora! E come dicono nei telefilm americani andrà tutto bene,anzi benissimo! Perchè noi tutti ti amiamo alla follia,amiamo i tuoi racconti,le tue ricette,la tua cucina e le tue passioni che sono diventate nel tempo anche le nostre! A giovedì cara Sabrine,baci Alda.
E’ bellissima la tua nuova casa e la scelta di questo colore, l’azzurro delle tue ciotole che è un po’ il colore con cui ti descriverei, quello che emerge spesso dai tuoi racconti e dalle tue storie e che secondo me ti assomiglia. Ho letto anche il tuo ultimo post ma vado a commentare lassù perché sono emozionata come te!
Congratulazioni e un forte abbraccio, Pat
Mi ero persa questo post! come ho potuto… Da buona figlia di papà innamorato di vecchie ceramiche ti capisco bene… Abbiamo una lunga esperienza di piatti salvati da morte certa e di mensole e muri pieni.
Mi capisci, dunque. Non è che le mie fossero ceramiche preziose, tutt’altro… ma ci ero affezionata e le usavo (detesto i soprammobili e le cose messe in esposizione senza una funzione d’uso). Un saluto, cara Isa!