And so… Happy New Year!

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Io e il tempo abbiamo uno splendido rapporto, da sempre. Ci rispettiamo a vicenda e nessuno dei due si azzarda a comportarsi come se l’altro non esistesse.

Lui fluisce indisturbato, trascinando con sé quegli attimi così belli dai quali non riuscirei mai a separarmi se spettasse a me decidere. Ma non mi sento depredata: fa in modo di lasciarmene l’esperienza, la saggezza e il ricordo. E mi va bene così, perché se certi istanti durassero per sempre so che mi annoierei da morire… e non ci tengo.

Ma non gli riserverei tanta gratitudine se non si tirasse dietro anche quelle giornate storte, delle quali persino il ricordo sarebbe in grado di provocarmi l’orticaria. Mi usa la cortesia di farmele dimenticare per un po’, quel tanto che basta a tramutare la distanza in distacco e – con un po’ d’ironia – a consentirmi di digerire tutto… quasi tutto…

Quanto a me, ho imparato a tenergli testa: lo tengo in considerazione, ma senza dargli l’impressione di essere troppo influente. Voglio dire che non perdo tempo a tentar di porre rimedio al tempo che passa. Mi sentirei come una che tenta di svuotare il mare con un secchiello bucato: e io trovo molto più piacevole tuffarsi e nuotare, possibilmente con delle vigorose bracciate e non con l’aria di una che sta a galla per miracolo.

Ecco perché mi ritrovo ogni 31 dicembre a cercare le ragioni del fermento che ci agita tutti, come se il mondo stesse per finire: e regolarmente non me le spiego. E’ che a me le ricorrenze, i compleanni, i capodanni provocano un lieve disagio, come se dovessi farmi vanto di qualche cosa che non ho fatto io.

Però mi adeguo: perché non si può mica coltivare tutte le proprie stravaganze come fossero orchidee rare… Così, anche se a me verrebbe da pensare che sia un giorno come un altro, mi sforzo di considerare il Capodanno come un nuovo inizio: meritevole di mangiate, libagioni e tanti buoni propositi. Da disattendere… perché se riuscissi a rispettarli tutti si assottiglierebbe inevitabilmente l’elenco dei miei desideri, dei progetti, delle mete da raggiungere… e non so voi, ma io senza sogni e progetti non potrei vivere.

E allora, per rispetto della liturgia, anch’io ho stilato la mia lista di propositi… più o meno buoni. Dieci, non di più (perché anche per riuscire a disattenderli bisogna tenerli a mente) e in ordine sparso, perché per me non c’è una graduatoria dei desideri: l’importante è averne.
Li appunto qui dato che non ho ancora un’agenda (non è un modo professionale di affrontare un 1 gennaio, me ne rendo conto…) e vorrei tornare a rileggerli, di tanto in tanto.

PROPOSITI PER IL 2011

  1. andare a correre al parco tutte le mattine, anche sotto la pioggia
  2. imparare a stendere la sfoglia col matterello
  3. iscrivermi a un corso serio di “Franscese” (non posso permettermi incertezze con i tassisti di Parigi)
  4. decidermi ad adottare un pezzetto di “pasta madre” e accogliere col sorriso sulle labbra tutto quel che ne conseguirà (d’altronde, non è così con ogni figlio?…)
  5. usare i guanti per verniciare, così la ragazza della manicure la smette di chiedermi ogni volta:” Ma lei che lavoro fa?…” e mia madre non è costretta a ricordarmi che avevo delle mani impeccabili, un tempo
  6. instaurare un rapporto meno episodico e accidentato col cellulare (… ma potrei ripensarci, perché è così bello non farsi trovare da nessuno qualche mezza giornata ogni tanto…)
  7. impormi di essere accomodante con le persone noiose
  8. continuare ad essere intollerante con le smandruppate che girano col cane mignon in borsetta, con le aspiranti silfidi che infliggono al prossimo il conto delle calorie mentre sono a cena al ristorante, con le devote che accudiscono quel sant’uomo del marito in crisi perché l’amante di turno lo fa tanto soffrire
  9. smetterla di comperare t-shirt bianche (ho scoperto di possederne dodici, grazie al trasloco)
  10. continuare a pensare che ogni giornata è un’avventura meravigliosa, anche se fuori piove… e ricordarmi l’ombrello.

Ecco, ce l’ho fatta anche stavolta a mettere in fila dei buoni propositi di Capodanno: per un soffio, un minuto prima della mezzanotte. Adesso mi restano trecentosessantaquattro giorni per provarci… o per dimenticarmene. Comunque sia, sarà un altro meraviglioso, incasinatissimo anno: io e il tempo continueremo a rispettarci a vicenda, e se solo lui mi concedesse ogni tanto una giornata di quarantotto ore riuscirei a fare anche un paio di altre cosette che mi stanno a cuore. Ma davvero non oso chiedere di più…

E adesso buon 2011 a tutti voi, quali che siano i buoni propositi della vostra personalissima lista. Con tanti auguri e una sola raccomandazione: non affannatevi a rincorrerli tutti. Fate in modo di non restare a corto di sogni per il prossimo anno…

S.