Sono da sempre un tipo da vigilia. Non nel senso di dieta penitenziale e di astinenze varie (che anzi mi intristiscono). Ma perché amo l’attesa: l’animo sospeso prima dell’evento.
Da bambina guardavo il pacco sotto l’albero, lo studiavo a lungo per il piacere di intuirne il contenuto e solo dopo lo aprivo. Poi mi guardavo la scatola e mi leggevo le istruzioni (fu così che appresi i nomi delle materie plastiche e mi appassionai a questo genere letterario). Quando finalmente arrivavo al regalo, mi saltava subito all’occhio qualche difettuccio di fabbricazione o comunque qualcosa di lievemente sgradevole che mi faceva quasi rimpiangere le fasi precedenti (un cicciobello dalle gote che puzzavano di gomma funestò un intero complenno).
In famiglia mi consideravano un tipo un po’ sui generis, sbadata per molte cose e fin troppo attenta per pochissime altre. Mi veniva difficile pedalare, sicché odiavo le biciclette e pure mio fratello che ci sapeva andare. In compenso mi portavo nella vasca da bagno i tomi dell’enciclopedia e siccome la regola era che bisognava uscirne appena l’acqua si fosse raffreddata, bluffavo aprendo a fasi alterne il tappo e il rubinetto dell’acqua calda.
Negli anni, al cliché della bambina diligente si è sostituito quello della rompiscatole tout court, che inutilmente tento di farmi perdonare assolvendo al ruolo di scrivano di casa e leggendo libretti d’istruzioni conto terzi. Ho scritto lettere di ringraziamento e di protesta, biglietti di condoglianze, partecipazioni di nozze e decine di temi su commissione; e chiunque abbia acquistato un frullatore o un armadio dell’Ikea si è rivolto a me, certo di trovare il rassicurante conforto derivante dalla (mia) lettura del noioso librettino.
Questa personalissima fenomenologia – con la quale vi ho già tediato a lungo, e me ne scuso – ha dei risvolti anche sul versante culinario: mi piace piluccare qualcosa, indugiando nell’attesa dei piatti forti, prima di sedermi a tavola. Se poi ho gente a cena, preparo i piatti principali in anticipo e mi riservo un paio d’ore di leggerezza creativa per sperimentare cose nuove.
Il mio modus operandi ha la capacità di inquietare oltremodo mio marito. Il quale, essendo un pianificatore di lungo periodo, viene attanagliato dall’angoscia quando si tratta di ragionare sul brevissimo. Così capita che a mezz’ora dall’arrivo degli ospiti lui vaghi per la casa sconsolato, appalesandosi in cucina a regolari intervalli di cinque minuti per la domanda di rito: “Si può sapere cosa c’è per antipasto? E che vino devo aprire?”, con un tono di voce che tradisce il progressivo cedimento alla disperazione. Anche la mia risposta è di rito: “Una roba con delle prugne e il gorgonzola, poi forse una con le noci e l’erba cipollina, poi se esce bene dal forno una cosa con dei formaggi, e se vedo che funziona anche quella specie di tartufi in freezer…”
Per fortuna mezz’ora passa in fretta, qualcosa riesce qualcosa no, ma in ogni caso chi arriva si ritrova con un bicchiere in mano e un mezzo tavolo di intrugli da spalmare, polpettine misteriose, tartine-sorpresa, frutta secca e formaggi in miscugli a geometria variabile.
Questa è una delle poche ricette rimaste uguali negli anni, perché riesce sempre bene e si prepara in anticipo. Appartiene alla categoria “spalmabili” quindi richiede un supporto adatto: pane o verdure, fate voi. Io ho già i miei problemi: devo assolutamente ritrovare la chiave della cucina…
S.
HUMMUS NO-PROBLEM
INGREDIENTI
ceci lessati: 230 gr (è il peso sgocciolato di una lattina)
semi di sesamo: 4 cucchiai
limone: 1 e 1/2
aglio: uno spicchio (più uno per decorare)
olio extra vergine di oliva: 3 cucchiai
sale e pepe macinato fresco
Scolate i ceci, sciacquateli e metteteli nel bicchierone del minipimer. Copriteli a filo di acqua bollente e fateli riposare per una decina di minuti.
Nel frattempo fate tostare i semi di sesamo a fuoco medio in una padella antiaderente: quando vedete che iniziano a saltare (sì, fanno proprio dei salti da mini-grilli…) spegnete e fateli raffreddare.
Versateli nel contenitore con i ceci e aggiungete il succo di un limone e mezzo, uno spicchio d’aglio passato allo schiaccia-aglio, due cucchiai d’olio, un generoso pizzico di sale e una generosissima macinata di pepe. Lavorate il tutto fino ad ottenere una crema densa e omogenea: se il composto dovesse risultare troppo pastoso, aggiungete qualche cucchiaio d’acqua (uno alla volta). Regolate di sale e pepe.
Al momento di servirlo, mettete l’hummus in una ciotola e guarnitelo con un cucchiaio d’olio e uno spicchio d’aglio tostato
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Se non è tahina è sesamo tostato…
Questa è una versione di hummus un po’ eterodossa, nel senso che manca la tahina, la salsa di sesamo che rientra tra gli ingredienti canonici. Poiché un tempo non era così facile da trovare al supermercato, l’ho sostituita con i semi di sesamo tostati (che sono alla base della sua preparazione). Che dire: funziona. Ma se volete essere più ligi di me, niente vi vieta di utilizzarla: ne basteranno due cucchiai in sostituzione del sesamo.
Aglio tostato
Mettete gli spicchi in padella un minuto per lato e teneteli un po’ schiacciati con il cucchiaio di legno. Niente olio.